DAVIDE DIONIGI E IL SEGRETO DEL SUO FORTISSIMO TARANTO: NESSUN TITOLARE E ALLENAMENTO COSTANTE DEL FISICO E DELLA MENTE

Davide Dionigi, da bomber con una carriera ventennale di centravanti ad allenatore alla sua prima esperienza sulla panchina del club di patron D’Addario. Dal 1990, quando fa il suo esordio con il Modena in serie cadetta, al 2010, anno in cui appende le scarpette al chiodo, Dionigi indosserà sedici casacche e metterà a segno centoventinove reti laureandosi capocannoniere della Serie B nella stagione 1996-1997 con la Reggina. La sua abilità da marcatore lo fanno uno dei attaccanti più ambiti, lo acquista la Fiorentina ma in maglia viola è chiuso nel suo ruolo da “Batigol”, passa quindi al Piacenza con cui inizia un periodo di stabilità, tre stagioni di Serie A in cui totalizza tredici reti in sessanta presenze. Nel 1999 è in blucerchiato; due stagioni dopo ritorna alla Reggina, le sue sei reti però non evitano la retrocessione dei calabresi in B; quindi è a Napoli dove resta per altre due campionati, nell’estate 2004 la società partenopea fallisce e Dionigi ritorna alla Reggina in serie A sotto la guida di Walter Mazzarri. Iniziano anni altalenanti a cavallo tra società quali Bari, Ternana, Spezia, Crotone, Taranto e Andria Bat dove conclude la sua carriera di scarpetta d’oro. Il nove novembre 2010 inizia la sua carriera da tecnico subentrando a Giuseppe Brucato sulla panchina del Taranto, con cui ha sottoscritto un rinnovo di contratto sino al 2016.

Momento importante per la sua squadra, tredici punti su quindici disponibili nelle ultime cinque partite sono un biglietto da visita mica da ridere.
“Ci vedi qualcosa di straordinario? Io no. E’ un risultato accettabile, ma si può fare di meglio. La mia è una squadra che ha incontrato tante difficoltà ma abbiamo sempre dimostrato grande equilibrio mentale e maturità, i ragazzi hanno “pedalato”. La mancata promozione in B della scorsa stagione brucia ancora, ci avevamo creduto, poi siamo caduti rovinosamente ai playoff. Gli umori a inizio campionato non erano dei migliori ma ho lavorato molto sull’aspetto mentale poiché fisicamente i ragazzi sono in grande forma, tutti, bisogna pensare solo a giocare e non farsi prendere da situazioni esterne al campo”.

Taranto e Spal, classifica diversa, ambizioni lontane anni luce eppure il mancato pagamento degli emolumenti a cui lei tra le righe fa riferimento porta a pensare a due situazioni molto simili.
“Certo, la situazione societaria non gode di stabilità, ci sono dei problemi importanti ma i ragazzi stanno facendo gruppo, la loro risposta è stata quella di dare il meglio in campo scindendo il dato societario da quello atletico. Sicuramente non è facile ma la situazione di fatto è questa, noi diamo il nostro contributo attraverso buone prestazioni, ai problemi societari baderanno le persone preposte a farlo. Ho molti giovani in rosa e sto inculcando loro valori diversi da quelli puramente materiali, il mio obiettivo è allenare il cuore, oltre le gambe. Non sono un predicatore, intendiamoci, ma sono convinto che dietro ogni mestiere c’è un aspetto umano che dobbiamo recuperare, soprattutto in ambito calcistico. Il mio incontro con la fede è stato fondamentale, mi ha aiutato a vedere il mondo in modo diverso, anche a considerare il calcio sotto un altro aspetto, e voglio continuare questo cammino di pari passo con la mia vita lavorativa”.

A proposito di giovani, lei è il tecnico più giovane della categoria.
“Negli ultimi anni c’è stata questa inversione di tendenza per cui molti allenatori giovanissimi sono stati preferiti a tecnici di gran lunga esperienza, forse anche per motivi economici. Nel mio caso il presidente D’Addario ha scommesso su di me, attirandosi anche qualche critica e molte diffidenze. A Taranto ho giocato per due stagioni dal 2007 al 2009 e qui ho avuto modo di conoscere una persona, appunto D’Addario, che mi ha apprezzato soprattutto come uomo e a cui piace azzardare. Non mi aspettavo minimamente la sua chiamata dopo la sconfitta casalinga per 3 a 1 contro il Foligno. Rimasi allibito, ma accettai subito la sua proposta”.

Si dice che lei avrebbe proposto la scorsa estate al presidente D’Addario l’acquisto del capitano spallino Marco Zamboni, conferma?
“C’è una profonda stima nei confronti di Marco, lo reputo un ottimo giocatore, mi piace molto, ha tutte le caratteristiche del difensore di classe, indubbiamente è una spanna sopra in stile. Ma ad agosto eravamo già chiusi con la formazione, non c’era posto per lui. Comunque resta una profonda amicizia che ci lega sin da quando eravamo insieme nella Nazionale militare diciotto anni fa, poi siamo stati compagni alla Regina, Napoli e Spezia. E’ un “simpaticone”, tuttora ci vediamo con le nostre rispettive famiglie, lo considero un amico”.

Che Spal si aspetta, c’è qualche giocatore della formazione spallina che teme maggiormente?
“Non riesco a fare una previsione, la squadra ha avuto alti e bassi, è partita con grandi ambizioni poi è successo ciò che nessun allenatore si auspica. Sicuramente però domenica la Spal scenderà in campo agguerrita, è un periodo che gli gira bene, le vittorie caricano i tifosi e di conseguenza i giocatori ritrovano fiducia. Personalmente non considero la Spal una squadra da zona playout, ha un organico molto solido alle spalle, chi non vorrebbe avere giocatori di categoria come Zambo e Arma? Da Stefano Vecchi, col quale ho frequentato il corso a Coverciano insieme, mi aspetto molto: nonostante le difficoltà ormai note in cui versa la società ferrarese, sono sicuro che troveremo una squadra con fame agonistica senza eguali in questo momento che regalerà insieme a noi un bel calcio. Sicuramente Melara sarà uno di quelli da non sottovalutare, è stato impressionante contro il Pisa, ha forza, corsa e potenza e sa mettere in crisi le anche le retroguardie meglio schierate”.

Se dovesse dire una sorpresa del Taranto sin qui?
“La vera sorpresa è stata la coesione del gruppo e la forza mentale che ciascuno ha mostrato nei momenti di difficoltà e ancor più in quelli di stabilità in termini di classifica. La nostra forza è la solidarietà. Non ci sono titolari fissi, tutti si conquistano il posto, e giocatori come Matteo Guazzo o Daniele Sciaudone, che all’inizio del campionato non erano dati come titolari, si sono rivelati poi determinanti. Questa è la mia idea di calcio, e il fatto che siamo la difesa meno perforata del girone mi da pienamente fiducia”.

LA PROBABILE FORMAZIONE

TARANTO (343)
Bremec; Sosa, Coly, Prosperi; Antonazzo, Di Deo, Sciaudone, Rizzi; Chiaretti, Guazzo, Rantier.
All.: Dionigi.

BALLOTTAGGI
Antonazzo-Garufo 70%-30%
Rantier-Girardi 80%-20%
Sosa-Di Bari 60%-40%

INFORTUNATI
nessuno

SQUALIFICATI
nessuno

LA ROSA

Portieri
Barasso, Bremec, Faraon, Goio e Maraglino

Difensori
Antonazzo, Colombini, Coly, Cutrupi, Di Bari, Prosperi, Rizzi e Sosa

Centrocampisti
Chiaretti, Di Deo, Garufo, Giorgino, Marciano, Pensalfini, Rantier, Sciaudone e Vicedomini

Attaccanti
Girardi, Guazzo e Saani

IL CAMMINO

1a giornata 04/09/2011 Lumezzane-Taranto 0-3

2a giornata 11/09/2011 Taranto-SPAL 1-0

3a giornata 18/09/2011 Taranto-Pavia 2-1

4a giornata 25/09/2011 Sorrento-Taranto 0-0

5a giornata 02/10/2011 Taranto-Viareggio 2-0

6a giornata 09/10/2011 Carpi-Taranto 0-2

7a giornata 12/10/2011 Taranto-Ternana 0-1

8a giornata 16/10/2011 Pro Vercelli-Taranto 0-0

9a giornata 23/10/2011 Taranto-Monza 2-1

10a giornata 30/10/2011 Benevento-Taranto 2-1

11a giornata 06/11/2011 Taranto-Como 3-1

12a giornata 13/11/2011 Foggia-Taranto 0-1

13a giornata 20/11/2011 Taranto-Pisa 0-0

14a giornata 27/11/2011 Tritium-Taranto 1-1

15a giornata 04/12/2011 Taranto-Foligno 1-0

16a giornata 11/12/2011 Reggiana-Taranto 0-1

17a giornata 18/12/2011 Taranto-Avellino 2-0

18a giornata 08/01/2012 Taranto-Lumezzane 1-0

I MARCATORI

6 reti: Rantier (1 su rig.)
5 reti: Chiaretti
4 reti: Guazzo
3 reti: Girardi
2 reti: Di Deo e Sciaudone
1 rete: Antonazzo e Russo

 

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