L’ARRIVO E IL RITORNO DI SAVINO BELLINI PROTAGONISTA DI QUEL PARI A REGGIO PIU’ DI SESSANTA ANNI FA

REGGIANA-SPAL 0-0 (26 ottobre 1947)
Personaggio: Savino Bellini

Quando, nel 1934, arrivò a Ferrara aveva ventuno anni e un buon biglietto da visita, non a caso il presidente spallino, il Commendator Orsi e l’allenatore Michele Balacich, si lasciarono, facilmente, convincere da un certo Paolo Mazza, all’epoca allenatore della Portuense (dove giocava perché era nato a Portomaggiore) ad acquistarlo. Con la maglia rossonera del club di Portomaggiore, militante in Prima Divisione, Bellini si era distinto per impegno e classe, tanto che nel suo primo torneo con la maglia della Spal, il suo esordio in serie B non gli comportò nessun problema di ambientamento. Nella successiva annata, grazie anche al lavoro tecnico svolto dal nuovo allenatore, Giorgio Hlavay, Bellini si impose all’attenzione generale, realizzando sedici reti in trentaquattro gare. Al termine del torneo, il Commendator Argazzi, presidente spallino, non riuscì a salvare la Spal dalla retrocessione ma ripianò il debito con la cessione di Bellini al Novara, militante in serie A.
Con la maglia azzurra dei piemontesi giocò un solo anno, disputò ventisei partite e segnò ben sei gol. Il Novara retrocesse in B, Bellini invece rimase nella Massima Divisione, acquistato dalla Juventus. Il suo arrivo a Torino scatenò la tifoseria bianconera, erano in tanti a essere convinti che avrebbe sostituito, nel cuore della tifoseria, il grande e indimenticato Renato Cesarini. Il suo primo campionato con la Juventus confermò tutti i presupposti  dell’investimento societario: ventinove gare, otto reti e la convocazione in Nazionale. E fu proprio un allenamento con gli azzurri a penalizzargli la carriera, quando un banale incidente di gioco gli causò la rottura di una gamba. Infatti nel campionato successivo, 1938-39, giocò poco, appena quattordici partite e due gol, meglio la stagione seguente, ventisei gare e sei reti. Malgrado il grave infortunio che non gli permise di mantenere le premesse iniziali, la Juventus non volle mai cederlo, infatti rimase sette anni, disputando complessivamente centocinque gare, andando a segno ventotto volte. Con la maglia bianconera giocò con campioni che fecero la storia del calcio nazionale, da Alfredo Foni a Luis Monti, da Pietro Rava a Guglielmo Gabetto, dai fratelli Sentimenti (Lucidio e Vittorio) a Carlo Parola, in più fu allenato da trainer dello stampo di Karl Sturmer, Umberto Caligaris, Virginio Rosetta. Durante la fase finale della guerra, per sbarcare il lunario, giocò alcune partite con il Varese prima e con il Milan dopo e nella città meneghina vi rimase, accasandosi nell’estate del 1945 con l’Inter. Conquistato il quarto posto nella fase finale del primo campionato post guerra con i neroazzurri, oramai trentatreenne fu richiamato dal suo vecchio mentore, Paolo Mazza, divenuto nel frattempo punto di coagulo del calcio ferrarese. La Spal era in B e annoverava  fra i suoi Serafino Montanari, Bruno Zorzi, Giovanni Emiliani, Aldo Biagiotti, ma l’apporto di Bellini, quelle poche volte che giocò, come a Reggio Emilia, fu sempre valido ed importante. Non aveva più lo scatto e l’esuberanza di un tempo, riusciva, però, con esperienza e capacità tattica a dare un grande aiuto all’intera squadra.

 

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