Tre anni. Tre lunghi anni in cui ogni santissimo giorno si scrivono e si raccontano vita, morte e (pochi) miracoli. Tutto tirando in ballo un giorno sì e l’altro pure il povero Tomasi come se l’ex Presidente stesse appollaiato su un divano di Daniele Piombi ad aspettare che la Spal salti per aria e che il Popolo Spallino, quello che lo ha cacciato (mai visto un ricco locale allontanato dalla sua gente nel mondo del calcio!) lo richiami a gran voce. Premesso che personalmente credo di essere tra i pochi a dare a Tomasi quel che è di Tomasi, quindi il fatto indiscutibile e miracoloso di aver salvato la Spal e di averci messo i soldi suoi con aiuti zero (cosa evidentemente tradizionale da queste parti) penso anche che l’ex numero uno biancazzurro, tanto per essere chiari, non ne abbia mezza di ritornare a farsi insultare. Ma questa è un’altra storia, qui poco rilevante, e sono comunque affari di Tomasi. Che ha danaro, esperienza, possibilità per decidere che cosa fare senza essere tirato per la tappezzeria da tizio, caio o sempronio.
Il problema, quello vero, è diverso. E ha francamente, a voler tentare di essere fini, seccato la pianta. Ma che dico seccato la pianta. Ha proprio frantumato i maroni. Perché, ritorno all’inizio, sono tre anni che ogni mattina si legge che il Presidente Butelli, a capo chino e a passo lento nonostante le sue maratone, e magari pure con una lacrimuccia sul viso, è stato avvistato ai Lidi ferraresi mentre scongiurava il suo predecessore di tornare. Me lo immagino proprio, l’Ave, in questa versione. E se lo immaginano di sicuro anche quelli che lo conoscono bene. E’ proprio da lui elemosinare, piangere, pregare. Ma fosse solo questo…
No, perché in questi tre anni è successo e continua a succedere di tutto. E’ difficile ricordare i vari episodi e i vari articoli. Vado a memoria e a casaccio partendo dalle cazzate più recenti. Ce n’è una fantastica, detta e ridetta nelle scorse settimane. La Spal a Taranto non aveva il medico sociale. E via di seguito con “è incomprensibile che una società professionistica non abbia il medico in trasferta”, “il medico in trasferta quest’anno non ci sarà mai” e avanti a sparar minchiate. Tanto il messaggio è passato e pazienza se non era vero. Per la cronaca: a Taranto il medico della Spal ovviamente c’era, soltanto che non era in panchina ma a bordocampo perché i tardivi permessi sono appunto arrivati fuori tempo massimo ma proprio per rimediare a questa lentezza burocratica è stato dato il via libera a far sedere il medico sociale a bordocampo. Medico che sarà sempre presente, com’è ovvio che sia (il Pisa, però, la prima giornata non ce l’aveva il dottore a Ferrara… Andate a vedere se i giornali toscani hanno scritto una riga su questo!).
Un’altra cosa bellissima è che solamente a Ferrara con puntualità e bisturi certosino si ricorda spesso e volentieri (!), che mancano giorni ics ai pagamenti. Il primo nostro lettore che ci invia una serie di articoli qualunque riferiti a una società che non sia la Spal sul tema con identico “terrorismo” vince una maglietta storica biancazzurra che tolgo dalla mia collezione alla quale tengo come a un… pomeriggio ad ascoltare musica con Elisabetta Canalis.
E poi, dulcis in fundo (ma quale “fundo” visto che in mezzo ci sono anni di chicche sempre smentite dai fatti!): il fotovoltaico. Che non si farà mai, che è una bufala, che è impossibile avere tutti quei permessi, che figurati se trovano un imprenditore disposto a investire tutti quei milioni di euro. E invece, toh, ecco il Parco Fotovoltaico. Ecco che la prima società sportiva al mondo a fare un’operazione del genere – raccontata nei dettagli da tutti, ma proprio tutti, i media italiani – è la Spal di Butelli. Lo stesso Butelli dato in processione ogni mattina verso le acque salmastre dei Lidi ferraresi.
Dimenticavo l’ultima. Per certi versi la più clamorosa. E sicuramente insuperabile più del tonno della pubblicità. Vigilia di Spal-Viareggio. Una tempestica pazzesca e certamente utile alla squadra. Apro i giornali e salto letteralmente sulla sedia. Leggo a caratteri cubitali che, aperte virgolette, “sembra in concreto che Remo Turra si stia sfilando” e poi che la Spal è in grave difficoltà e (aridaje!) chiede aiuto a Tomasi. Ma come? Ma se dieci giorni prima l’imprenditore del fotovoltaico aveva annunciato alla stampa e al Sindaco la sua imminente entrata nel Club e pure il suo interesse per il business del nuovo stadio… Oddio, mi è impazzito Turra! Macché, era l’ennesima cazzata. Vado a rileggere e non c’è una dichiarazione dello stesso Turra. Incredibile ma (purtroppo) vero.
E lo scandalo dell’estate? Come si possono dimenticare quattro pagine in cronaca (!) sulla famigerata vicenda Asics riportata da tutta la stampa mondiale? Riassunto per gli ignoranti. La Spal doveva alla ditta di abbigliamento sportivo una cifra di trecentomila euro o forse anche meno. Ma la stessa Asics, giustamente arrabbiata per il mancato saldo, ha chiesto tramite avvocati e giudici il risarcimento della somma. La Spal non ha ricevuto l’istanza fallimentare, ha comunque trovato un accordo con il fornitore eppure… “La Spal verso il fallimento”. Punto. E tu, vero innamorato della tua squadra a prescindere dal proprietario del momento, rischi lo sciopone davanti all’edicola. Poi leggi in piccolo, il giorno dopo, che la questione è risolta ma tant’è, il terrore ha già fatto il suo corso ma le pagine in cronaca restano tali.
E potrei continuare ancora con esempi analoghi che non avrebbero bisogno di alcuna invenzione davanti a un diritto, questo sì sacrosanto, di far dire e scrivere a chiunque che il tifoso ics o il giornalista ipsilon sperano che ritorni Tomasi o che, comunque, se ne vada Butelli perché non credono a questa gestione, non vedono prospettiva e chissà cos’altro. Tutto lecito. Basta dirlo. Scriverlo. E firmarlo. Poi, come sempre, il tempo sarà galantuomo e ai poster(i) andrà l’ardua sentenza. E dire che, magari in ritardo (errore) tutte le difficoltà economiche che hanno addirittura portato a penalizzazioni ci sono state e sono chiare a tutti. Consiglio una ricerca anche sul nostro sito dove troverete tra virgolette le parole, queste sì reali, del Presidente Butelli che ammette ritardi, omissioni con tanto di scuse e spiegazioni. Errori, insomma, ne sono stati commessi e svariati. Inventare argomenti per criticare, quindi, è un esercizio di stile, meglio: una gufata “interessata”. Gli argomenti, alla voce mancanze, ci sono già. Basta “picchiare” lì.
Tutto questo ennesimo fare le pulci in casa Spal deve avere qualche altro obiettivo che, lo giuro sulla Spal, mi sfugge. Non ricordo una “campagna” del genere, per esempio, ai tempi del Galantuomo Pagliuso, o all’epoca del fallimento. Non ricordo critiche quando l’ovetto ci è stato rubato. Non ricordo trafiletti sulle scadenze dei pagamenti. Non ricordo una beata ceppa alla voce (presunto) giornalismo d’inchiesta a tinte biancazzurre. Dev’essere merito di Marco Travaglio. Del suo sacro furore nello scandagliare per nefandezze varie. Furore evidentemente trasferito a Ferrara dove per anni nessuno si è accorto dello scandalo Coopcostruttori per citare un altro “caso”.
E’ successo, e succede, tutto adesso. Ho finalmente scoperto perché Butelli ha quel colore di capelli. Dev’essere la rogna. Ho scoperto anche perché Turra prima dice che entra e poi cambia idea. E’ semplicemente pazzo. Ho scoperto pure perché Pozzi non manda il medico a Taranto. E’ un burlone, voleva fare… “un scherzo”. Ho scoperto perché il Parco Fotovoltaico è stato costruito. I dirigenti dell’Ars et Labor volevano fare un plastico per i playmobil ma un ingegnere preposto non ci ha capito un cazzo. Ho scoperto perché non sono stati pagati subito quei soldi all’Asics. Butelli che è uno che ci tiene al look ha deciso di cambiare materiale tecnico a ogni chilometro di corsa delle sue maratone e ha speso tutti quei soldi in figurine. Ma ho scoperto, più di tutto il resto, che voler bene alla Spal è un’altra cosa e sono altre persone. Quelli che, nonostante tutto, vanno la domenica allo stadio. Quelli che a ogni articolo che scrivono trasudano passione. Quelli che s’inventano un’operazione come quella del fotovoltaico per assicurare un futuro che prescinde dal Padrone del vapore. Quelli che non si nascondono. Che non inventano. Che cercano di sostenere perché in ballo non c’è Butelli, Tomasi o, peggio, Pagliuso. Ma la Spal. Che sarebbe di tutti i ferraresi. E da tutti andrebbe amata a prescindere da chi comanda e fatto salvo, ovviamente, ogni diritto di critica seria. Ai tifosi veri interessa poco chi stacca assegni e gestisce il tutto. Anzi, frega un cazzo. Basta che non sia un mascalzone e non è, almeno su questo converranno persino gli “inventori” di notizie, il caso di oggi. Lo è stato qualche tempo fa ma, allora, pare non se ne sia accorto nessuno. Proprio come, insisto, quell’ovetto rubato, ripeto: rubato, senza che alcuno scrivesse una riga. Ovetto che oggi andrebbe ricomprato. Tanto paga Butelli.
Però la Spal è vicina al fallimento, Turra scappa, Tomasi torna, il medico non c’è, serviva un difensore, con il Viareggio era già una partita da vita o morte e via così. In principio si chiamava Società Polisportiva Ars et Labor. Adesso credono che sia diventata Società Per Assoluti Lobotomizzati oppure Società Pirloni Apocalittici Laidi. Non è così e presto arriveranno altre conferme per tutti quelli che non hanno ancora capito ma che, come cantava il grande Fossati, parlano e parlano e poi scrivono e scrivono ma sono illazioni, opinioni personali spesso sentite dai fatti o, peggio, sentito dire da chi ha interessi (veri) appunto a dire. Il problema, l’ennesimo, è che conta il fare seppure con tutte, ripeto anche qui, le mancanze, gli errori o i ritardi che ci sono stati.
Pensate alla Spal, la (presunta) vostra Spal piuttosto. Perché adesso basta. Ma basta veramente. E mi rode un altro po’ anche perché questa settimana avrei voluto scrivere della vittoria numero mille nella storia biancazzurra, del primo successo in campionato, di una squadra divertente e azzeccata, di un allenatore che farà molta ma molta strada, della miglior difesa del campionato fin qui, del nuovo braccialetto portafortuna di Geo… E invece no. Mi tocca sparare cazzate, ricordando tutte quelle che ogni mattina ti rovinano caffè e cornetto. Togliete quei “ma” dalle vostre parole, dalle vostre penne e dai vostri cannoni.
La Spal ha vinto ma… Il fotovoltaico esiste ma… Turra ha detto ma… Butelli assicura ma… Qui c’è solo un “ma” legittimo. Questo, scelto in un raro barlume di raffinatezza: ma… vedete di smetterla.