Tutto insieme a costruire una vera domenica bestiale. Prima l’isolamento, poi la seconda sconfitta – meritata – dopo una vita o quasi. Come al solito sono stato costretto a seguire la Spal da lontano. Appuntamento fisso e gradito: la webcronaca degli Spallinati. Webcronista: la mia preferita, Braian Spal. Ma la web è durata un attimo e per tutti gli imbecilli come me che credono eccome nella scaramanzia sì è capito subito che rischiava di diventare una giornataccia (a proposito: le maglie rosse sono l’unica cosa rossa che non sopporto visti i risultati). E’ successo, infatti, che oltre alla prevalenza del Cesena in campo è saltato completamente il segnale di Rete Alfa. Succede. Morale (basso): quasi novanta, lunghissimi minuti senza avere notizie. A nulla, infatti, sono servite decine di telefonate a Ferrara in cerca di un collegamento con l’inviato sul campo magari collegato nel programma televisivo di Telestense. Niente di niente. Inspiegabile, incomprensibile, discutibile (eufemismo). Ma come, hai due o forse tre inviati a Cesena e non ti colleghi se non novanta minuti su novanta almeno settanta? Mah. Logico, quindi, lo voglio ripetere, che anche dal campo potesse arrivare una grossa delusione. Cosa che è successa per la prima volta quest’anno perché a Verona non si meritava affatto di perdere.
Ci vuole pochissimo a commentare questa sconfitta dopo una bella e importante serie che aveva portato i biancazzurri in cima alla classifica soli soletti. Basterebbe infatti scrivere che la Spal ha giocato male e ha meritato di perdere. Soltanto a Sesto San Giovanni si è vista una squadra così in difficoltà. Anche questa volta, poi, c’è l’aggravante della superiorità numerica e la sensazione di avere di fronte una squadra con più fame di quella di Dolcetti. Succede, purtroppo. L’importante è rimanere con i nervi saldi e la testa a posto. Per questo danno fastidio l’espulsione di Lorenzi e l’ammonizione che costerà una giornata a Cazzamalli. Per il resto quello che fa storcere il naso non è la sconfitta che prima o poi doveva capitare. No, è più incomprensibile l’atteggiamento. Molle, timido, inspiegabile per una squadra tosta e forte come la Spal che da una partita così aveva stimoli forti senza bisogno di andarli a cercare chissà dove. Il risveglio finale quando, nonostante tutto, si poteva addirittura rischiare l’immeritato pari è stato, appunto, tardivo. Vabbé, pazienza. Domenica prossima ecco l’occasione per rifarsi. Subito. Senza fare tragedie ma con la consapevolezza, per la prima volta fin qui, di avere qualcosa da farsi perdonare. Dispiace anche per i soliti, incredibili tifosi che in quel di Cesena avevano inscenato una sorta di carica dei mille. In più, in curva, c’erano due presenze non qualsiasi che, in qualità di malato di Spal, mi rendono super orgoglioso della mia passione e di questa società. Ave Cesare Butelli e il Comandante Pozzi, infatti, hanno seguito la partita con la Curva Ovest in trasferta. Cose che succedono soltanto nei sogni di noi tifosi aggrappati ancora, e con orgoglio, al ricordo di un altro calcio senza televisioni a pagamento e senza tornelli. Ma anche, se non soprattutto, senza incidenti, ferimenti, danneggiamenti che avranno ora un seguito con il risultato che a rimetterci rischia di essere questo rinnovato clima. Allucinante. Ritorno ai due ultrà occasionali, il presidente e il direttore, per aggiungere che non aver festeggiato insieme con loro l’ennesima partita senza sconfitte è l’ultimo rammarico di una domenica storta. Di black out per quello che riguarda le trame in campo e per quello che concerne le onde medie alla radio. Ascoltando i Clash. Ecco come ho finito questa domenica da dimenticare in fretta. Con quella musica tosta, rabbiosa che mi ha fatto venire una gran carica dentro in vista del Lecco. Sulle note di “Revolution Rock” ho digrignato da solo i denti pensando a che partita giocare domenica prossima e, ancora di più, immaginando cosa serva e cosa sia necessario perché prenda il via l’ennesima “Revolution idea” degli amici del forum. Una bella, nuova radio made in Spallinati, cioè, per una bella, vecchia Spal made in Dolcetti. Guardo avanti così. Con questo obbiettivo e con questa certezza. Una radio dei tifosi da trovare, una squadra per i tifosi da ritrovare. E vado a letto sereno, nonostante la sconfitta e questi incidenti che mi hanno abbassato un po’ di più il morale, mentre Joe Strummer canta “Revolution rock, I am in a state of shock” e io, nel mio piccolo, mi incazzo come le formiche ma rispondo, sempre cantando, che: “nasce dal fondo del cuore, è un giuramento d’amore…”. Eccetera, eccetera.