BERRETTI, PARLA IL DIRETTORE DEL SETTORE GIOVANILE LAURICELLA: DIAMO TEMPO E FIDUCIA AI RAGAZZI, LA QUALITA’ NON MANCA

Da ottimo attaccante quale è stato in (recenti) tempi passati, Massimo Pedriali non ha perso l’attitudine al dribbling, nemmeno nella vita quotidiana. Incrociato nei corridoi del centro d’addestramento di via Copparo per concordare l’usuale intervista del venerdì, fa un elegante passo di lato – col sorriso – e dice: “Purtroppo rischio di dirti sempre le stesse cose, visti i risultati”. Al suo fianco il preparatore Damiano Duina annuisce, anche lui sorridente. In effetti cinque sconfitte consecutive lasciano intatti i presupposti di una chiacchierata sulla partita successiva. La soluzione, la giocata vincente – per rimanere nel campo della metafora – la trova lui stesso: “Perché questa settimana non fai parlare Elio? Così anche per scaramanzia…”. L’Elio in questione è il direttore generale del settore giovanile Lauricella. Che in effetti fino a ora non si è mai pronunciato sui temi caldi dell’autunno biancazzurro. Il dirigente accetta di buon grado la proposta: “Speriamo che la scaramanzia possa fare effetto”, commenta ironico.

Direttore, conviene subito partire da un commento sul periodo non esattamente felice della Berretti.
“Sì, però prima vorrei fare una premessa, se me lo permetti”.

Prego.
“Non ho mai avuto occasione di fare un elogio generale a chi lavora per il settore giovanile. È importante per me sottolineare come la società abbia condiviso i nostri progetti, così come rimarcare la professionalità e l’attaccamento di tutto lo staff. Lo dico perché è un ringraziamento dovuto: negli ultimi tre anni abbiamo ottenuto risultati di rilievo e prodotto qualche buon talento, non ultimo Gianluca Laurenti. Ma non solo: si è sempre lavorato per garantire una crescita tecnica e umana a tutti i ragazzi che si allenano al Centro di via Copparo. È una sfida che ci stimola a fare sempre meglio e ci sono i presupposti per fare davvero bene nel prossimo futuro”.

Il presente, almeno quella della Berretti, è un po’ fosco: come si spiega il momento negativo della squadra?
“Nonostante i risultati non siano positivi ho molta fiducia in Pedriali e nel suo staff, la stessa che avevo quest’estate prima del raduno. Dobbiamo essere consapevoli del fatto che la Berretti di quest’anno è necessariamente un gruppo totalmente nuovo che proviene dalla categoria Allievi e che comprende solo tre giocatori della rosa dell’anno scorso. Vale quindi da sé il principio per cui serve tempo per vedere risultati. Il passaggio tra le due categorie non è semplice: a questo aggiungiamo che molto spesso la squadra si trova ad affrontare avversarie che in media hanno formazioni di otto, dieci anni più grandi. Può non sembrare ma invece è un dettaglio che fa la differenza a questi livelli. A livello fisico, ma anche in termini di esperienza”.

Oltre al dato anagrafico ci sono altre differenze sostanziali con la Berretti della scorsa stagione?
“L’età in sé implica altrettanti limiti, come dicevo prima. Nonostante in squadra ci siano dei classe 1994 con strutture fisiche importanti, bisogna anche considerare come la loro crescita sia ancora in corso. La categoria Berretti è un po’ l’anticamera del professionismo in Lega Pro, per cui serve anche quel pizzico di malizia che a volte i nostri ragazzi mostrano di non avere. Spesso hanno subìto gol per difetti di concentrazione, un fatto che dimostra la pericolosità di sottovalutare qualsiasi avversario. Comunque, torno a dirlo, un anno in questa categoria contribuirà a dare ai ragazzi tutti gli strumenti necessari per affrontarla al meglio in futuro. Ci sono buone qualità da sviluppare, ma soprattutto c’è lo spirito giusto da parte dei giocatori. Sono desiderosi di crescere e imparare, questo deve essere l’obiettivo principale”.

A proposito di obiettivi: a inizio stagione si è mai parlato di traguardi minimi da raggiungere in questa stagione?
“No, non sono mai stati fissati obiettivi perché sapevamo che si sarebbe trattato di una stagione di transizione e quindi non avrebbe avuto molto senso farlo. Mi sono limitato a dire ai ragazzi che spettava loro un compito gravoso visto quanto è stato fatto nella stagione scorsa da quelli che li hanno preceduti. Abbiamo visto nei mesi scorsi come in città si possa creare attenzione ai risultati della Berretti, perciò bisogna fare attenzione anche alle eventuali pressioni esterne. Per adesso siamo ancora all’inizio, mancano ancora tante partite da giocare e solo più avanti potremo davvero capire il potenziale del gruppo. Quella che l’attuale squadra si trova a vivere è per certi versi la riproposizione di una situazione naturale: nel 2009 una Berretti tutta nuova aveva chiuso il campionato a metà classifica per poi fare una stagione brillante l’anno successivo. Si tratta solo di aver pazienza e fiducia nei ragazzi”.

È possibile che l’allenatore senta un po’ il peso dell’eredità di Giuseppe Brescia?
“Non credo, anche se immagino non sia facile subentrare a uno esperto come Beppe. Però sono convinto che Pedriali sia un grande professionista, lo apprezzo sia come uomo, sia come tecnico. I risultati non lo stanno premiando, ma io seguo il suo lavoro e posso dire che viene svolto in maniera impeccabile. È particolarmente bravo nel gestire l’aspetto psicologico, cosa non facile con ragazzi di diciassette, diciotto anni”.

Domani è il giorno del derby contro la Giacomense, una società in crescita.
“Sì, è una società seria e professionale, con tanta voglia di fare bene. Domani però è una partita come tutte le altre e non lo dico certo per sminuire l’avversario. Mi rendo conto che i giocatori possano sentirla un po’ di più, è pur sempre una rivalità quasi cittadina, ma quello che più conta è dimostrare i progressi fatti durante la settimana di allenamento. Un risultato positivo può valere come gratifica in termini di entusiasmo, ma non faremo certo drammi se questo non dovesse arrivare”.

 

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