Sfogliando l’album Calciatori Panini 2010/11, finalmente completato con le ultime introvabili figurine, è ineviitabile passare le pagine dedicate alla serie B. Alla sezione Portogruaro (ahi, che dolore solo pronunciare quel nome!), ecco fare bella mostra di sé il faccione di Eros Schiavon. Il “viaggio” prosegue verso lo spazio dedicato al Crotone alla ricerca di Marco Cabeccia, l’altro recente ex spallino salito quest’anno in cadetteria. Ma è un esercizio a vuoto. La sorpresa è relativa, perché ogni anno la Panini chiude la collezione qualche tempo dopo l’inizio del campionato, e sceglie le immagini dei calciatori da inserire in base al loro effettivo impiego in campo fino a quel momento. Scorrendo i tabellini dei quotidiani sportivi nazionali, infatti, ad inizio campionato si poteva incrociare il nome del sardo tra i titolari dei rossoblù concittadini di Pitagora e Rino Gaetano, ma dopo poche giornate non lo si trovava più. Per capire come Cabeccia se la passa in riva allo Jonio, non c’è niente di meglio che chiederlo direttamente all’ex difensore biancazzurro.
Allora, come va a Crotone?
“Va abbastanza bene, ci siamo tirati su in classifica con una serie di buoni risultati nelle ultime partite. La città è tranquilla, d’inverno un po’ morta, ma c’è il lungomare, e con la bella stagione si anima. Allo stadio è una tipica piazza calorosa del Sud”.
E a livello personale, sei soddisfatto della tua stagione?
“Il campionato di B è più lungo e faticoso di quello di Lega Pro. Ci sono tanti giocatori tra cui scegliere. Avevo cominciato da titolare con Menichini allenatore, poi ho fatto molta panchina, ma nelle ultime partite sono rientrato, anche grazie al ritorno di Menichini dopo la parentesi di Corini. Sono un giocatore ambizioso e pensavo di mettermi più in mostra. C’è un po’ di rammarico, ma sono ottimista, e penso di potermi ritagliare lo spazio per dimostrare di meritare questa categoria. Inoltre, vengo dal basso, avendo cominciato in Eccellenza, e per me giocare in serie B è un onore”.
C’è molto distacco tra la B e la Lega Pro?
“Dalla C2 alla C1 non molto, ma tra C1 e B sì, soprattutto se si pensa a squadre come Siena, Torino, Atalanta, che sono già fatte per la A”.
Qual è lo stadio dove ti sei emozionato di più finora?
“Senz’altro all’esordio di campionato al Granillo di Reggio Calabria, per il derby con la Reggina finito 0-0”.
Hai già incrociato Schiavon sul campo, no?
“Sì, l’ho salutato, anche se io in quella partita sono rimasto in panchina. Ci ritroveremo di nuovo di fronte all’ultima di campionato a Portogruaro, in quello che potrebbe essere uno spareggio salvezza, anche se mi auguro di no, perché noi siamo davanti di qualche punto, e spero che ci salveremo prima”.
Chi pronostichi per la promozione e la retrocessione?
“Per la retrocessione non dico nulla per scaramanzia. Per la A, dico che vanno su dirette Siena e Atalanta, e ai play off, se riesce a rientrare, il Torino ha qualcosa in più”.
Che ricordo conservi della tua permenenza all’ombra del Castello Estense?
“Ferrara è stata un’esperienza stupenda, sia sotto il profilo umano che calcistico. La città poi è bellissima, e me ne sono innamorato”.
Come approdasti alla Spal dalla Torres?
“Fu il preparatore atletico Melis, con cui avevo lavorato, a parlare di me a Pozzi e Dolcetti”.
Come si è giunti alla tua mancata permanenza alla fine della scorsa stagione? Sembravi destinato a rimanere, o a recitare la parte di uomo mercato dopo un rinnovo del contratto.
“Avevamo parlato con la società, ma non c’è stata una vera e propria trattativa. Anche loro sapevano del mio desiderio di misurarmi in una serie superiore, e hanno capito. Mi è dispiaciuto andare via a fine contratto, ma è andata così”.
Se dovessi scegliere il momento più esaltante in maglia biancazzurra, quale indicheresti? Personalmente ricordo un tuo bellissimo gol in un derby serale vinto 2-0 con la Reggiana, che ti valse il soprannome di Cabezinho.
“Quello fu davvero un momento entusiasmante, che coincise anche col mio primo gol in C, per giunta sotto la curva. Un altro bel ricordo è stata l’ultima partita sul difficile campo di Foggia, dove vincemmo 3-0 con una grande prestazione, dopo che avevo anche procurato un rigore a nostro favore”.
Puoi tracciare in sintesi un bilancio calcistico del tuo biennio spallino?
“Sono state due stagioni esaltanti e travagliate allo stesso tempo, ma lo spogliatoio era unito, ci siamo sempre aiutati e abbiamo remato tutti dalla stessa parte”.
Anche in questa stagione, per non sottrarsi alla tradizione degli ultimi anni, la Spal sta attraversando un prolungato momento negativo. Come spieghi queste ricadute?
“Non riesco a dirtelo, ma ti posso assicurare che i primi a dispiacersi quando le cose non vanno bene sono i giocatori. Sicuramente sono decisivi gli episodi contro, perché spesso capita di giocare partite identiche con risultati diversi”.
Qualcuno insinua che a Ferrara si stia troppo bene e che non tutti i giocatori tengano comportamenti irreprensibili fuori dal campo.
“Sono le solite cose che escono quando le cose vanno male. Se vedono in giro un calciatore che si fa uno spritz alle sei di pomeriggio, si sparge la voce che è stato visto ubriaco a mezzanotte. Anche a me capita di fare una passeggiata la sera, ma la testa è alla prossima partita. I calciatori sono professionisti, e soprattutto in questo periodo di crisi devono cercare di continuare a stare dove sono, guadagnandosi la riconferma”.
Segui la Spal di quest’anno?
“E’ il primo risultato che guardo su Televideo dopo la serie B. Quest’anno aveva preso giocatori importanti, come Fofana e Melara, e, anche se si sapeva che squadre come Salernitana, Verona, Sorrento erano ben attrezzate, è un po’ sorprendente che la Spal non sia più avanti in classifica e abbia solo qualche minima possibilità di andare ai playoff. Comunque rimango il suo primo tifoso, e le mando il mio più grande augurio”.