ALESSANDRA CHICCOLI… LAVA (E STRIGLIA) LA SPAL: ABBIAMO SCIOPERATO SOPRATTUTTO PER MANCANZA DI DIALOGO E ASSENZA DELLA DIRIGENZA. LA MIA ESPERIENZA IN BIANCAZZURRO DA PAGLIUSO A BUTELLI

Per l’intervista allo staff di questa settimana l’appuntamento è all’interno della zona lavanderia di un “Mazza” inedito ai più nonostante gli oltre ottant’anni di storia dell’impianto. Fuori addetti alla manutenzione del campo preservano il terreno di gioco in vista della gara di domenica con il Como da una probabile nevicata. All’interno dello stadio in un ampio stanzone operano due lavatrici industriali imbottite di tenute da allenamento spalline che fanno da colonna sonora all’incontro con Alessandra Chiccoli, quarantaquattrenne ferrarese, dello staff logistico addetta al reparto lavanderia, la più “esperta” per anagrafe e anzianità di servizio alla Spal.

Alessandra, com’è arrivata alla Spal?
“Prima di tutto dammi del tu. Sono alla Spal dal primo ottobre del 2002, quando il presidente della Spal era Pagliuso ed era arrivato a Ferrara nell’agosto di quell’anno. Avevo una lavanderia dove lavoravo con mia sorella. Tra i miei clienti c’era un collaboratore di Donigaglia. Quando decidemmo di chiudere la lavanderia chiesi di darmi una mano e fu lui praticamente a portarmi alla Spal. Nella difficoltà si era avverato un sogno. Vado alla Spal da quando mio padre mi portava con sé all’età di sei anni. In casa pane e Spal. Una fede.”

Di cosa ti occupi e come si svolge la tua giornata?
“A differenza degli altri dipendenti, che lavorano principalmente al Centro di via Copparo, io sono un po’ isolata. Vado al Centro per lo stretto necessario, lavoro qui allo stadio. Sono qui dal lunedì al sabato di mattina, ma quando ci sono esigenze particolari gli impegni possono variare. Sono addetta alla lavanderia e quindi mi occupo del vestiario della prima squadra, staff tecnico annesso sia per le maglie di gara che delle mute di allenamento. In più staff tecnico del settore giovanile con i ragazzi ospiti in foresteria. In sintesi si tratta di vestire dalla testa ai piedi circa sessanta persone al giorno, per farlo occorrono in media dieci lavatrici, significa che le due lavatrici industriali vanno in funzione più volte al giorno.”

Sei la veterana dello Staff logistico della Spal, hai attraversato tre presidenze fin qui, in attesa dell’arrivo di Santarelli. Caratteristiche delle varie gestioni?
“Nessuna dirigenza è stata uguale all’altra. Rapporti umani ridotti al minimo con la presidenza Pagliuso, assenti sotto la gestione Butelli, mentre un buon rapporto c’era con Tomasi e i suoi figli e sotto la sua dirigenza non c’è mai stato alcun problema per quel che riguarda i pagamenti. Sotto la dirigenza di Pagliuso, dove negli ultimi sei mesi non abbiamo percepito nulla, c’è stato Ranzani che considero un po’ il mio maestro per quel che riguarda il comportamento da tenere all’interno di una società di calcio professionistica. Ho imparato a stare al mio posto e a capire quali sono le cose che non devono uscire dallo spogliatoio per il bene della squadra. Con Tomasi c’era il direttore Mangoni che è stato presente con noi dipendenti. Con la società di Butelli, l’unico contatto con il presidente è stato per via indiretta in seguito al ritiro a Cavalese nel 2010 quando in arretrato di qualche mensilità attendevamo un bonifico, ma nonostante la promessa non arrivò nulla. Cercai di contattarlo al telefono per spiegazioni, ma lui come risposta, affidata ad un’altra persona, chiese di non disturbarlo in futuro”.

In merito alla gestione Butelli, hai partecipato allo sciopero con gli altri dipendenti a gennaio, inviando anche una lettera a LoSpallino.com motivando la tua scelta…
“La lettera e il chiarimento con il direttore della vostra testata era doverosa. Ci siamo anche parlati a lungo e continuiamo a sentirci perché entrambi abbiamo come scopo principale la passione per la nostra Spal. Occorreva ascoltare il punto di vista di tutte le persone coinvolte in questa triste vicenda. Se da un lato si dà spazio alla dirigenza, dall’altra occorre sentire cosa hanno da dire i collaboratori, i dipendenti, i giocatori, ecc.. La lettera pubblicata senza filtri, è giusto dirlo, ha permesso di esprimere in pieno la mia opinione sulla vicenda sciopero. Anche perché ricordo un articolo in seguito alle dichiarazioni di Colomba nel 2010 sulle difficoltà registrate in squadra sulla quale ci fu una replica molto dura. La decisione presa insieme agli altri colleghi è giunta dopo non aver percepito mesi di stipendi che non sono quelli dei giocatori, ma aldilà dell’aspetto economico c’è la mancanza di chiarezza e serietà nei nostri confronti che ha contribuito a deteriorare i rapporti. A livello economico un presidente può avere problemi in determinati periodi, ma occorre essere chiari e mostrare come stanno realmente le cose senza prendere in giro chi lavora come se curasse le cose di casa propria, senza percepire nulla con le difficoltà che ne conseguono nella vita di tutti i giorni. Ripeto: questa dirigenza già dopo il primo anno aveva dato segnali di problemi nei pagamenti, ma è mancata la chiarezza. A questo si aggiunge un comportamento spesso arrogante e di alcuni dirigenti che ha compromesso i rapporti umani”.

La scelta dello sciopero ha trovato solidarietà presso gli altri dipendenti dello staff tecnico?
“Mah. C’è stato chi ha capito la nostra situazione, ma una vera solidarietà non c’è stata. Ognuno ha tirato avanti per sé”.

Che idea ti sei fatta della vicenda dell’istanza di fallimento?
“Finora Renato (Schena, ndr) è stato l’uomo della dirigenza che ha, rispetto agli altri, tenuto rapporti migliori con i dipendenti. Ho letto anche io i giornali e tutte queste dichiarazioni da tutti contro tutto così tardive non le capisco. Il fallimento della società non porterebbe a nulla di buono sia per i dipendenti che per tutto l’ambiente Spal.”

A Santarelli e soci che si propongono come la nuova società cosa chiedi e cosa ti aspetti?
“Oltre alle garanzie economiche, quello che chiedo è il rispetto per le persone e soprattutto chiarezza. Quando ci sono difficoltà è meglio dirlo in modo da organizzarsi di conseguenza. Siano consapevoli degli utili e delle possibilità che può avere una società di Prima Divisione, che non sono quelli di una squadra di A o di B. Sono preoccupata perché non so se la soluzione possa arrivare in quindici giorni con fatti nuovi che continuano ad emergere per Santarelli e soci. Non mi interessa che la Spal sia romana, calabrese, campana o ferrarese l’importante è salvare la Spal.”

 

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