SPAL VS ASICS, SCOMMETTIAMO CHE…

Scampato pericolo, aldilà di tutto. I fatti: la Spal viene informata dalla redazione del Carlino Ferrara che Asics avrebbe  depositato un’istanza fallimentare ai suoi danni per alcuni pagamenti insoluti. I dirigenti biancazzurri cascano dalle nuvole: con Asics c’è un contenzioso aperto, ma la società non ha ricevuto alcuna notifica. Comunque, allertati dal giornale – sebbene l’eventuale iter di messa in mora richieda almeno tre mesi – i vertici spallini attivano immediatamente i propri legali che prendono contatto con i rappresentanti della società di Cuneo che fu sponsor tecnico nel 2010. Rapidamente si definiscono i termini per una bonaria composizione del problema e la revoca dell’istanza.
La vicenda nasce e muore, così, in ventiquattro ore, senza conseguenze (!). A commento dell’accaduto, in risposta al giornale che ha attivato il campanello d’allarme, la società biancazzurra afferma di avere disinnescato la miccia e di non avere, peraltro, mai fatto mistero delle situazioni di esposizione che si trova a dover fronteggiare. “Per il futuro abbiamo commisurato il budget alle nostre capacità di spesa e conseguentemente non ci troveremo più a contrarre nuovi debiti. Nel presente però dobbiamo sanare alcune sofferenze pregresse poiché, come è noto, la somma prevista per azzerare il passivo è stata al momento immobilizzata a garanzia delle fideiussione necessaria per l’iscrizione al campionato”. In attesa di sbloccare i crediti “che ammontano a circa il doppio dei debiti” e di ricevere i primi finanziamenti per il fotovoltaico di imminente attivazione, la società precisa di essere “disponibile a valutare l’apporto di nuovi soci ed eventualmente le proposte  di imprenditori interessati ad entrare a fare parte del club o a subentrare nella gestione”. Come a dire: nonostante le difficoltà attuali siamo in condizione di andare avanti anche da soli, ma “se qualcuno vuol dare una mano o ritiene di poter fare meglio di noi non vogliamo essere di ostacolo a un più prospero sviluppo dell’attività”. La società dunque non è “in vendita”, come sbrigativamente è stato scritto qualcuno, ma non oppone neppure preclusioni di principio e non si rinchiude a riccio su se stessa. Poi ognuno è libero di pensarla come crede, più o meno sporcato dalla solita sostanza di colore marrone che da anni gira nel ventilatore senza che alcun soggetto cittadino dica, per esempio, fermi tutti: ci sono anche io, voglio fare quello che posso per la mia Spal. Cazzate. Altre. Ennesime. vale tutto, per carità, quando le regole non ci sono.
Ma una cosa, una sola, è obbligatoria. La chiarezza. Ecco, stavolta c’era. Ma non è bastata per evitare l’ormai tradizionale tiro al piccione che aldilà delle mancanze, degli errori, degli ammessi (!) ritardi non si capisce dove possa portare. A un cambio di società? E’ molto semplice. Basterebbe fare un’offerta e poi si vede come va a finire. Ma siamo proprio sicuri che quelli a cui, più o meno consapevolmente, si tira la volata abbiamo tutta questa voglia di comprare la società? Nel dubbio, mettendoci il mio nome il cognome, anche in questo periodo… diciamo così poco propenso alle scommesse la butto lì. La mail della redazione è aperta. Io gioco un centesimo, simbolico, sul fatto che la proprietà resterà la stessa. Scommettiamo?

 

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