ELOGIO (ROMANTICO MA REALISTICO) DI GIUSEPPINO MELONI, BOMBER VERO: LO DICONO I NUMERI

Dicono che non sappia giocare con e per la squadra: può essere. Dicono che un suo ex allenatore alla Spal lamentasse come non capisse e non eseguisse i movimenti da fare: può essere. Ma non importa, almeno ai miei occhi. Gli attaccanti, io, li divido in due categorie: quelli che sanno far gol, e quelli che non li fanno. Giuseppe Meloni, lui, appartiene alla prima categoria. La porta la vede, la sente, la trova. Guardiamo il rapporto tra minutaggio e reti segnate, in questi anni, e poi traiamo qualche conclusione.
Non è il salvatore della patria, non va assurto a tale ruolo, non è che le fortune o le disgrazie della Spal dipendano dalla sua presenza o meno. Giuseppino nostro, però, il gol ce l’ha nel sangue e l’ha ribadito anche l’altro pomeriggio nel derby di Coppa contro la Reggiana. Un quarto d’ora di gioco, al rientro dopo cinque mesi di assenza per un grave infortunio, gli è bastato per bollare: scatto sul filo del fuorigioco, dribbling sul portiere in uscita, palla in rete. Applausi. Per inciso, l’ultimo gol che aveva segnato, lo scorso giugno, era valso la promozione in Prima Divisione del Feralpi Salò. Come segno di gratitudine, la società bresciana – la scorsa estate – ha deciso di non riscattarlo dalla Spal. Così va il calcio. Da quel giorno a oggi, non è che al club biancazzurro si possa imputare qualcosa. Sì, durante la sessione estiva del mercato avrebbe voluto cederlo. Vero, sulla carta il pacchetto d’attacco Arma-Marconi-Mendy faceva supporre una confidenza con il gol che non fosse riconducibile solo alla vena di Rachid. Ma è anche vero che l’infortunio di Meloni era di quelli tosti, forse anche frutto delle generosità e della voglia di giocare a tutti i costi le sfide decisive del Feralpi. Insomma, la punta in questo periodo non era proprio utilizzabile. Importante che il percorso di recupero sia stato seguito scrupolosamente, e la rimessa in forma pure, grazie anche alla professionalità, alla competenza ed all’umanità del preparatore Nicola Pocaterra. Adesso Meloni è tornato, e l’ha annunciato a modo suo: con il gol. Uno squillo dolce per la Spal, che in campionato non segna su azione dalla fausta serata del 12 ottobre col Pavia.
Non sappiamo se e quando mister Vecchi lo porterà con sé, già ad Avellino o con il Foligno. Di sicuro Giuseppino può rappresentare una soluzione in più. Per caratteristiche è l’attaccante che la Spal finora non ha avuto: prende la profondità, va dentro in verticale, sa sfruttare gli spazi, è complementare sia con Arma che con Marconi, molto ma molto più di quanto Arma e Marconi lo siano tra loro. E poi, come detto, fa gol.
Una postilla, senza alcun spirito polemico. In questi mesi, in queste ultime settimane, mi avrebbe fatto piacere intervistare Meloni. Non per estorcergli chissà quali dichiarazioni, non per strappargli propositi di eventuale rivalsa nei confronti del club. No, soprattutto perchè il suo percorso di sofferenza sportiva avrebbe meritato un accompagnamento, un minimo di considerazione, per non farlo sentire dimenticato. Perchè continuo a credere i calciatori la componente più sana del carrozzone calcistico, perchè in passato – ad esempio – ho intimamente patito nel non seguire più da vicino il recupero di Paolino Rossi: tante volte mi sono rimproverato per non avergli fatto una telefonata, al di là dell’aspetto professionale; dicevo di farla, e poi per un motivo o per l’altro – anche perchè un vecchio maestro mi intimava sempre di non essere amico dei giocatori – non l’ho mai fatta. Un calciatore ai margini, soprattutto per infortunio, non è un calciatore da dimenticare. Per questo volevo essere idealmente vicino a Meloni, ma la società lo ha concesso solo per il post-Reggiana, l’altro giorno. Peccato, sia detto – lo ribadisco – senza alcuna polemica aggiuntiva. Ci sarà tempo per recuperare. Intervistando un protagonista. Bentornato, Giuseppino

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