IL PARADOSSO E’ CHE NEL SECONDO TEMPO SI E’ VISTA LA SPAL PIU’ BELLA DEGLI ULTIMI ANNI. PECCATO PERCHE’ I RAGAZZI DI VECCHI HANNO DATO TUTTO E MERITAVANO DI PIU’

SPAL-FOGGIA 1-2 (0-0)
SPAL (4141):
Capecchi; Cosner, Zamboni, A. Vecchi, Canzian (dal 43’ s.t. G. Rossi); Agnelli; Melara, P. Rossi (dal 14’ s.t. Bedin), Castiglia, Laurenti (dal 34’ s.t. Beduschi); Arma. A disp.: Teodorani, Migliorini, Fortunato, Marconi.
All.: S. Vecchi.
FOGGIA (343):
Ginestra; Traorè, Lanzoni, Gigliotti; Molina, Wagner (dal 35’ p.t. Perpetuini), Meduri, Tomi (dal 1’ s.t. Frigerio, dal 32’ s.t. Cruz); Defrel, Giovio, Agodirin. A disp.: Botticella, Toppan, Cardin, Cortesi.
All.: Stringara.
ARBITRO: Olivieri di Palermo (Assistenti: Schembri e D’Apice).
MARCATORI: 9’ s.t. Arma (S) su rig. , 14’ s.t. Gigliotti (F) su rig. e al 44’ s.t. Lanzoni (F).
AMMONITI: P. Rossi (S), Tomi (F), Traorè (F), Perpetuini (F), Arma (S), Gigliotti (F) e Agnelli (S).
ESPULSI: al 4’ s.t. Castiglia (S) per gioco violento e al 21’ s.t. Arma (S) per doppia ammonizione. Allontanato al 22’ s.t. il direttore generale della Spal Bortolo Pozzi per reiterate proteste.
NOTE: giornata umida e nebbiosa, terreno in buone condizioni, temperatura tipicamente novembrina. Si è giocato sotto la luce artificiale dei riflettori per tutta la durata dell’incontro. Spettatori 1.800 circa, (544 paganti, per un incasso di € 5.784 e 1.129 abbonati, rateo di € 5.778).
Angoli: 5 a 4 per la Spal . Recupero: pt 2′, st 4’.

FERRARA – La partita più bella da quattro anni. Per ritmo e intensità, dal quarto della ripresa in poi, è stata una Spal da ricordare. E’ stata la Spal che tutti vorrebbero vedere ogni domenica sin dall’inizio. Magari senza aspettare, come spesso accade, che sia un episodio a sfavore a dare la scossa per tirar fuori energie mai viste da questi ragazzi. Per quarantasei minuti i biancazzurri sono stati da applausi a scena aperta. Commovente, a tratti entusiasmante, una prestazione che concilia il tifoso più scettico con questi ragazzi, uno per uno non c’è bisogno di fare altro che sostenerli e sperare continuino così: ci fosse ancora qualche dubbio la Spal, ha trovato la ricchezza più importante in questo gruppo, che si sta cementificando a forza di schiaffi. Dopo una settimana passata a incassare (botte e non soldi), messe nel cassetto dei ricordi da non tirare mai più fuori la prestazione contro il Lumezzane e quelle orrende di Monza e Reggio Emilia, mister Vecchi ha caricato al punto i suoi da farli entrare in campo con l’atteggiamento giusto di chi a perdere non ci sta e di chi la dignità e la faccia ce la vuole mettere fino in fondo. Nonostante il futuro sia incerto (il loro come quello della società) lo spogliatoio si è promesso di dare tutto fino a Natale prima che ciascuno di loro faccia giustamente le proprie valutazioni e in questo un ruolo fondamentale lo avrà il numero uno della società di via Copparo che oggi non era presente sui gradoni del “Mazza” per impegni precedenti già annunciati: peccato, si è perso una gara che, se non il portafoglio, almeno il cuore glielo avrebbe riempito, anzi gonfiato.
La gratitudine della tifoseria d’altronde a fine partita è stata impagabile. Ancora una volta, la curva, dimostrando una maturità da categoria superiore non ha smesso un attimo di incitare undici giocatori che via via nel corso della partita sono diventati prima dieci (dopo quattro minuti del secondo tempo), poi nove (dal ventesimo sempre della ripresa), restando senza attaccanti di ruolo ma rischiando addirittura di andare in vantaggio grazie a un Melara stratosferico e a un Agnelli altrettanto mostruoso. Questa è la Spal che vogliamo, questa è la Spal che piace. Quando si dice c’è modo e modo di perdere una partita ecco, stasera siamo a commentare una gara dove mentalmente Zamboni e compagni (ma anche tatticamente) non hanno sbagliato nulla ma che, paradossalmente, regala punti zero e una classifica che piange miseria. Inadeguata, sgombriamo subito il campo da ogni dubbio, la direzione di Olivieri di Palermo e non è un alibi né la prima volta che lo si grida a gran voce, ma è l’ennesima riprova di come la Spal quest’anno sia sicuramente bruttina, sfigata come poche ma troppe volte anche presa in giro da arbitraggi velatamente venefici.
Il Foggia prende e porta casa, ringrazia sentitamente l’appoggio involontario della giacchetta sicula e per una settimana almeno si porta in acque meno tormentate: la Spal ci rimane invischiata fino al collo ma di annegare non ne ha nessuna voglia, anzi, qualche bracciata l’ha fatta vedere e la sensazione è che la terra poi non sia così lontana da esser raggiunta benché le energie (economiche più che atletiche) non remino affatto dalla parte estense. Il primo tempo è un qualcosa che fa sembrare il Paolo Mazza il proscenio di un film dell’orrore: spalti semideserti, nebbia, riflettori accesi, l’effige di un diavolo vestito di rossonero dalla parte degli ospiti e cori minacciosi dei foggiani non tesserati all’indirizzo di patron Casillo. Si comincia con un lungo abbraccio tra Zamboni e Agodirin a metà campo: l’inedito capitano dei dauni sarà poi tra i più ricercati a fine partita ma non per i canonici saluti di rito. In campo succede poco, vince prevalentemente la paura di non scoprirsi. Arma unica punta è l’unica cosa che mister Vecchi dovrà al più presto cambiare perché così davvero non si segna neanche a morire. Il protagonista è comunque l’arbitro che prima ammonisce Paolo Rossi inspiegabilmente poi con la sua inenarrabile serie di fischi spezzetta l’incontro a più riprese regalando un canovaccio ai pochi intimi tutt’altro che esaltante. In mezzo l’ammonizione per simulazione ad Arma, con la maglia che però si allunga dopo che Traoré non era riuscito nell’anticipo. Il Foggia lo vedi poco, in attacco è peggio che andar di notte benché giochi con tre punte, Agodirin è il solito giocatore che è passato di qui due anni fa, Giovio e Defrel non toccano palla a dispetto della loro grande fisicità anche perché Zamboni e Alessandro Vecchi faticano a sbagliare un pallone. Sugli scudi Agnelli e Melara che, al pari di Capecchi e lo stesso Zamboni si caricano sulle spalle la squadra e cercano di uscire dal guscio: i  rossoneri, con Gigliotti e Lanzoni chiamati al fallo tattico sistematico a ogni dipartita estense vengono più volte graziati con il risultato che la Spal (e il pubblico) inizia a spazientirsi già prima del quarantacinquesimo. Stringara si accorge che così non va, chiama Wagner in panchina al trentacinquesimo, getta nella mischia il fantasista Perpetuini ma il copione è lo stesso. Spal generosa ma confusionaria, Foggia abulico e volitivo, il comune denominatore di entrambe le squadre è il non averne un’idea dalla cintola in su. Lo 0 a 0 è inevitabile.
La ripresa inizia subito male: Castiglia da dietro su Agodirin, l’arbitro è appollaiato dietro di lui come un corvaccio sullo scranno di un moribondo: rosso diretto e proteste inutili. Qui inizia la partita dei biancazzurri: passano tre minuti appena e in area di rigore succede il pandemonio con due abbracci troppo… affettuosi di Gigliotti e Lanzoni rispettivamente su Arma e Melara che vengono sanzionati con un rigore sacrosanto che l’attaccante di Agadir trasforma spiazzando Ginestra. Esplode il “Mazza”, la Spal ingrana la sesta marcia e con un Melara e un Agnelli imprendibili comincia a credere nel miracolo. Macché. Tredicesimo: ingenuità (l’unica della partita) di Zamboni che atterra Agodirin sulla gamba d’appoggio in area di rigore, con il nigeriano intento con una finta a portarsi sull’esterno dove sarebbe stato del tutto innocuo e seconda massima punizione dell’incontro assegnata dall’ingombrante direttore di gara. Gigliotti dagli undici metri tira forte e batte Capecchi, è l’1 a 1. Si copre Vecchi, inserisce Bedin e toglie Paolo Rossi, l’arbitro dal campo richiama Beduschi che si stava riscaldando in una zona di campo a suo dire non corretta (!). Ventesimo: punizione di Agnelli, Arma segna toccando la palla di mano e mentre l’arbitro aveva già fermato il gioco: doppio giallo e doccia anticipata anche per lui. Le ire del pubblico sono irrefrenabili al pari di quelle del diggì Pozzi che viene spedito anzitempo negli spogliatoi. Stringara butta nella mischia Cruz (ultimo gol segnato tre anni fa) e toglie il diciannovenne Frigerio da trenta minuti scarsi in campo ma anche con due uomini di vantaggio i satanelli sono davvero poca cosa. La Spal macina chilometri e gioco, Melara fa la punta, Laurenti il terzino, Cosner e Canzian viaggiano a mille sulla fascia, Agnelli e Bedin in mezzo al campo sono dei leoni, dietro non passa la capocchia di uno spillo e il pubblico risponde incitando a più riprese una prestazione di gruppo coraggiosa e gagliarda. Trentunesimo: Canzian per Melara che aggancia al volo, supera Gigliotti e piazza di forza la palla, Ginestra con l’aiuto divino salva in angolo. E’ il preludio alla beffa, il tempo di vedere ancora un paio di sortite della nostra encomiabile ala laziale e altrettanti recuperi di Agnelli che Bedin rimane a terra dolorante nell’area pugliese: l’arbitro lascia correre e il Foggia parte in contropiede. Meduri appoggia a Molina che mette in mezzo per Lanzoni che di piatto insacca: è il 2 a 1 tra le proteste dei biancazzurri che chiedevano a gran voce che l’arbitro fermasse il gioco (o il Foggia buttasse fuori il pallone) visto che la ferita del nostro giocatore era visibilmente sanguinante. Finisce 2 a 1 per gli altri, quinta sconfitta in sei gare e una sensazione di mestizia e amara impotenza accompagnano i giocatori sotto il tunnel dopo aver dato vita a una deprecabile gazzarra iniziata sul campo dai delusi calciatori di casa nostra. Resta l’orgoglio difeso a spada tratta da questi ragazzi.

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