Un’idea di Spal. Chiamatele, se volete, sensazioni. L’aria che tira, il clima che c’è, i primi calci, la conoscenza diretta seppure ancora superficiale. Primi vagiti biancazzurri, insomma. Visti con gli occhi del mister, Stefano Vecchi. Dopo una partitella comunque ininfluente e più o meno una settimana di ritiro gli argomenti all’ordine del giorno non mancano. Soprattutto se l’interlocutore è uno che dice quello che pensa e non scappa nemmeno di fronte ad argomenti più delicati. Ecco perché quest’intervista che doveva essere un modo concreto per conoscere i primi passi biancazzurri della nuova Spal è diventata anche l’occasione per conoscere meglio l’allenatore bergamasco e l’uomo Vecchi. E se è vero che le prime impressioni contano, beh allora l’Ars et Labor è già un pezzo avanti. Il resto, ovviamente, lo diranno i risultati. Perché la palla è rotonda, via con i vari e assurdi luoghi comuni che girano attorno al mondo del calcio purtroppo più dello stesso pallone.
Intanto, visto che è la prima intervista lunga per LoSpallino.com ti metto in guardia. Te ne aspettano altre quaranta circa, una ogni venerdì durante il campionato… La prima impressione è che tu non sia un grande chiacchierone. Preoccupato, allora?
“Un po’ si, ma è vero che parlo, non quando l’argomento è il calcio, però”.
Come sai (gli abbiamo mandato una foto) hai già un soprannome. Sam per la tua somiglianza con l’attore Rockwell de “Il miglio verde”. Se n’è accorto il Presidente Butelli. Te l’avevano mai detto?
“No, ma fa pure la parte del cattivo!”.
Scherzi a parte, parliamo di Spal. Dopo una settimana circa di lavoro, qual è la cosa che più ti ha colpito?
“La disponibilità del gruppo. Di chi è rimasto e dei nuovi. Vedo la mentalità giusta, la voglia di faticare, di pedalare, testa bassa e lavoro. Anche sull’aspetto tattico fanno quello che dico”.
In una recente intervista video al nostro sito hai detto che conoscevi quasi tutti i nuovi giocatori. Ovviamente, vedendoli tutti i giorni, li hai conosciuti meglio. Confermi il giudizio evidentemente positivo se li hai voluti nella tua squadra?
“Sì, sì, sì, la qualità c’è. E’ un buon gruppo, sui giovani non ci siamo sbagliati. E’ chiaro, la città è diversa, la categoria pure e qualcuno faticherà di più ma tutti, prima o poi, saranno utili. Per ora sono favorevolmente impressionato. Certo, tra i prof non devi sbagliare nulla, devono imparare a essere sempre sul pezzo, più concretezza e meno bellezza”.
C’è uno o più ragazzi che ti hanno fatto un’impressione particolarmente buona?
“Li conoscevo, li ho seguiti e visti quindi mi aspettavo quello che vedo. Marconi, per fare un nome, è un giocatore importante, il livello è ottimo, si deve imporre perché ha spesso fatto fatica a emergere. Ma anche tanti altri ragazzi, tutti hanno pregi e difetti e devono lavorare”.
E i vecchi, che avevi visto solo in cassetta, invece? Come li hai trovati?
“Bene! Mi hanno fatto impressione ancora migliore. Cipriani e Zamboni che ascoltano e seguono i consigli è un buon segno, la dimostrazione del valore umano perché ovviamente le qualità non si discutono. La disponibilità è fondamentale per un gruppo”.
Le tue parole su Zamboni pesano molto. Come sai…
“Guarda, quello che so è che io faccio l’allenatore e quindi per me conta quello che vedo e soprattutto conta il campo. A Ferrara sono molti attenti a tutto e ho già avvertito tutti i ragazzi sul fatto che dovranno avere comportamenti irreprensibili”.
Anche qui, c’è uno della vecchia guardia che ti ha meravigliato?
“Ti dico sul serio, tutti. Mi auguro che abbiano una grossa voglia di rivalsa, la sto vedendo. Qualcuno ha davanti gli ultimi campionati di una carriera. Una carriera che va chiusa con delle soddisfazioni. L’impressione è che non vogliano lasciare nulla di intentato e che vogliano fare una grande stagione. Poi, certo, ci sono anche gli avversari…”.
Come state lavorando in ritiro? Le nostre cronache quotidiane raccontano di molto impegno, tanta fatica, parecchio silenzio…
“Deve essere così, mi stupisco che vi sorprendiate. Che cosa facevano prima? (ride). Scherzo. Dài, stiamo lavorando bene, si fatica molto, questo è importante. Il silenzio mi piace, quando si lavora”.
Lo saprai da solo ma ti confermo che il tuo impatto sulla squadra è stato positivo. Te ne sei accorto?
“E’ una cosa positiva anche questa. Te ne accorgi quando le tue osservazioni sono seguite, soprattutto dai più esperti”
In particolare piace la tua cura dei dettagli, l’uso frequente del pallone, e la tua idea di calcio che, pare di capire, si basi molto su una partecipazione totale e generale di tutti i calciatori.
“Credo sia l’ideale per tanti. L’intensità negli allenamenti è fondamentale, usare la palla più possibile anche, bisogna cercare di curare particolari, tutti gli aspetti insomma”.
Non alleni da moltissimo ma hai già vinto parecchio. Quest’anno parti senza grossi obiettivi. Sei consapevole del fatto che se dovessi, e sarebbe una sorpresa vera, almeno per questo primo anno, vincere anche qui avresti una carriera spianata?
“Sognare non costa nulla ma siamo all’inizio. Se la società, che conosce la categoria, dice che dobbiamo salvarci e crescere è giusto così, poi se riusciremo a fare un campionato tranquillo è ancora meglio. I ragazzi sanno che se fanno bene a Ferrara avranno ottime possibilità di carriera”.
A parte gli allenatori che hai avuto, e credo che la risposta sarebbe D’Astoli…
“Non solo, anche Sonzogni”.
E il collega famoso che come idea di calcio, apprezzi maggiormente?
“Mah, uno cerca sempre di prendere tanto e da tutti. Prandelli, comunque, mi piace molto, ha sempre fatto bene, è il più completo secondo me perché abbina qualità morali e conoscenze tecnico tattiche”.
Te l’hanno detto e l’hai anche visto visionando le partite dell’anno scorso… In questo momento i rapporti tra la Spal e il pubblico sono freddini. Questo, almeno, dicono i fatti. Però ogni giorno noi sul sito registriamo contatti elevatissimi tanto da aver fatto il record di visite a LoSpallino.com qualche giorno fa. Settemila e passa click, secondo me significano che, nonostante tutto, la voglia di Spal c’è, eccome se c’è…
“Siamo noi, eh eh, che dal ritiro clicchiamo… Comunque sì, è evidente l’allontanamento dallo stadio, ma i ferraresi ce l’hanno nel cuore la Spal e aspettano di essere coinvolti in qualcosa di importante. La Spal è sempre sott’occhio e, appunto, nel cuore dei tifosi. L’attenzione della gente c’è, le presenze al Mazza dipendono da tante cose un po’ dappertutto, e qui forse è anche giusto così. Gli spallini si sono un po’ stancati, tocca a noi farli tornare. Vedrete che se le cose vanno molto bene sono tutti pronti a tornare anche se la crisi di spettatori e generale”.
Ecco, a questo proposito, c’è una cosa che mi ha particolarmente colpito e ho apprezzato molto nella tua prima intervista, il giorno della presentazione. Quando hai parlato della disaffezione in generale dei tifosi, l’hai imputata al modo di gestire il calcio in Italia. Dirigenti, tessera del tifoso, eccetera. Di solito voi addetti ai lavori alzate poco la testa su queste cose…
“Mi sembrano cose sotto gli occhi di tutti. Se uno non ne vuole parlare vuol dire che è accondiscendente. Le scelte di chi ci governa nel calcio portano meno gente allo stadio, è evidente. Da domenica a sabato ci sono partite in tivù e questo penalizza le categorie inferiori. I tifosi fanno code interminabili, e poi sta tessera del tifoso… Quando ero piccolo io – e non era una vita fa – ci si ritrovava al bar del paese e a mezzogiorno si decideva di andare allo stadio. Ora ci sono mille problemi, devi programmarla una partita dal vivo. Alla Tritium, per fare un esempio, per essere a norma hanno dovuto fare una stadio che assomiglia a un carcere. Qui da noi invece di toglierle, le barriere, le mettiamo. Ci sono talmente tante partite che anch’io che alleno mi focalizzo su due, tre squadre perché è improponibile vedere tutto”.
Sempre nel giorno della presentazione hai dettato i tuoi punti principali. Impegno, attaccamento alla maglia, serietà, comportamenti. Sono cose che hai detto anche ai giocatori? E le prime impressioni, come sono?
“Certo che le ho dette ai giocatori. I risultati per ora sono buoni, posso dirmi contento”.
Dal punto di vista tattico, par di capire che vedremo una Spal con il 442 di base e magari con qualche accenno di 4231 e 4411…
“Confermo. Abbiamo fatto la squadra per il 442, anche per usare meglio il potenziale offensivo che abbiamo. Poi la riconferma di Paolo Rossi, che mi ha fatto molto piacere, ci consente di cambiare qualcosa. Paolino, infatti, può giocare anche dietro la punta, può fare la mezzala, ci concede alternative importanti”.
Mercato. Cipriani dovrebbe partire e Melara potrebbe partire anche se a te piace molto Giusto?
“Sì, è vero, e mi piace anche Cipriani ma per lui si è fatto un discorso con la società e in caso di buone opportunità potrà partite. Per questo ci siamo premuniti allestendo la rosa in un certo modo. Melara mi piace molto e credo che abbia tanti margini di miglioramento”.
Sempre su Melara: da fuori l’impressione è che gli sia stato chiesto un sacrificio economico. Credi ci sia la possibilità di venirsi incontro?
“Eh, non sono domande alle quali posso rispondere io”.
Noi sappiamo che se Cippo partirà, e partirà, verrà sostituito da una seconda punta. Melara, invece, da un altro esterno offensivo. Con il Direttore Generale hai fatto dei nomi?
“Onestamente no ma ti dico che anche senza Cipriani davanti potremmo restare così. Melara, invece, andrebbe sostituito. Ma sono discorsi che non abbiamo ancora fatto”.
Sempre con Pozzi vi siete dati appuntamento ad agosto, dopo le varie amichevoli. Se ci sarà bisogno aggiungerete un paio di pezzi, uno dei quali in mezzo alla difesa. Confermi?
“Non ne ho idea, davvero. Vedremo più avanti”.
Hai già scelto il capitano? E se no, con quali criteri lo sceglierai?
“Abbiamo già fatto con tutti i ragazzi una specie di valutazione. Sul campo al momento continuerà a essere Zamboni il capitano. Fuori, invece, lo saranno tutti gli esperti ma la fascia resta a Zambo, l’ha deciso tutta la squadra e anche io”.
Appuntamento con LoSpallino.com a dopo le amichevoli con Chievo e Brescia? Che cosa chiedi ai tuoi giocatori in questi test che oltretutto si giocheranno senza Zamboni quindi con una difesa tutta nuova e molto giovane?
“Ok per l’appuntamento. Sulle aspettative posso dire che il fatto che non ci sia Zambo è l’occasione per vedere come se la cavano i ragazzi, si cresce anche nelle amichevoli. Possono e devono mettere in pratica cioè che abbiamo fatto fin qui”.