Una Spal, almeno all’inizio, versione PD. Dove, per questa sigla s’intende, tra quello che si può scrivere, soltanto un riferimento al Partito Democratico. Nel senso che i biancazzurri visti nel primo tempo domenica contro il Gubbio assomigliavano, come Bersani e compagni, al fantasma formaggino. Una squadra sconnessa, cioè, senza carattere e senza voglia. Idee zero, spirito sottozero, persino le rimesse laterali sbagliate. Allucinante ma vero. Il periodaccio, insomma, non era finito. Anzi. La Spal attesa a una prova di cuore e non solo è stata la più brutta dell’anno. Finora si giocava comunque al calcio. Sempre. Domenica per quarantacinque minuti no. La risposta che si attendeva dopo due sconfitte è stata muta, senza parole. Questione di testa o di carattere. Boh. Meglio: ah, saperlo. Personalmente non credo che una squadra capace di disputare certe prove, anche recenti, possa innescare una retromarcia del genere. C’era molto nervosismo per le ultime sconfitte, c’era tensione, paura, tutto vero ma non si può assistere a uno spettacolo del genere se in campo non ci sono pivellini ma giocatori con anni e anni di carriera alle spalle. Certo, va aggiunto che è tornata la vittoria e questo particolare, per nulla ininfluente, va ricordato a quelli che storcevano il naso dopo le due immeritate sconfitte precedenti. Personalmente ero più tranquillo dopo Salernitana e Sorrento. Perché ho visto, insisto, almeno nella prima parte della gara, una Spal molto brutta, confusionaria, sfilacciata, intimorita, molle. Che se la gara fosse finita all’intervallo – c’era anche un rigore per gli umbri! – meritava di perdere sicuramente. Mi consolo con i tre punti che mi auguro servano a sbloccare dal punto di vista psicologico la squadra. E con la classifica che ci restituisce non del tutto meritatamente una parte di quello che, invece immeritatamente, ci aveva tolto con Lumezzane, Crema, Salernitana e Sorrento. Però bisogna ricominciare a giocare. Subito. Altrimenti sono dolori.
Un po’ di delusione, insomma, c’è. Eppure avrei voluto cominciarlo così, questo articolo: voi chiamatele, se volete, sensazioni. La vigilia di Sorrento – l’avevo anche scritto – ero insolitamente pessimista circa l’esito della partita nel finto campetto campano. L’umore di Notaristefano nell’intervista del venerdì qui sul nostro sito mi era parso decisamente nero e in controtendenza rispetto al carattere dell’allenatore. Poi la chiacchierata con tutta la squadra alla ripresa degli allenamenti e qualche altro segnale non mi lasciava affatto tranquillo tanto da essere rimasto quasi stupito, cosa che non mi succede mai essendo notoriamente e spallinamente ottimista persino nei giorni peggiori, al vantaggio di Cipriani.
Restando in tema di sensazioni, però, oltre ad aver scritto, la mattina di Spal-Gubbio, a Diego “Titina” Stocchi Carnevali che avrebbe segnato Cippo (sissignore!), due giorni prima del match, esattamente giovedì sera mentre cercavo inutilmente di vedere e ascoltare la puntata di “Annozero”, il mio cellulare ha cominciato a ricevere una quantità infinita di sms, poco meno di venti, mittente capitan Zamboni. Stava a cena con amici ferraresi, Zambo, e si divertiva a dimostrare che aveva imparato dei termini in dialetto ferrarese aggiungendo anche che “prima di andare via da Ferrara voglio imparare tutto”. Siccome – cosa che gli ho risposto – il nostro dialetto è difficile, complicato e soprattutto vasto, immagino, e spero, che il capitano resti da queste parti ancora parecchio tempo. Scritto questo, l’umore di Zambo ha risollevato anche il mio, decisamente minato non tanto dai risultati e certo non dalle prestazioni recenti, quanto da questa solita caccia all’uomo che non ha latitudini e riflessioni reali e che ovunque prende piede e occupa spazi a cominciare da facebook. Vari post anti Notaristefano, infatti, mi avevano decisamente rattristato non tanto, o non solo, perché ho profonda stima nei confronti del tecnico. E’ che, secondo me s’intende, si deve sempre ragionare con calma e non lasciarsi andare a facili sfoghi in giro per internet specialmente quando si gioca a pallone e in campo non si demerita. Ma lasciamo stare. Battaglia culturalmente persa, questa. Resta il fatto che Zambo, scrivevo, mi ha sollevato lo spirito e ha alimentato il tradizionale e personale ottimismo. Tra quello che si può scrivere, infatti, i vari sms con la parola del capitano vanno raccontati perché danno l’idea del personaggio (che adoravo anche quando veniva contestato, che adoro oggi che non sbaglia una partita e che continuerò ad adorare anche tra chissà quanti anni quando saremo entrambi grassi duri). In ordine di apparizione sul telefonino, il neo ferrarese e antico duca Zambo ha scritto: “Vabbé, tranqui. Ciao sbugamà”, “busgat”, “paciugar”, “tol in tal proso”, “squasa marlet” e queste ultime due espressioni nemmeno le conoscevo, e poi ancora “slandron”, “ludar”, “meral da fnil”, “surnacion”, “imbezil”, “ciucia bec”, “urcion” e mi fermo qui perché bastano e avanzano questi sms a rafforzare la mia tesi circa lo stato d’animo della squadra nonostante tre partite senza vittorie. Il resto dell’ottimismo ritrovato lo dovevo come sempre al Comandante Pozzi (fossero tutti come lui a proposito di equilibrio, nel bene e nel male!) e a Notaristefano che stavolta, per l’intervista del venerdì, mi ha fatto tutta un’altra impressione.
Tutto sbagliato se ripenso al primo tempo di domenica scorsa e all’atteggiamento iniziale degli spallini contro il Gubbio. In attesa di capire perché, mentre cerco una spiegazione al brutto spettacolo messo in campo al pronti-partenza-via credo che ci siano soltanto due cose da fare. Primo: chiamare Federica Sciarelli per chiederle di fare un annuncio nel suo programma. Chi ha visto la (vera) Spal? Secondo: ritrovare subito fiducia e liberarsi la testa perché la posizione in classifica dei biancazzurri è quella giusta. Basta crederci e, appunto, avere fiducia. Vale per chi entra in campo ma anche, o soprattutto, per chi si siede sugli spalti. Le chiacchiere stanno a zero. I dati sono incontestabili. Appena due punti dalle prime in classifica, il ritorno al successo, un Cipriani al top della carriera e se ne potrebbero aggiungere altri di aspetti positivi. No, dico e scrivo, bastano per sorridere o vogliamo continuare a infliggerci auto torture sui maroni? Almeno a me bastano. E avanzano pure.