IL GUERRIERO ALLENATORE, PREPARATORE ED EDUCATORE NON SOLO PER I PULCINI: ESSERE ALLA SPAL E’ UN ONORE. MI MANDA PASETTI

Michele Guerriero è l’allenatore dei Pulcini biancazzurri e non solo…

In che cosa consiste il suo lavoro?
“Io curo la parte motoria e coordinativa dai Pulcini, classe 2002, fino agli Esordienti. Lavoro quindi con Pasetti per i 2001 e con Finessi per i 2000. Praticamente il mio lavoro si svolge nella prima mezz’ora dell’allenamento, dove cerco di sviluppare le capacità motorie e di coordinazione dei bambini. Lavorando sopratutto su ricezione e passaggi. É un aspetto importante dell’allenamento e della crescita. E’ un’attività che si è deciso di curare molto, e la si porta avanti fino agli Esordienti, quando poi i ragazzi iniziano a lavorare con il preparatore atletico”.

Qual è la sua esperienza?
“Da calciatore ho giocato al massimo nei dilettanti. Poi ho studiato all’Isef, e una volta finito ho fatto la parificazione a scienze motorie. Dal 1996 alleno nei settori giovanili. Ho fatto tutte le categorie fino alla juniores. Poi sono arrivato alla Spal, nel 2005, dove sono ripartito dai più piccoli”.

Com’è arrivato alla Spal?
“Sono qui grazie a Luigi Pasetti. Mi ha “visto” e conosciuto quando allenavo in altri settori giovanili, e siamo rimasti in contatto. Finché un giorno mi ha chiamato e mi ha detto che c’era la possibilità di lavorare alla Spal, e per me è stato un onore essere chiamato da lui, che stimo molto, nella società calcistica più importante della città. Poi, ovviamente, ho avuto anche la fiducia di Lauricella e Orlandini. Però si può dire che è stato Pasetti a “scoprirmi”.

Qual è la soddisfazione più grande che le dà questo lavoro?
“La soddisfazione più grande del lavorare con i bambini è che puoi vedere subito cosa gli stai insegnando. Sono come delle spugne, assorbono tutto quello che gli proponi. E puoi vedere subito i frutti. Sono lo specchio di quello che stai facendo. Va da sé che in questo risiede anche il rischio di questo mestiere in caso di errori”.

Qual è la cosa più importante che cercate di passare ai bambini?
“La passione. Loro non possono essere qui perché devono o perché lo vuole qualcuno, ma perché amano questo sport, lo capiscono e si divertono nel praticarlo. Io cerco di renderli appassionati di ciò che fanno. Fargli capire il perché di quello che gli s’insegna, l’utilità. Cercando di legare il tutto al divertimento. E’ un’età delicata, un po’ perché se imparano a praticare sport in modo corretto se lo porteranno dietro per tutta la vita. E un po’ perché vedo sempre meno passione verso le cose, soprattutto da parte dei giovani, e credo sia nostro compito cercare di contagiarli un po’ con la nostra. Indipendentemente da ciò che faranno da grandi. Poi, ovviamente, devono capire che oltre alla passione ci vuole anche l’impegno e il comportamento. “Gigi” (Pasetti) ci chiede di curare molto l’aspetto comportamentale. La correttezza, il rispetto, la puntualità, l’impegno… Queste cose le vuole vedere. Ed è giusto”.

Come cercate di insegnare tutto questo?
“Io credo che il miglior metodo educativo (perché noi siamo anche un po’ educatori), specialmente verso i bambini, sia l’esempio. Se chiediamo la puntualità dobbiamo anche noi dobbiamo essere puntuali. Se chiediamo di vestirsi con la divisa della società dobbiamo indossarla anche noi, e così via. Spesso sono piccole cose, ma che però formano un comportamento corretto. Ed è attraverso l’esempio che questo deve emergere”.

Luigi Pasetti è una persona importante per il settore giovanile e, par di capire, anche per lei. Che tipo di persona è?
“Dire qualcosa di Pasetti è difficile. Di lui si potrebbe parlare tanto. È un grande. La cosa che mi stupisce di più è che nonostante sia stato un professionista ai massimi livelli e abbia poi allenato nei settori giovanili più importanti d’Italia, è una persona umile, ed è quello che qui dentro ha più passione di tutti. Fa questo lavoro come se fosse il primo giorno, prendendolo a cuore sotto ogni aspetto. Tanto per dire, lui è sempre qui al Centro. E’ quello che a volte taglia l’erba dei campi d’estate. Quello che se c’è fango per terra non si lamenta per lo sporco, ma cerca una scopa e da una sistemata. Tutto questo da uno che potrebbe tranquillamente starsene a casa risparmiandosi molti mal di pancia. E’ veramente una persona incredibile e un esempio da seguire per qualunque allenatore o dirigente. Io per arrivare alla sua età con quella voglia e quell’energia poi, ci metterei la firma”.

Ci può raccontare un aneddoto?
“La cosa che mi fa sorridere è che dice sempre che non gliene frega niente, e poi è sempre lì che lavora. Proprio l’altro giorno era un po’ arrabbiato, l’ho salutato e lui mi ha risposto: “Basta, non me ne frega più niente!”, mentre continuava a spazzare gli spogliatoi… ecco, lui è così. In questi giorni di difficoltà poi lo si vede in giro sempre un po’ alterato, e quando uno si arrabbia per qualcosa vuol dire che ci tiene”.

A proposito di questi giorni, lei cosa pensa di questa crisi societaria?
“Quello che sta succedendo a livello societario non è sicuramente una bella cosa. Mi rendo conto che ci sono problemi gravi da affrontare in fretta. Situazioni famigliari di dipendenti che necessitano provvedimenti rapidi. Però devo anche ammettere che io, facendo un altro lavoro e non dovendo mantenere la mia famiglia solo con questo, posso permettermi il lusso di rimanere un po’ fuori da tutto questo, e continuare a vedere questo mestiere semplicemente per quello che significa per me, cioè un arricchimento della mia esperienza e una cosa che faccio con piacere. Anche se capisco che se con questo stipendio ci dovessi campare le cose sarebbero diverse. Solo una cosa ci tengo a precisare però: si sono sentite un po’ di chiacchiere nell’ultimo periodo sullo staff delle giovanili. Sul fatto che chi rimanesse nonostante tutto lo facesse perché, in sostanza, non avesse altro da fare o non trovasse altre squadre in cui trasferirsi. Non è assolutamente vero. Quello che ci tiene qui è la passione; la stessa che non ci fa abbassare nemmeno di un centimetro la qualità e l’impegno che mettiamo in campo ogni giorno”.

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