LE BELLE NOTIZIE E LA MAGNIFICA CURVA

Tante belle notizie in una volta sola devo coadiuvarle con almeno mezza pasticca di tavor oro. Mi viene l’agitazione, altrimenti. Dopo una serie di domeniche trascorse a scancarare, ecco il dì di festa che non t’aspetti. Arriva il miglior attacco del campionato e la peggior squadra del girone di ritorno rinasce, si sveglia, riscopre quello spirito assopito, quella cattiveria agonistica smarrita e supera l’incredibile emergenza con una partita tosta e vera e inimmaginabile. E fin qui ci sarebbe già di che essere soddisfatti perché la caduta libera verso la zona playout sembrava inesorabile e, sia ben chiaro, va comunque ancora alimentata a suon di punti per evitare qualsiasi rischio.
Ma la notizia, stavolta, e si tratta di una volta che non andava in scena da una vita, arriva dagli spalti, anzi dall’ambiente e dalla città. Nel momento più difficile, aldilà della contestazione piccola, civile e recente, la Ferrara spallina aveva due possibilità. Dare una spinta – e bastava un piccolo colpetto a dirla tutta – per far sprofondare nella crisi più assoluta e irreversibile i giocatori, oppure mettersi in gioco e dare una dimostrazione di vicinanza incredibile e da tanti, troppi anni mai così efficace, generale, sentita. Non è un discorso di bandierine. No, questo è folklore. E’, piuttosto, una risposta importante soprattutto per il futuro. Molti hanno capito il momento, la difficoltà, il bisogno. Il bisogno, ribadisco, di una vicinanza concreta che non significa soldi o sponsorizzazioni ma semplice affetto. E non per la società di Butelli. Per la Spal. La Spal di tutti. La Spal di Ferrara. La Spal dei vecchi tifosi a prescindere dai gruppi sui quali forse, si è anche un po’ strumentalizzato rischiando così di alimentare divisioni che non ci devono essere. Di sicuro, però, il ritorno in prima fila di alcuni storici ultrà ha dato quella scossa che mancava da decenni e che si è vista subito, almeno sugli spalti. Erano mesi, se non anni, che la domenica si assisteva a un torpore generale e, spesso, a una critica indiscriminata sempre a caccia di capri espiatori con l’unico risultato, alla fine, di generare un pessimismo e un distacco a volte anche un po’ snob di cui francamente non si sentiva il bisogno e nemmeno l’utilità.
Ma guardiamo avanti. E avanti, almeno questa è la speranza, ci dovrà essere proprio questa “amicizia”, questa – insisto – vicinanza nei confronti di una cosa che si chiama Società Polisportiva Ars et Labor che per Ferrara è un vero e proprio monumento e come tale va preservato, curato, protetto. E questo, sia ben chiaro, non vuol dire astenersi dalle critiche. Vuol dire, invece, esserci e capire che razza di momento stia attraversando il calcio soprattutto nelle serie minori come questa Lega Pro nella quale, continuando così, si iscriveranno tra qualche anno una dozzina di club e basta. Se, viceversa, ci sarà una collaborazione, un’unità di intenti, uno sforzo comune chissà che le cose dopo tanti anni di cambiamenti a tutti i livelli – presidenti, direttori sportivi, giocatori, massaggiatori (con o senza garze…) – non possano andare meglio.
Quello che, nel frattempo, tornando al campo, è andato oggettivamente meglio è l’atteggiamento della Spal. Una Spal qualitativamente piuttosto lontana dal suo potenziale, colpa delle sei assenze pesantissime, ma vicinissima a quelle caratteristiche fondamentali per portare a casa la pagnotta in terza serie. Una Spal aggressiva, tonica, vogliosa che non ha fatto nulla di trascendentale ma ha giocato la sua partita contro un signor avversario. Adesso, è inevitabile e pure comprensibile, qualunque spallino ricomincerà a spulciare la classifica, a fare tabelle, a immaginare dove si può fare bottino pieno per riagganciare i playoff. Umilissimo consiglio. Lasciate stare. Pensiamo a giocare domenica dopo domenica gufando pure gli avversari, questo si può fare, senza però perdere di vista la coda della classifica. E intanto pensiamo anche a recuperare qualche giocatore importante. Restano otto partite a cominciare dalla prossima, sulla carta proibitiva. Ma la carta, l’abbiamo già scoperto quest’anno, serve per altre cose così come la tecnica fine a sé stessa in questa categoria.
Personalmente, per ora mi tengo stretta questa domenica bella nonostante, alla fine, sempre e soltanto di uno zero a zero siamo qui a scrivere. Ma non è questo il punto, qui non inteso come pareggio. Il punto è che tutti, ma proprio tutti, vogliamo una Spal che non molli mai a prescindere dal risultato. Ecco perché, almeno oggi, mi accontento. E godo pure.

 

Ps.: lo rifaccio qui, due righe più in basso, perché si nota di più. Vorrei fare i complimenti come responsabile di questo sito, nato e alimentato con grandi sacrifici da parte di tutti proprio per sostenere la Spal a prescindere da chi siano i suoi proprietari, tutti i ragazzi e le ragazze che hanno ridato vita a una curva importante, fondamentale e anche storica sperando di cuore che questa insolità vitalità sia il primo passo di una rinascita reale e contagiosa. Complimenti ancora. E davvero.

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