Nel pieno dell’estate e con un terzo della stagione più amata dagli italiani ancora da portare a compimento, è già tempo di parlare di calcio giocato. Si torna in campo sette giorni prima rispetto alla canonica ultima domenica di agosto a cui ci si era abituati, una “macallata” di poco conto se la paragoniamo alla scriteriata scelta di mescolare le squadre del nord con quelle del sud di appena dodici mesi fa e conclusa con un auting del presidente poco prima di Ferragosto. La Spal ritorna al nord dopo un anno di esilio nel profondo sud e di trasferte che spesso dovevano iniziare il venerdì sera tra aeroporti, pullman e ritiri più o meno comodi ma soprattutto dispendiosi da un punto di vista economico: checchè ne dica Macalli, finchè in Lega Pro non arriverà qualche soldino in più da un main sponsor come accade in A e in B e disposto ad ammortizzare le spese a fondo perduto che la maggior parte dei presidenti sono costretti ad affrontare (pur consapevoli che fare calcio non è un obbligo), anche mille chilometri in meno da percorrere alla fine fanno e faranno sempre la differenza. Per non parlare dei tifosi che, non fosse per la questione tessera (altra bella trovata non c’è dubbio), potrebbero seguire la loro squadra del cuore con più facilità, senza doversi sobbarcare ogni domenica levatacce nel pieno della notte. Fatta eccezione per Pagani, Salerno e Sorrento si trascorrerà un anno (almeno) abbastanza tranquillo dove le trasferte più lunghe saranno quelle di Alessandria, Como e Bolzano certo non dietro l’angolo, ma comunque ben al di sotto dei trecento e passa chilometri di media che i biancazzurri sono stati costretti ad affrontare la stagione scorsa. Già questo è un bel vantaggio. Evitare poi un viaggio a casa delle ripescate Gela e Siracusa nella lontana Sicilia o delle calde Andria, Barletta, Taranto e Foggia in Puglia, per non parlare delle bollenti Nocera Inferiore, Cava de’ Tirreni, Benevento e Castellamare di Stabia in Campania passando per Pisa e Lucca in Toscana e Cosenza in Calabria (e tutte con grandi ambizioni come da tradizione), senza dimenticare la forza economica di altre squadre come quella della ben più vicina Atletico Roma in primis, regalano alla Ferrara calcistica un altro bel respiro di sollievo sotto tutti i punti di vista.
Bando ai gesti apotropaici fatta eccezione per l’intuitivo “grattatio pallarum omnia mala fugat” che per scaramanzia ciascuno di noi può fare, con grande onestà intellettuale diciamo che meglio di così il girone non poteva proprio essere. Delle tre stagioni sin qui condotte al timone da Cesare Butelli, questa è quella che porta in dote senza dubbio il raggruppamento più blasonato (per tradizione sportiva e per numero di campionati disputati ad alti livelli se non altro) ma allo stesso tempo balza agli occhi come dall’altra parte siano almeno una decina le squadre che bene o male si equivalgono e, al pari dell’anno scorso, destinate a giocarsi un posto nelle prime cinque fino alla fine, alzando notevolmente il coefficiente di difficoltà. Al momento, è difficile individuare una favorita certa da Roma in giù, al contrario, il nord ha già le sue favorite e, tolte quelle sei barra sette squadre, la maggior parte delle formazioni se la giocherà per evitare i play-out sulla falsariga dell’anno scorso. Se nel girone A ci sarà con ogni probabilità chi già a novembre potrebbe prendere il largo, nel girone B le cose potrebbero svelarsi solo a primavera. Stare al nord quindi, per chi deve e vuole vincere, conviene. Ma naturalmente, come in tutte le cose, c’è anche il rovescio della medaglia.
Trovarsi in un girone, per così dire, sulla carta meno competitivo come è senza dubbio quello settentrionale, aumenta di conseguenza aspettative e pressioni soprattutto se, come nel caso dei ferraresi, sul mercato si è operato tanto e bene a tal punto che solo Cremonese, Verona, Sorrento e Spezia possono dirsi migliori. E solo sulla carta poi. Ecco perchè è inevitabile che quest’anno la Spal possa, ma soprattutto debba, quantomeno provarci a disputare un campionato di vertice. Il profilo basso, umiltà mista a una buona dose di scaramanzia a cui si accompagna la volontà netta da parte della società da un lato di proteggere fino in fondo i propri uomini facendo da pompiere della situazione senza lasciare spazio a inutili proclami e dando ai tifosi false illusioni; dall’altro, sotto sotto, la dirigenza estense sa di dover anche fare i conti con la voglia di lasciarsi alle spalle una stagione sofferta e travagliata e affrontare con rinnovato e ritrovato entusiasmo il terzo campionato a Ferrara che può e deve regalare qualcosa di importante. Insomma non è più tempo di nascondersi e neanche tanto più tempo di navigare in bassa frequenza oltre il consentito. Le possibilità quest’anno per fare bene ci sono tutte anche se indubbiamente l’inizio sarà tutto da decifrare complice la diversa preparazione tra le contendenti e tra chi partirà subito a spron battuto e chi avrà deciso di mettere più benzina nel motore nei mesi a venire e ne risentirà inevitabilmente in fatto di brillantezza e costanza nell’arco dei novanta minuti. L’organico, un calendario che vede le dirette rivali molto ben distribuite, un aprile che si preannuncia determinante come nel più classico dei campionati da vincere, tutti aspetti da non sottovalutare.
La palla adesso passa a mister Notaristefano e ai suoi ragazzi che hanno la responsabilità e il dovere di non nascondersi dietro a nessuno, consci di poter lottare finalmente per traguardi ambiziosi, profumatamente pagati non solo per tenere chete le acque e per spegnere sul nascere come da canovaccio i facili entusiasmi ma anche per smuovere i tifosi più scettici con risultati positivi e riportarli al Paolo Mazza (che tutti noi auspichiamo di ritrovare verde come ai tempi belli) come da troppo ormai ci si aspetta. Questa città, questa gente e questi tifosi ne hanno bisogno. Tutti alla Spal, allora. Ancora una volta. Come prima e (speriamo) più di prima.