IL COMMENTO. SALERNITANA-SPAL

SALERNO – Quinta sconfitta consecutiva. Due punti nelle ultime otto partite. Sensibilmente peggiorata la media dei tiri in porta (attenzione, non delle occasioni da rete) che scende sotto le due conclusioni a partita negli ultimi cinquecentotrentaminuti. Il povero Ravaglia che da quando è iniziato l’anno solare ha sempre subìto gol e si sa che anche questo dato porta a una sola conclusione: si va poco lontano, anzi si capitombola all’indietro. Zero vittorie zero nel 2011, ma a questo punto comincia anche questo a diventare il male minore di una squadra totalmente in balìa di acque che, domenica dopo domenica, si fanno sempre più agitate in questo maledetto campionato. Ogni settimana si spera che lo scempio di gioco e spettacolo a cui si è costretti ad assistere rappresenti l’ultima prova indecorosa e di lì ricominci una lenta ma grauduale risalita, invece ogni volta le attese vengono puntualmente disattese e si rimane affranti nel vedere un totale scoramento di una squadra il cui unico spartito par esser diventato quello di finire quanto prima questo campionato, dimenticando obbiettivi e buoni propositi sbandierati a Natale.
Dispiace cominciare prima del tempo i processi, dispiace perché ancora, la salvezza (obbiettivo vero a questo punto) non è stata conquistata, mancano ancora otto, forse nove, punti al massimo. Che cosa diavolo sta succedendo? Che cosa accidente è preso a questa squadra? Non si sa. Noi di certo non lo sappiamo, ma par di intendere che non lo sappia neanche Bortolo Pozzi, come ha raccontato ai nostri taccuini nel dopo partita e, quel che è peggio, non lo sanno neanche quelli che vanno in campo, sì proprio loro, colpevoli per la maggior parte, nessuno escluso e per il novantanove virgola nove percento responsabili assoluti di prove su prove che rasentano la vergogna.
La Salernitana oggi ha dato una lezione esemplare alla Spal di quelle che vanno oltre un tre a zero che poco servirà alla fine se non a riempire una riga di un insignificante almanacco: i campani hanno dato prova di quello che significa onorare la maglia fino in fondo, onorare il gioco del calcio oltre che i propri tifosi, pur trovandosi in una situazione societaria indefinibile visto che, una società, non c’è, o se c’è comunque non paga questi ragazzi da oltre sei mesi. E’ bravo mister Breda? Sicuramente, perché un allenatore che a prescindere dalle decisioni dei piani alti di mettere fuori i cosiddetti “senatori”, ricostruisce una squadra in corsa con calciatori svincolati (Carrus) e altri giovanissimi (Jefferson è un 1990, Fabinho un 1991, Altobello, oggi assente ma sin qui sempre titolare un altro 1990 senza dimenticare Ragusa uno dei pochi superstiti dalla gara di andata, anch’egli ventenne), cambiando modulo ma ottenendo sempre ottimi risultati non è proprio da tutti; ma bisogna anche fare un applauso a scena aperta alla professionalità di questi giocatori che, con grande coraggio e responsabilità, lottano con grinta e abnegazione ogni santa domenica in attesa che la situazione societaria si sblocchi e porti finalmente, anche a loro, buone nuove oltre che soldi freschi. Ecco, come ci piacerebbe poter scrivere le stesse cose dei nostri giocatori, come ci piacerebbe poter dire lo stesso di chi, magari sarà senza garza in più, ma ha una società sana alle spalle ce l’ha, con dei progetti futuri (leggi fotovoltaico) veri e concreti.
A questo punto, inizia a essere evidente, dedicato a chi ha bistrattato Notaristefano fin dal primo giorno che ha messo piede a Ferrara, che la responsabilità di tutto questo macello non era certamente da attribuire a lui, come non è Remondina oggi a dover essere messo sul banco degli imputati o fustigato in pubblica piazza in attesa di lapidazione per aver commesso chissà quale castroneria. Qui si parla di giocatori vuoti, mentalmente lontani anni luce da quelli che avevamo apprezzato nel girone d’andata, che non si trovano in campo perché non si cercano o se lo fanno ci provano con una sufficienza tale da fare paura (Corsi e Volpe oggi in campo, due perfetti sconosciuti, tra i tanti). Certo, le assenze contano. Certo, i rigori non dati pure. Certo, contano arbitri non sempre all’altezza. Oggi no. Niente di tutto questo conta, non è accettabile, alla Spal manca Cipriani rispetto al bellissimo girone d’andata è verissimo, ma ci fermiamo qui; perché Fofana è sempre andato a scartamento ridotto (meglio Meloni, tutta la vita, se il francese è quello visto finora), Locatelli è diventato pian piano un laborioso inserimento piuttosto che la tanto sognata ciliegina sulla torta (ok, non vinciamo più da quando è fuori Cippo, ma anche da quando è arrivato Loca sono iniziati i problemi con il cambio di modulo pur di farlo giocare, come se fosse obbligatorio schierarlo sempre e comunque dal primo minuto quando sta bene) e Belleri ha giocato sin qui, come, se non peggio, di un Ghetti qualunque. E poi, se tiri una volta in novanta minuti, come oggi, e subisci sei ripartenze perché c’è una prateria tra i reparti, prendi tre pere (imparabili ma figlie di errori singoli inconcepibili per l’esperienza che ha chi li ha commessi) e altre due pesche le salvi all’ultimo una volta da Ravaglia e una da Zamboni, ma che scuse si possono trovare? Che cosa dobbiamo ancora sopportare? Un sogno che si è trasformato in un incubo che non ne vuol sapere di finire, una sensazione che il destino della Spal e della Ferrara sportiva sia nelle mani di calciatori che non onorano come si deve questa maglia e questi colori davanti a quegli otto tifosi che si sono sobbarcati mille chilometri e passa in giornata. E poi si parla di stipendi, di garze che mancano e di pagamenti che non arrivano. A parte che non è vero ma lasciamo stare.
Applausi a scena aperta alla Salernitana, ai suoi giocatori che meritano sì la B per tutto quello che stanno facendo senza avere alle spalle sicurezza alcuna del domani. Di qua, invece, solo e soltanto tanta vergogna e un campionato che appare davvero tutto in salita.

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