UNA SPAL IN GIORNATA NO REGALA STRADA E PUNTI ANCHE AL BENEVENTO. LA SITUAZIONE E’ SEMPRE PIU’ COMPLICATA

SPAL-BENEVENTO 0-2 (0-1)
SPAL (4141):
Capecchi; Ghiringhelli, Beduschi (dal 39’ s.t. Mendy), Zamboni, Canzian; Migliorini (dal 1’ s.t. Fortunato); Melara, Agnelli, Bedin (dal 28’ p.t. Marconi), Laurenti; Arma. A disp.: Teodorani, A. Vecchi, G. Rossi, Cosner.
All.: S. Vecchi.
BENEVENTO (433):
Mancinelli; D’Anna, Rinaldi, Signorini, Frascatore; La Camera (dal 31’ s.t. Fogolari), Rajcic, Vacca (dal 21’ s.t. Grauso); Cia, Altinier (dal 34’ s.t. Montini), Pintori. A disp.: Baican, Candrina, Anaclerio, Kanoutè.
All.: Imbriani.
ARBITRO:  Bietolini di Firenze (Assistenti: Palazzoni e Camillucci).
MARCATORI: 46’ p.t. e 9’ s.t. Altinier (B).
AMMONITI: Beduschi (S), Pintori (B), Agnelli (S), Cia (B), Fortunato (S) e Rajcic (B).
ESPULSI: al 20’ s.t. Laurenti (S) per proteste.
NOTE: giornata umida e nebbiosa, terreno in buone condizioni. Si è giocato sotto la luce artificiale dei riflettori per tutta la durata dell’incontro. Spettatori 1.600 circa, (471 paganti, per un incasso di  € 4.800 e 1.129 abbonati, rateo di  € 5.778).
Angoli: 5 a 5. Recupero: pt 2′, st 4’.

FERRARA –  Due a zero e tutti a casa. Finisce così al “Paolo Mazza” e da ridire, questa volta, contro arbitro, santi, sfortuna e quant’altro davvero c’è poco. Il solito pugno di mosche rimane nelle mani dei biancazzurri che sfoderano una prestazione deficitaria per oltre un’ora, riuscendo a tener testa al Benevento paradossalmente solo nell’ultima mezzora dopo che l’arbitro aveva estratto il rosso diretto a Laurenti per qualche parolina di troppo. In campo con il 4141 che non era affatto dispiaciuto a Vercelli, la squadra di Vecchi, anche inconsciamente condizionata probabilmente dai gravissimi problemi extra calcio che in questi giorni stanno tenendo banco nella società di via Copparo, entra sul terreno di gioco timorosa e contrita, impaurita da un avversario la cui classifica rende per nulla fede dell’esplosività atletica e tecnica dei suoi undici giocatori che nei primi minuti sbucano da tutte le parti e prendono d’infilata la retroguardia estense che le misure fatica a prenderle.
Le “streghe” del neo allenatore Imbriani, la più bella squadra vista a Ferrara quest’anno come gioco, ritmo e intensità, come un animale ferito e frustato scendono in campo con la consapevolezza di dover dare il tutto per tutto per non lasciare più punti per strada: fuori Candrina e Anaclerio per problemi muscolari, spazio a D’Anna nell’inedita posizione di terzino destro e all’ex primavera della Roma Frascatore dalla parte opposta con il rientrante Rinaldi a far coppia con Signorini al centro: la loro sarà una partita perfetta. Viaggiano a ritmi vertiginosi i sanniti quando ripartono in contropiede e, pur senza strafare, lasciano alla Spal le briciole. Mostruosa la prova di Rajcic in mezzo al campo: non un passaggio sbagliato, non un contrasto perso, idee a quantità industriale, granitico al momento di fermare i nostri, ottima anche la partita di La Camera che nei primi minuti ci prova un paio di volte con altrettanti tiri da lontano che fanno il solletico al sempre attento Capecchi. La Spal  dov’è si chiedono i presenti? Tra le nebbia che per inganno si alza e si abbassa per tutta la durata dell’incontro quasi a voler nascondere agli occhi dei pochi presenti l’ennesima delusione di giornata, le maglie biancazzurre si vedono a stento e il gioco latita, anzi, per questa domenica è rimasto a casa proprio come i giocatori ieri dopo la rifinitura: per la prima volta la squadra non si è ritrovata nel consueto ritiro prepartita.
Dodicesimo: Pintori si mangia un gol da posizione favorevolissima. Altinier di testa spizza all’indietro mandando fuori giri Zamboni, palla al numero undici sannita colpevolmente lasciato libero da Ghiringhelli e tiro potente che termina fuori da un metro. Il Benevento si presenta così. Passano cinque minuti, la Spal perde banalmente palla innanzi all’area di rigore giallorossa con Migliorini, Rajcic è il più lesto di tutti e mette in moto Vacca che triangola con Altinier, qui Canzian ci mette una pezza decisiva con la compartecipazione di Capecchi: proprio due minuti dopo il numero uno estense non la fa grossa rilanciando direttamente su Cia. Errori, questi, non da lui che palesano una difficoltà generale che difficilmente si potrà ancora mascherare a lungo. I campani fanno la partita, il possesso è evidente, Agnelli e Melara si dannano come sempre, Laurenti è fumoso e affatto ispirato. Ventottesimo: entra Marconi, esce Bedin che non apprezza a passare per il maggiore dei mali e non fa nulla per nasconderlo, mostrando platealmente il proprio dissenso. Fino a quel momento, a dispetto delle dichiarazioni dell’allenatore a fine partita (“giocare così senza correre e senza lottare è un’offesa per la gente e i suoi compagni e ho preferito cambiarlo”) non stava facendo così male.
Dieci minuti di errori da quel momento in poi, tanti cross, troppi lanci lunghi, chi ragiona in campo non ha addosso le strisce verticali biancazzurre ma ha una diagonale giallorossa disegnata sul petto, la differenza tra le due squadre è tangibile e impossibile da non vedere. Quarantunesimo: giallo sciocco per Agnelli che allontana il pallone mentre l’arbitro era intento a contare i passi prima di far battere una punizione al Benevento: questi sono ingenuità che non possono avere nessuna attenuante in giocatori come lui. Gara incanalata sul pari? No, magari. C’è il tempo per un palo clamoroso di Cia al quarantaduesimo su cui Canzian è poi provvidenziale nell’anticipo su Altinier pronto al tap-in vincente, prima del gol dello stesso attaccante mantovano: Pintori dalla sinistra vola che è un piacere, cross con il contagiri per l’accorrente Cia che con una finta elude l’intervento di Beduschi, Altinier spara a botta sicura e vantaggio dei giallorossi. Si va al riposo così.
Andare a caccia a mani nude e con la baionetta scarica è pericoloso, così Vecchi lascia Migliorini negli spogliatoi, prediligendo Fortunato: qualcosina cambierà, ma niente che rimarrà nella storia della Spal. Comincia come peggio non potrebbe il tempo: Beduschi, in netto anticipo, non chiama l’uscita di Capecchi e per poco non arriva la beffa, il gattone nostrano si esibisce in una vagonata di adrenalinici improperi che il difensore bergamasco difficilmente dimenticherà. Nono minuto, il Benevento chiude la pratica Spal: ancora Pintori dalla sinistra dopo un bel pallone di La Camera che taglia completamente fuori ancora Ghiringhelli, tira senza pensarci su due volte, Capecchi stavolta non trattiene e da due passi c’è ancora la zampata di Altinier a mettere la sfera in fondo al sacco. La Spal prova a reagire ma in attacco fa il solletico a dispetto delle due punte: diciassettesimo, cannonata di Melara e incrocio dei pali che sta ancora tremando. No, non è proprio la giornata (o la stagione?) giusta. Ventunesimo, Bietolini si accorge di essere clamorosamente indietro con la media rossi (la più alta del campionato), così tocca a Laurenti uscire per una parola di troppo, pare. Auguri. Silenzio assordante della Ovest in un clima di rassegnazione e scoramento più totale (a parte un “Forza nebbia alè alè”), anche patron Butelli decide di abbandonare il “Mazza”. Ventinovesimo: Arma di petto per Marconi che spara a botta sicura, Mancinelli para. La Spal è tutta qui, entra Mendy ma è poca cosa anche lui, c’è il tempo per vedere Ghiringhelli fa un recupero degno di un centometrista su D’Anna che salva probabilmente il terzo gol e poi tutti a casa. Finisce 2 a 0 per gli altri nella partita che certo non avresti dovuto vincere a tutti i costi visto l’avversario che si aveva di fronte.
Un punto in otto partite (una panchina che dovunque inizierebbe a diventare bollente), nessun gol fatto in settecentoquarantatré minuti. Serve un miracolo. Ma uno di quelli divini, quasi, per uscirne fuori. Natale è il periodo giusto, dicono, per queste cose. Ma la speranza è che ci sia tempo sufficiente per arrivare fino a quella data. Sensazionalismo a parte, per la Spal, per la società e per i giocatori le sorti sembrano avere imboccato una strada difficilmente invertibile.

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