Che poi non ricordo mi sia mai successa una cosa del genere. Arrivare a dieci minuti dall’inizio della partita, oltretutto con la possibilità di vederla in diretta e quindi di soffrire dal vivo, e avere la pressione sanguigna di un geco è una sorta di miracolo spallino. Di solito regna sovrana l’agitazione, fervono schizofrenici i preparativi, si moltiplicano incessanti i riti scaramantici. Stavolta no, eppure si trattava di un derby e di una partita importante nel cammino sempre più risicato verso la salvezza (d’ora in poi la parola play-tasto di spegnimento non la scrivo o pronuncio o penso). La maglia della vecchia guardia, certo, basta e avanza a dare rassicurazioni importanti ma, insisto, mai successo di arrivare a un passo dalla gara in stato assopito come fossi imbottito di tranquillanti come fa il collega Pino Cerboni quando si tratta di assistere a una partita della Roma, soprattutto di questi prestigiosi tempi.
Così, ovvio, pacchetto intero di sigarette, birretta portata di nascosto perché la nuova, assurda disposizione Rai vieta la vendita di alcolici nei bar dell’azienda, e poi classifica ritagliata del girone, partite della giornata, home page de Lo Spallino apparecchiata sul video del computer e anche il (non solo) nostro servizio live che aggiorna in diretta tutti i risultati del mondo, rigorosamente piazzato sulla Prima divisione girone B. Di lato anche due cioccolatini fondenti, il foglio-registro della finale di Fantacalcio Rai tra la Spal (of course) e il Genoa dell’amico telecronista Alessandro Forti (chissà il Comandante Pozzi per chi tiferebbe? Cazzo di domande, per la Spal!). Tutto a posto, insomma, alla voce situazione pre partita tanto che la pressione resta ai minimi storici. Durante la settimana precedente al match, alle cose che andavano messe in chiaro ci aveva pensato sul sito de Lo Spallino il tecnico Notaristefano. Che, nella solita intervista, provando ora a ricavarne un bignami, aveva espresso qualche concetto più che condivisibile e chiaro. Uno: guai a pensare che la Reggiana sia in difficoltà. Due: prima ci si salva meglio è perché l’ultima a Foggia sarà un inferno e perché, viste le tante società in difficoltà, meglio arrivare più in alto possibile ché non si sa mai. Tre: anche la squadra, proprio come i tifosi, tiene particolarmente a fare risultato in un derby. Poi le squadre sono entrate in campo. La Spal con la formazione attesa e con i “miei” Migliorini e Meloni titolari. Ecco, è stato in quel momento, alle 15.01 per la precisione, che ho cominciato a preoccuparmi visto che qualsiasi spallino dell’universo mondo, quando tutto pare andare che è una meraviglia, comincia a sudare freddo in quanto abituato alla biancazzurra propensione-tradizione di acchiapparlo in quel posto.
Invece no. Ed è stato un momento d’Eros. Proprio lui, Schiavon, ci ha messo nemmeno venti secondi per sistemare la pratica Reggiana, una squadra che se andrà a giocarsi gli spareggi promozione (non ci sono cascato, la definizione inglese non l’ho scritta!), beh allora sto calcio moderno fa davvero schifo, ammesso che ci fosse bisogno di questa ennesima dimostrazione. La cosa bella è che per i restanti ottantanove minuti più recupero non ho mai sofferto. Mai. Semmai mi sono infuriato per i troppi sprechi ma tribolato, sudato, bestemmiato, faticato, sospirato, imprecato mai. Stavo lì, bello (sì cari, Alessia Capecchi – non una cozza qualsiasi – ha scritto su facebook il termine “strafico” riferendosi evidentemente a me!) sereno e aspettavo che arrivasse il novantesimo e che le altre squadre del girone continuassero a farsi male da sole regalandoci, di fatto, una salvezza ora molto probabile. Alla fine è stata una Liberazione soltanto nel senso della festa sempre troppo sottovalutata perché, per il resto, c’è stato, come scritto, poco da liberarsi in una gara mai stata in discussione.
Finita la domenica i vari Barozzi, Lemona, Geo, Spallino a Pavia e compagnia brutta (perché, non è colpa loro, sono proprio così, fisicamente malformi e poco attraenti) hanno cominciato a inondarmi via sms del loro sogno play-tasto di spegnimento. Incredibile ma vero, è toccato a me smorzare la loro sacrosanta, anche se improbabile, fantasia. Scaramanzia, certo, ma anche una considerazione figlia di uno sguardo attento alla classifica e ai prossimi turni. Non ho traballato nemmeno quando capitan Zambo, a Lo Spallino, ha dichiarato che la squadra ci proverà. Giusto, per carità. Ma impossibile. La Spal non andrà agli spareggi che contano. La Spal deve soltanto (!) battere sto Real Marcianise che sarà pure in forma (sarebbe quarto considerando il girone di ritorno) ma mi fa male alla pancia pensare che l’Ars et Labor debba affrontare un Real che non ha la camiseta blanca. Poi, all’ultima giornata, i biancazzurri dovranno compiere l’impresa a Foggia (durissima) e alla fine, e soltanto allora, guardare la classifica. Sapendo che non arriverà il miracolo ma arriverà comunque una positiva posizione di classifica che, considerando il girone di andata, diventerà l’impresa di Notaristefano e i suoi e la rivincita di tutti quelli che a questa squadra hanno sempre creduto.
Quel giorno si potrà cominciare a pensare al campionato che verrà sapendo di avere in casa quasi tutto quello che serve per provare a vincerlo, questo campionato. Non quest’anno, però. Perché la Spal non andrà ai… (censura). Vabbé, ha ragione Gigignho. Non succede ma se succede… altro che si salvi chi può. Me dovete legà alla sedia della Rai, nascondermi la classifica finale, chiudere le autostrade, vietarmi le ferie, strapparmi le corde vocali, mettermi le mutande corazzate perché lo tiro fuori ovunque, eh! Eccome se lo tiro fuori (tanto non se ne accorge nessuno). E poi dovete recintare il Savonarola dell’omonima piazza perché ci metto il Comandante lassù, altro che cazzo, quindi suggerisco di procedere pure con una pera di valium al sempre impeccabile Renato Schena perché lo gonfio finché non lo vedo saltare in preda a una crisi di esultanza e di nervi.
A Butelli, invece, ci penso io perché ho un conto vecchio e in sospeso circa i miei sms tecnici sulle potenzialità di questa squadra. Caro Ave, preparati perché stavolta vengo io a Lucca. In bici, con il monopattino, con il paracadute, con quel cavolo di tandem, con il trasporto virtuale, con la prima cosa che trovo e non posso scrivere qui come ho intenzione di ridurti, in preda ai festeggiamenti modello Zambo, quella splendida casa di Lucca. Soltanto se succede, ovviamente. No, calma, tranquilli tutti. Tanto non succede. Ma se succede…