IL COMMENTO. SPAL-PAVIA

FERRARA – Una Spal così bella al “Paolo Mazza” non la si vedeva da tempo. L’anno scorso di questi tempi, ma non solo, ogni passaggio casalingo alla nostra latitudine è stato sempre un cattivo pretesto per trasformare novanta minuti in un calvario. Oggi è un’altra storia. Prima vittoria casalinga stagionale contro un Pavia che tutto alla vigilia poteva sembrare, tranne che la vittima sacrificale di turno. La squadra di Andrissi è giovane, ha entusiasmo da vendere e non gioca neanche male. Ma sfortuna vuole che oggi sia incappata nella giornata in cui i biancazzurri hanno sciorinato una prestazione maiuscola, con Melara a destra ma soprattutto Paolino Rossi a sinistra che hanno mostrato a turno tutto il meglio del loro repertorio, gol mancato a parte. Notaristefano alla vigilia era stato chiarissimo, sapeva che per avere ragione della banda scatenata di ragazzini tutta la squadra si sarebbe dovuta sacrificare e spingersi in avanti più del solito con garbo, alzando il baricentro quel tanto che basta per non prendere stupidi contropiede, specialità della casa del duo Ferretti-Del Sante. E così è stato. Coppola in mezzo al campo ha conquistato una quantità infinita di palloni buttandone via zero in novanta minuti. Bedin, stoico come sempre, ha manganellato a modo suo un Carotti tanto bellino nella sua chioma bionda quanto scoordinato negli interventi tanto da dover chiudere anzitempo la gara: nulla da eccepire, tecnicamente parlando, sulla decisione presa dal direttore di gara all’istante a inizio ripresa, dopo l’ennesimo abbraccio troppo affettuoso dell’ex grigiorosso all’indomabile Fofana (a proposito, secondo rosso consecutivo guadagnato dalla punta parigina dopo quello di Cremona).Anche la curva ovest si accorge che i giorni dei pensieri e degli orrori sul prato di casa sembrano lontani e iniziano i cori che la squadra recepisce subito mettendo la sesta marcia. Arrembante la manovra spallina per buona parte della prima frazione e, anche se dopo appena quattro minuti si poteva già andare in vantaggio con un Cipriani che mira clamorosamente il piccione di turno da due passi, arriva per fortuna puntuale la zampata vincente dell’uomo nero a far scattare in piedi come molle gli aficionados spallini. Gioia, gaudio e tripudio, vantaggio strameritato e Fofa assomiglia sempre di più a quell’attaccante tanto sognato e mai avuto sin qui e non solo nell’éra Butelli. Notaristefano, non proprio l’ultimo dei parvenu, chiede ai suoi maggiore dinamismo dalle fasce, vedendo in Beretta e Guadalupi potenziali pericoli. Smit è nervoso più dell’arbitro che nel frattempo sventola a destra e a manca cartellini come fossero benedizioni: alla fine se ne conteranno ben dieci ma in campo non c’è stata guerra e men che meno morti o feriti, ma solo grande lealtà e poco di più che qualche intervento scoordinato. E’ nella ripresa che però la Spal fa vedere le cose migliori: una sola squadra in campo dopo il quinto minuto e allora anche il Del Sante di turno che uccella Zamboni passa in secondo piano se è Smit a togliere dalla suola del neoentrato Tattini la gioia del possibile pareggio. E poi c’è Battaglia, elegante come un divo, che domina su tutte le palle alte e tiene a bada le bocche da fuoco dei “pavesini”. Paolo Rossi si inventa la partita della vita. Scatta, corre, dribbla, chiama e pretende la palla e tira in porta come un ossesso. Parlare di generosità è un eufemismo quando in aggiunta c’è classe da vendere. E forse è proprio quando tutto va così bene che non può andare meglio di così: al diavolo il gol Paolino, due in due partite sono troppi anche per te: qualcosa del genere deve aver pensato l’alito di vento che ha mandato a sbattere sul palo esterno il diagonale del numero dieci spallino sul finire dell’incontro dopo che il solito Cipriani si era costruito la terza palla gol personale della partita senza particolare fortuna. Fosse finita 3 a 0 poco o nulla ci sarebbe stato da dire. Anche Melo ci prova a chiudere il match, scarta anche il portiere ma il tiro non è altrettanto potente e il Pavia si salva. No, il destino è anche questo, per chi come la Spal sa cosa vuol dire soffrire. Tutti insieme lì, fino al termine del sesto minuto di recupero, incollati ciascuno al proprio posto.

Poi il triplice fischio che arriva come una liberazione, la Spal è chiamata sotto la curva dai suoi tifosi, negli spogliatoi Pozzi, armato di un secchio d’acqua gelida di parole predica prudenza, cautela e noncuranza verso la classifica anche se sotto sotto gongola e sorride come tutti, presidente compreso. E’ difficile nascondere la gioia per una squadra finalmente ritrovata, con uomini e mezzi che sembrano quelli giusti per combattere nel pantano di questa Lega Pro. Lo speaker legge i risultati e poi, preso dall’emozione, si lascia andare: “Spal prima in classifica a quota dieci punti” infischiandosene delle altre. Ha ragione e fa bene perché, come dice Notaristefano, questa Spal deve avere paura solo di se stessa se continuerà a giocare in questo modo. E con questa umiltà.

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