IL COMMENTO. VERONA-SPAL

Sarò, ma non è una novità, decisamente impopolare. Comincio subito dalla dichiarazione forte. A me la Spal, oggi, non è affatto dispiaciuta. Dice: sì ma ha preso tre pappine e, salvo miracoli, ha detto addio all’ultimo tram chiamato desiderio playoff. Già. Ma personalmente avrei voluto vedere gli squadroni come il Gubbio o il Sorrento giocare un girone di ritorno senza quattro, cinque, sei titolari. E che titolari. Quello che fa gol e quello che fa gioco, per citarne soltanto due. A me la Spal è piaciuta perché seppur con evidenti limiti di tenuta – vedi Smit che con la Reggiana è rientrato dopo una vita – non ha lesinato nulla sul piano dell’impegno e più che altro ha confezionato più occasioni da gol rispetto allo stesso derby vinto domenica scorsa.
Scrivo da parecchio che il tempo degli esami non è ancora arrivato. Lo confermo invitando a pensare, meglio: ripensare, tutto a bocce ferme. Dai singoli al resto. Perché persino oggi si è visto che della qualità c’è e, ribadisco, è difficile anche solamente pensare che il piazzamento attuale dei biancazzurri sia conforme alle capacità dell’organico. Il problema, quello vero e gigante, è rinunciare non a un paio di titolari a partita ma a mezza squadra e all’attacco intero tutti in una volta. Con tutto che, mi confermo impopolare temo, Mendy – comunque non ancora in condizioni fisiche esemplari – penso abbia parecchie qualità in prospettiva futura. Il resto è questa partita, quella della possibile svolta, fallita nonostante il vantaggio iniziale. Una partita giocata contro una squadra a mio avviso non formidabile ma con diciotto giocatori a disposizione e soprattutto con ventimila tifosi che, magari leggermente, condizionerebbero l’arbitro in buona fede più bravo del mondo. Ventimila che sostengono, colorano, tifano. Questa è la mia personale e unica grande tristezza di questa giornata che resta deludente visto il risultato. Vederli in  uno stadio che non è il Mazza e in una città che non è Ferrara. Perché in quanto a delusioni recenti non è che all’ombra dell’arena stiano poi così meglio.
Oggi, insisto, questa Spal non avrebbe potuto fare di più. Restano dettagli persino i due gol regalati e quello fallito. Se Ghetti e Battaglia non avessero sbagliato, molto probabilmente il gol il Verona l’avrebbe trovato lo stesso. Ma la Spal, seppur intimorita, seppure in emergenza, seppure con un paio di elementi non in condizione, ci ha provato lo stesso e, nell’occasione del gol fallito da Guidone, ha pure rischiato di trovare il pareggio. E non ha mollato. Nonostante i ventimila di cui sopra, nonostante l’ovvia e comprensibile demoralizzazione, nonostante la rabbia per non essersela potuta giocare alla pari per via, aridai, delle assenze.
A parte l’amarezza per l’ennesimo fallimento della missione playoff proprio nell’anno in cui c’era la possibilità di raggiungere gli spareggi che contano, resta il rimpianto per i tanti, troppi, punti persi in questo girone di ritorno. Punti non tutti lasciati per strada a causa degli infortuni, questo va scritto. Lì, in quei diversi passi falsi, ci sono i veri errori di questa disgraziata stagione. Errori che porteranno a riflessioni ormai imminenti e determinanti per l’anno che verrà. Ma la delusione, la tristezza e qualsiasi altro sentimento poco sorridente non può, e non deve, nascere da questa sconfitta al Bentegodi.

 

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