Il calcio è muto. Il calcio è muto ma anche privo di colori, fantasia, oramai incapace di resistere a se stesso. Chi scrive non ha mai fatto della mentalità ultrà una bandiera, ma al contempo crede che di coerenza si possa parlare (scrivere). Sono le ore 15, apparentemente lo scenario di sempre; l’ultima domenica d’agosto, il penultimo sole d’estate, il rito del caffè prima dello stadio, i bimbi che pascolano con i loro “voglio!”. E quel cartello, quell’ingresso: entrata tessera del tifoso…
Non è più ieri, è già domani. E’ già domani e ci siam qui ritrovati, con i certi, gli indecisi e gli arresi, proprio come meglio si conviene, proprio come l’avevano pensata. In forma pacifica e quasi per niente canterina, ci si ritrova a bivaccare e fare il punto della situazione, qualche radiolina accesa, qualche tumulto al cuore quando giunge qualche sporadico grido dallo stadio. Cento persone che han scelto di soffrire, stando fuori, il loro pomeriggio, ma, come recita l’unico striscione esposto: “Ferrara non si tessera, Curva Ovest Ferrara”. E intanto, in nome della tanto famigerata tessera del tifoso, succede che ad Ascoli si menano in tribuna (coi modenesi), a Crotone lasciano libera la curva di casa per far spazio agli euganei, a Pisa addirittura si menano tra di loro; e la sicurezza?
La sicurezza non è più in nessun settore, con ospiti mischiati ai locali (e vuoi mai viceversa?) in ogni dove, con tessere dotate di microchip a bassa frequenza e “sconti” che le società sportive non dovrebbero (per legge) assecondare. A me non interessa la realtà dei fatti della serie A ma mi rendo conto che l’invisibile mondo della Lega Pro vede tutti scontenti, chi dentro e chi fuori. Personalmente dico no alla tessera ma non mi sento assolutamente di dissentire contro chi, “due conti in tasca” e magari cassintegrato, quella tessera è stato “obbligato” a sottoscriverla. Detto tutto ciò, attendiamo, vuoi mai che tornino i colori, vuoi mai torni il sereno…
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