IL MISTERO, I PLAYOFF E LE ASSURDITA’

Anche i logorroici, a volte, devono estirparsi le parole ormai inutili dal di dentro. Faccio così per scrivere questo articolo e mi limito a una, quando ce ne vorrebbero almeno una dozzina, premessa. Questa. Non ho alcuna intenzione, e spero che molti seguiranno il mio esempio, di aprire oggi quello che forse diventerà inevitabile, ma speriamo di no, a fine stagione. E cioè un processo su chi ha sbagliato cosa e su chi ha toppato dove. A parte che dentro la Spal ci sono fior di professionisti pagati anche per questo e personalmente non ho tutti gli strumenti che servono in casi del genere, quello che secondo me va evitato, oggi, è di emulare l’atteggiamento della squadra  da parecchie settimane a questa parte. E cioè una sorta di rassegnazione, un apparente attendere che succeda qualcosa in campo, uno stare a guardare che ha tutta l’impressione di essere in balia degli eventi. Sbagliato. Qui c’è da continuare, non da ricominciare. Per quest’ultimo drastico modo di fare, se sarà necessario, l’estate prossima basterà e avanzerà per compiere qualunque rivoluzione possibile. No, adesso è troppo presto. La Spal che per la prima volta in stagione è uscita dal traguardo ob-bli-ga-to-rio dei playoff deve a tutti i costi riprendersi e arrivare tra le prime cinque. Non c’è una sola alternativa. Ricominciando a correre, ritornando a tirare in porta, mostrando tutt’altro piglio quando scende in campo.
Oggi che Notaristefano è il capro espiatorio inevitabile perché ventitré calciatori non si possono esonerare mantengo il mio personale pallino non per sciocca puntigliosità ma per convinzione, magari sbagliata. Pensavo e penso tuttora che il da sempre, a Ferrara s’intende, poco amato ex allenatore spallino sia un signor professionista. Che in un anno intero, tra lo scorso campionato e questo, ha fatto cose egregie ma che da troppe settimane a questa parte allenava una squadra attraversata dal mistero. Una squadra che definire involuta è un complimento. Una squadra che vinceva spesso e pure volentieri e improvvisamente si è sciolta davanti a un Pavia o a una Paganese qualsiasi. Una squadra che ha fatto di tutto, ma soltanto a parole, per evitare il licenziamento della sua guida tecnica ma poi ha messo in mostra il niente o quasi anche in occasione dell’ultima, ennesima sconfitta. Ce ne sarebbe da scrivere parecchio sulla squadra in questione ma mi rifaccio al precedente concetto che riguarda la necessità di evitare alcun tipo di processo. Ora, almeno.
Certo, ritornando all’allenatore, avrà senza dubbio commesso i suoi errori. Quelli che tutti i fior di tattici e tecnici mancati in circolazione hanno spiegato in dettagliate analisi tattiche degne di velleità mancate da scuola di Coverciano.  A Notaristefano, ora che la reazione concreta della squadra è stata quella dimostrata a Pagani, personalmente imputo invece troppa signorilità, eccessiva disponibilità, esagerata fiducia, infinito ricorso alla carota (e sorvolo sulla facile battuta circa il destino della stessa verdura dove non batte il sole, e nemmeno il cuore, di certi fenomeni ora senza più alibi). Evidentemente ha sbagliato, il tecnico. Forse serviva un figlio di mignotta, uno che urla, che sbraita e che non sceglie la strada del dialogo per compattare e far crescere il suo gruppo. Se fosse così, è vero, Notaristefano non andava più bene con la Spal di oggi. Troppo intelligente, il mister, per considerare fessi ventitré giocatori, molti dei quali con alle spalle una signora carriera. Può anche essere, come qualcuno sostiene con maggiore presa sul sottoscritto rispetto ai discorsi tecnico-tattici ai quali alludevo prima, che sia Ferrara in generale, per l’oblio sportivo nel quale è caduta per colpa di troppi anni di delusioni, ad aver bisogno di un allenatore-trascinatore, uno alla Serse Cosmi, per intenderci. Può essere davvero. Il problema, però, è che di mister del genere, in terza serie, almeno io non ne conosco. Malesani, Bisoli, Sannino, per citarne solamente tre, navigano tra alterne fortune in altre categorie.
Per molti, allora, adesso è arrivato il salvatore. Che si chiama Remondina. Una carriera fatta di alti (miracoli calcistici a Sassuolo) e bassi (un campionato toppato a Verona). Premesso che di salvatori non ne vedo uno solo in tutto l’universo mondo, al tecnico vorrei mandare un gigantesco e sentito in bocca al lupo perché gli tocca un compito davvero tosto. Quello di rivitalizzare una squadra che si è afflosciata, spenta. Non ho ancora capito se perché a un certo punto si è sentita troppo forte o, più banalmente, perché la carriera che hanno alle spalle  molti calciatori biancazzurri è, appunto, alle spalle. Di sicuro è una squadra che segue poco l’esempuio del suo capitano che, in quanto a carattere e non solo, stecca difficilmente. Ecco, il carattere questo sconosciuto. Si dice che qualsiasi gruppo, e vale anche per il calcio, si vede realmente nei momenti più tosti. Fosse così c’è davvero di che preoccuparsi. Cosa che peraltro, nonostante il mio ottimismo sia pari, anzi superiore, a quello di uno che contromano in autostrada a duecentoventi all’ora con una cinquecento vecchia parla al cellulare e si accende una sigaretta cantando, è giusto fare e mica poco. La china presa nel girone di ritorno, infatti, è imbarazzante. La classifica e la risalita dei club che stavano dietro sono invece allarmanti. La speranza, l’unica, è che alle tante parole buttate al vento, non ultime quelle francamente banalotte e decisamente evitabili rilasciate ieri nella sala stampa di Pagani, faccia seguito un atteggiamento, un impegno, un piglio, una voglia non diverse da quanto messo in mostra nelle ultime domeniche ma semplicemente opposte. Altrimenti più che tentare di riagguantare i playoff sarà meglio cercare di evitare i playout. E con tutti gli sbagli che possono essere stati fatti, in questa Spal non c’è uno solo che merita un fallimento del genere. A cominciare dal Presidente per finire con una delle segretarie che, loro sì, avrebbero potuto lamentarsi per uno stipendio arrivato in ritardo.
Ecco, a proposito di questo argomento… Il calcio è andato in malora. Chi non se n’è accorto, chi non ha capito che senza i soldi delle televisioni (zero in Lega Pro) salta tutto per aria, chi non considera gli stadi vuoti con tanto di tessere-marchette la fine del pallone, chi non comprende che nella stessa Lega Pro non c’è un solo introito, chi vive in un altro mondo, insomma, è meglio che cominci a scrivere una lettera a Babbo Natale già ora. Qui si spende e basta. Qui è dura, sissignore, far quadrare i conti e sempre qui tirare in ballo scuse allucinanti e vicende come quella che voleva la Spal fuori regola sulla questione è offensivo e scorretto. Non ho alcun mezzo o ruolo per fare le pulci alla società di Butelli e nemmeno strumenti per conoscere i dettagli della gestione. Quello che so è che, a oggi, non c’è un pagamento che riguarda i giocatori che non sia stato regolarmente effettuato. E allora sarebbe meglio smetterla con queste voci che, certo, bene non fanno a nessuno e, più che altro, in un momento sportivo tremendamente negativo non invogliano chi già ha tutti i suoi buoni motivi per chiedersi chi glielo ha fatto fare ad andare avanti Per citare soltanto alcune delle cose che sono circolate attorno al listone e dintorni dall’estate scorsa in poi, la Spal di Butelli avrebbe dovuto prendere tre punti di penalizzazione e dovrebbe prenderne altri tra poco. La stessa Spal avrebbe dovuto giocare dieci partite lontano dal Paolo Mazza per la questione campo. Sempre la Spal, e quindi Butelli, avrebbe dovuto riconsegnare la società a Tomasi già nello scorso giugno. Senza contare che – cito sms che mi sono arrivati soltanto nell’ultima settimana (a proposito conserverò per sempre il messaggio che mi ha mandato un grande, vero tifoso qual è Germa) – lo stesso Butelli starebbe per essere fatto fuori dai suoi collaboratori (!!!), il fotovoltaico sarebbe un bluff assoluto inventato di sana pianta, Cosmi sarebbe il nuovo allenatore biancazzurro e altre minchiate varie. Insomma, ci sono già abbastanza problemi per inventarne di nuovi e folli. Si rassegnino quelli che vorrebbero, non da oggi, l’attuale proprietà spallina lontano da Ferrara. Succederà di sicuro, un giorno, e poi staremo a vedere che cosa succederà alla Spal. Ma quel giorno non è ancora arrivato. E certo non arriverà finché i risultati saranno quelli di oggi. Ora ci sono cose più importanti che pensare e dire e scrivere e tramandare in un infinito telefono senza fili che dura da troppo tempo una marea di cazzate. Cose che riguardano il mistero di una squadra smarrita e l’allenatore, Remondina, chiamato al capezzale di un malato che ha tutte gli anticorpi per guarire.
Non credo ci sia nessuno, tifosi e dirigenza in primis, che ha intenzione di assistere alla fine di un paziente che, in quanto a cure, è pure costato una bella cifra e non con soldi del monopoli. Credo, invece, che già da domenica prossima si abbia tutti il diritto di rivedere la Spal che Ferrara, e pure Butelli, si meritano.
Cari ragazzi, intendo i giocatori, avevo scritto alcune settimane fa, e mi tocca pure chiedere scusa, che fuori i coglioni era un invito rivolto agli incontentabili, e pochi, spettatori della domenica. Mi rimangio tutto, prostrandomi, perché i fatti oggi dicono che scrissi una cazzata, e rispedisco a un altro mittente, cioè a voi, e con ancora più forza, lo stesso, precedente invito. Che poi il mio umile, invisibile, anche inutile supporto e la mia, come quella di tantissimi altri, passione resti inalterata è sacrosanto. Ma porca di quella vacca così proprio non si può. Domanda retorica: è un controsenso se chiudo questo fin troppo lungo pezzo – e per fortuna che ero senza parole! – con un solito, immarcescibile, sofferto, rabbioso “forza Spal”? Stona decisamente ma… sti cazzi. Forza Spal!

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