L’INCREDIBILE STORIA DI FABIO PISACANE, BALUARDO DELLA TERNANA CAPOLISTA: LA MALATTIA, LA DENUNCIA E LA SPAL SFIORATA

Fabio Pisacane, professione difensore centrale. Napoletano doc, la sua è una di quelle storie da raccontare: nel 2001, a causa di un virus al sistema nervoso che un bel giorno non lo ha fatto più alzare dal letto, ha rischiato di non poter più camminare. Tornato in forze, grazie anche alla sua incrollabile fede, ha ripreso a rincorrere il suo sogno: dalla serie B con il Genoa di Milito e Lamouchi, poi C1 con Ravenna, Cremonese, Virtus Lanciano e Lumezzane, ancora la serie B, questa volta da titolare, con l’Ancona e l’ultima stagione il ritorno a Lumezzane, in Prima divisione. Oggi è il baluardo indiscusso della retroguardia della Ternana.

Ternana autentica rivelazione di questo primo scorcio di campionato…
“Stiamo facendo bene, inutile negarlo, i risultati in questo momento dicono che siamo la squadra che sta facendo meglio delle altre ma il campionato è ancora lunghissimo. Bisogna riconoscere che siamo un bel gruppo, affiatato, ci aiutiamo e ci sacrifichiamo l’uno per l’altro, negli allenamenti e in partita e la cosa bella è che ci divertiamo. Il merito è senza dubbio della società, di tutto l’ambiente che ruota attorno alla Ternana, dal magazziniere al Presidente, tutti hanno un ruolo fondamentale e basilare in questo bellissimo progetto. Non siamo partiti per vincerlo il campionato però ci godiamo il momento”.

Un passato diviso tra Chievo, Ancona e Lumezzane, una stagione in B importante in maglia dorica, altre disputate sempre da protagonista. Numeri alla mano sei, oggi, il miglior difensore di Prima divisione, eppure Terni rappresenta per te una specie di rinascita. Come è possibile?
Il mondo del calcio è particolare, spesso chi ci rappresenta ci danneggia perché pensa più a far fruttare i propri interessi che quelli del suo assistito e il risultato finale è che non ci guadagna nessuno, anzi, noi calciatori ne usciamo spesso con le ossa rotte. E’ successo anche a me, quest’anno a Lumezzane: loro volevano riscattarmi per poi mandarmi altrove e io non ho voluto. Già un anno fa avrei voluto lasciare il Lume ma non perché là non mi fossi trovato bene, anzi, semplicemente perché un calciatore a un certo punto della propria carriera sente di non aver più gli stessi stimoli che aveva quando per la prima volta aveva indossato quella maglia. Avevo già capito che era il momento di cambiare aria ma non se ne fece nulla. Ne presi atto e mi comportai da professionista e penso di aver dato il mio onesto contributo finché ad agosto presi la decisione di rescindere definitivamente il contratto. E oggi sono a tutti gli effetti un giocatore della Ternana”.

Perché proprio Terni?
“Ci ho messo due minuti a prendere la macchina e venire qui a Terni: motivazioni, schiettezza, serietà intenti mi hanno convinto. Per non parlare del colloquio che ho avuto con mister Toscano. Lui è il nostro valore aggiunto”.

Che allenatore è?
“Un allenatore che premia il lavoro settimanale sul campo e non guarda in faccia a nessuno, a prescindere da chi sei o dalla carriera che hai alle spalle. Siamo un gruppo di venti giocatori e nessuno di noi è indispensabile. Siamo importanti tutti allo stesso modo, tra noi si è instaurato un legame speciale, uno spirito di solidarietà tanto forte che sul campo non può che essere vincente. Riusciamo a fare bene perché dietro di noi c’è qualcuno che non grande perizia e fatica ogni giorno riesce a tirare fuori da ciascuno di noi il meglio. Non è facile interpretare il 343 del mister, io stesso ho sempre giocato a quattro in difesa, eppure mi sto adattando, ho iniziato sul centro destra poi, per ragioni tattiche o di squalifiche mi sono spostato al centro e qui sono rimasto. Occorre tanta concentrazione, tanta fatica e tanto sacrificio per fare bene quello che ci chiede l’allenatore”.

Dai Quartieri Spagnoli di Napoli al Genoa all’età di tredici anni. Sei cresciuto in fretta.
“Sono cresciuto nel quartiere per eccellenza di Napoli, in un posto in cui molto spesso non esiste alternativa a diventare uomo anche sei sei ancora soltanto un ragazzino. Lì non hai troppo tempo di fermarti a pensare, devi agire e capire subito quale strada scegliere: andavo a scuola alle otto di mattina e uscivo alle cinque del pomeriggio in un istituto di suore, poi rimanevo in strada fino a sera, nella mia palestra per eccellenza. Non mi vergogno a raccontare che facevamo le porte con i vestiti ma nella nostra povertà non ci mancava nulla: eravamo spiriti liberi il cui unico credo era quello di correre dietro a un pallone divertendosi. Questo è il calcio che porto dentro di me, questo è lo sport che faccio io ogni giorno a distanza di tanti anni. Ho famiglia a Napoli e lì è tutto come sempre: gli stessi ragazzi, gli stessi bambini, gli stessi giochi. E’ lo sport che a volte si dimentica di loro”.

E’ dai tempi di “moggiopoli” che il calcio soprattutto non è un grande esempio. Tuo malgrado anche tu, la primavera scorsa, sei stato protagonista di una situazione a dir poco spiacevole. Vuoi raccontarcela?
“Il quattordici marzo scorso fui contattato dal diesse del Ravenna Buffone: mi chiese di perdere la partita, in cambio avrei avuto cinquantamila euro. Mi è crollato il mondo addosso. Quella telefonata mi ha gelato il sangue nelle vene. Io sogno da quando ero bambino di arrivare dove arrivato il mio idolo Fabio Cannavaro, ogni sabato sera non dormo pensando all’attaccante che dovrò marcare il giorno dopo, ne penso di tutti i colori, mi sale l’adrenalina, aspetto la partita portando dentro di me la convinzione che vincerà chi avrà lavorato meglio durante la settimana, chi avrà i giocatori migliori, il più fortunato anche. Ci sta. Ma non il più scorretto. A me non era mai successo e spero non capiti mai più a nessuno di sentirsi così umiliato come mi sono sentito io. Mi è stato proposto di sporcare anni di sacrifici. E’ stato offeso l’uomo prima ancora di tutto. Sono corso dai miei compagni e dalla mia dirigenza e abbiamo deciso di denunciare il tutto. Il risultato? Beh, ho ricevuto tantissime minacce da parte dei miei ex tifosi a Ravenna ma che potevo fare? Vendermi? Perché? Non esiste. Nessuno deve permetterlo. Io ho fatto solo la mia parte e sono convinto che tutti avrebbero reagito come ho reagito io in quella situazione. Non mi sento un eroe e non sono nemmeno un santo, ho semplicemente aspettato che la fosse fatta luce sulla questione. Sono profondamente credente e ho da sempre avuto fiducia che le cose si sarebbero sistemate. Oggi io sono ancora nel mio mondo, sono ancora un giocatore di calcio. Qualcuno invece ha dovuto ammettere di aver sbagliato. E sta pagando i suoi errori”.

Cosa ti senti di dire dopo questa brutta pagina che hai vissuto, ai bambini e a tutti quei giovani ragazzi che con tanta fatica e sacrifici stanno iniziano ora a muovere i primi passi in questo mondo.
“Che non devono aver paura di niente e di nessuno. Che non devono smettere mai di sognare. Che devono aspettare il loro momento. Perché arriva per tutti prima o poi. Anche quando le cose sembrano andare male e te lo dice uno che pochi anni fa un bel giorno non si è più potuto alzare dal letto, mi sono trovato paralizzato dalla testa ai piedi per colpa di un’infezione che ha colpito le radici nervose. Ho avuto tanta paura di non farcela. Però mi sono rialzato. Con l’aiuto della fede. Della famiglia, degli amici. Oggi gioco ancora a calcio, mi diverto e nessuno potrà mai togliermi lo sfizio di fare di questo che è il mio mestiere anche la gioia più grande. Sono convinto che il marcio adesso sia sparito. Voglio crederlo”.

E della Spal cosa vuoi dire?
“La seguo tramite voi e l’ho seguita spesso anche l’anno scorso perché lì c’era anche Volpe con cui sono cresciuto insieme sin da bambini a Napoli. Dovevate stravincere il campionato l’anno scorso, non mi aspettavo quel tracollo. La Spal deve stare tranquilla, la dirigenza è capace, il vostro diggì Bortolo Pozzi è una di quelle persone che il calcio lo conosce e parecchio bene, soprattutto quando sceglie i giovani, è difficile sbagli. A dirla tutta, un anno fa, c’è mancato veramente poco perché venissi a Ferrara. E’ una grande piazza la vostra, per tutti è un orgoglio nell’ambiente essere accostati alla Spal. Arriverà anche il vostro momento”.

LA PROBABILE FORMAZIONE
TERNANA (343)
Ambrosi; Ferraro, Pisacane, De Giosa; Dianda, Carcuro, Miglietta, Gotti; Nolè, Litteri, Sinigaglia.
All.: Toscano.

BALLOTTAGGI
De Giosa-Fazio 55%-45%
Litteri-Docente 70%-30%
Ferraro-Stendardo 60%-40%

INFORTUNATI
nessuno

SQUALIFICATI
nessuno

LA ROSA

Portieri
Ambrosi, Serrani e Virgili

Difensori
Camillini, De Giosa, Fazio, Ferraro, Gotti, Minelli, Pisacane e Stendardo

Centrocampisti
Agostini, Arrigoni, Bernardi, Carcuro, Cejas, D’Antoni, Dianda, Fuscello, Lacheheb e Miglietta

Attaccanti
Della Penna, Docente, Litteri, Nolè e Sinigaglia

IL CAMMINO

1a giornata 04/09/2011 Ternana-Viareggio 1-0

2a giornata 11/09/2011 Tritium-Ternana 2-0

3a giornata 18/09/2011 Ternana-Foligno 2-1

4a giornata 25/09/2011 Lumezzane-Ternana 0-0

5a giornata 02/10/2011 Ternana-Carpi  2-1

6a giornata 09/10/2011 Ternana-Benevento 2-0

7a giornata 12/10/2011 Taranto-Ternana 0-1

8a giornata 16/10/2011 Ternana-Pisa 1-0

9a giornata 23/10/2011 Avellino-Ternana 1-3

10a giornata 30/10/2011 Ternana-Pavia 2-2

I MARCATORI

4 Nolè (1 su rig.)
2 Gotti, Litteri e Pisacane
1 Docente, Fazio, Miglietta e Sinigaglia

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