Rubo, e adatto, il titolo di una delle mie canzoni preferite in assoluto e potrei anche finirlo qui, questo articolo. Il giorno dopo la fine, di fatto, del campionato, la sostanza è proprio questa. Serve una nuova, per certi versi opposta, tendenza. L’anno che, sulla carta, doveva essere il più bello – per investimenti, carriera dei giocatori, aspettative – è stato invece il più deludente dell’éra Butelli. I motivi sono tanti e vari e anche se, giustamente, ognuno può vederla come vuole, ci sono alcuni punti genericamente condivisibili e peraltro già sviscerati e scritti e chiacchierati. Dalla scelta di alcuni elementi senza più motivazioni – elemento fondamentale e non soltanto in questa serie a prescindere dalla carta d’identità – alla mancanza di strategie reali, serie e concrete per sopperire ai danni che ha fatto la tessera del tifoso e agli ultimi anni di delusioni che hanno via via sempre più distaccato il pubblico dalla Spal.
Adesso si parla tanto, e spesso a sproposito, della prossima stagione imbottita e basata esclusivamente sui giovani. Cazzate. Non è, insisto, la data di nascita di Ciccio Pollo o Titta Rosso che potrà dare la svolta. Non è un mistero che il tempo e le energie societarie siano state assorbite, e per certi versi lo siano ancora, dal discorso fotovoltaico. Qui soltanto chi è dentro può realmente conoscere l’incredibile organizzazione, con tanto di complicazioni più o meno quotidiane, della quale la questione ha avuto bisogno. Lo spiegheranno direttamente i dirigenti spallini quando tutto sarà concluso. Ma questo è un altro discorso, seppure fondamentale. Ora che l’ultima sconfitta, oltretutto ininfluente visti gli altri risultati e i verdetti quasi definitivi in chiave playoff (giusti peraltro), ha sancito la fine dei traguardi stagionali l’imperativo assoluto è guardare avanti facendo tesoro dei vari errori commessi. Ma qui, almeno questa è una certezza, chi di dovere sa benissimo già tutto e non da oggi. D’altronde, davanti a questa delusione e al fallimento del progetto, le alternative stanno come le chiacchiere. A zero.
Da questo spazio, aldilà dei nomi e dei cognomi che non ho la presunzione di fare, mi limito a un solo consiglio. Ripartire davvero daccapo. Senza aver paura di dire che si ricomincia con un altro progetto, magari triennale, basato (anche) sui giovani. Un progetto che vuol dire non farsi prendere la mano come, generosamente sia chiaro, è stato fatto l’estate scorsa. Un progetto basato sulle forze reali che – lunga, desolante, triste e anche scandalosa questione – continuano a essere soltanto quelle del signor Cesare Butelli. Un progetto, su questo tema smetterò di porre l’attenzione soltanto quando compirò novantasette anni – e visti i chiari di luna e le consolazioni sportive così rare – credo che imiterò la Spal di oggi nel non tagliare il traguardo, un progetto, cioè, che dia più forza e sostanza al settore giovanile. Le soddisfazioni di questi giorni ribadiscono l’intelligenza della cosa. Al resto pensano club più titolati – il Milan più di tutti – che negli ultimi anni hanno destinato al vivaio investimenti massicci e clamorosi. La crisi del pallone, e non solo, non regala altre strade. E la situazione, unita all’interesse e alla partecipazione economica di Ferrara, le altre strade di cui sopra le ha già chiuse. E da un pezzo. Ci sarà un motivo se, solamente guardando all’Emilia Romagna, la Spal negli ultimi venticinque anni ha la maglia nera dei club in regione. Se c’è stato un fallimento, un solo anno in serie B, parecchi di C2 e tanti di C1. Se l’unico Presidente che è riuscito a raggiungere la serie cadetta proprio per esserci riuscito, ma anche ovviamente per altre questioni, ha causato quello che ha causato ed è finito pure in galera. Questa è la situazione reale, purtroppo.
E allora non si scandalizzerà nessuno – e se anche questo dovesse succedere certo non peserà sulle (non) presenze domenicali al Paolo Mazza – se il progetto ancora da varare sarà più lento ma anche per questo duraturo. Bisogna guardare in faccia la realtà. Quest’anno, lo dicono i risultati aldilà di diverse e pure sacrosante giustificazioni, i soldi investiti sono stati buttati. Mi fermo qui soltanto perché, comunque sia, manca ancora una partita, perché qui a Lo Spallino.com (non) ci pagano per esprimere giudizi tecnici e soprattutto perché, almeno questa è la mia convinzione, credo che ci sia assai poco bisogno di insistere visto che lo stato delle cose è decisamente chiaro e certificato dalla classifica.
Adesso c’è l’ultima partita da giocare. Ininfluente se non per entrare nella Coppa Italia, quella vera. E c’è più che altro l’avventura splendida della formazione Berretti da seguire e applaudire. Tutto il resto, per ora, sono chiacchiere. Per i fatti concreti la parola passa, appunto, alla società.