O SANTARELLI O FALLIMENTO: ALTRE STRADE NON CE NE SONO. E POI? NEL FRATTEMPO, IN PIENA BAGARRE, QUELLA DELLA SPAL RESTA UNA BANDIERA DA SVENTOLARE PER FINTO SENSO DI APPARTENENZA

Forza Roma Forza Lupi, sono finiti i tempi cupi… Slogan anni 70 per la Capitale di sponda giallorossa. Lo possiamo adattare alla Spal? La tentazione c’è, visto che la nuova possibile proprietà è di fede romanista, e che qui i tempi più che cupi sono da tragenda. Quanto ai lupi, fidatevi: a queste latitudini si trova ogni sorta di fauna. Dai lupi agli sciacalli, dagli avvoltoi alle iene. Tutti a girare intorno al moribondo, che però cadavere ancora non è, e – si spera – magari manco lo diventa. Il tempo dirà. Il tempo? I giorni, le ore… Manca poco per capire. Ma che c’è da capire? La Spal nell’immediato o la salva Santarelli, nel senso che paga i debiti e rileva la società da Butelli, oppure il club va al fallimento. Questo è quanto è inequivocabilmente emerso l’altro giorno in tribunale. Altre vie non esistono: se Santarelli non ottempera a quanto verbalizzato dal giudice Giusberti, è chiaro che verranno avviate le procedure fallimentari. E non si può pensare che oggi, domani o tra quattro giorni arrivi l’acquirente ics che va da Butelli e trova l’accordo per acquistare: Butelli non può recedere dagli impegni presi con Santarelli, salvo pagare delle penali. Difficile.
E perciò: o Santarelli o ciccia. Piaccia o non piaccia. Poi ci sta (anche se a dire il vero non ci starebbe…) che qualcuno preferisca e financo auspichi il fallimento. A Ferrara ci si riempie la bocca di parole d’amore nei confronti della Spal, salvo sperare – in maniera autolesionistica se non masochistica – che la situazione volga al peggio. La verità è che la Spal è una bandiera da sventolare per finto senso di appartenenza, perchè in realtà la Spal è diventata o è considerata un peso che nessuno intende caricare sulle proprie spalle. Troppi pissi pissi, troppe manovre trasversali anche se di occulto, a voler leggere bene, hanno ben poco.
La Spal, una volta, era il vanto di Ferrara. Ok, sono cambiati i tempi, il calcio, l’economia, le circostanze, gli uomini. Ma nessuno, a Ferrara, ha fatto o fa qualcosa per tentare di recuperare quell’immagine di Spal. La si può dare a tutti, la Spal, purchè le magagne se le grattino altri. E se non ci riescono, per colpevolezza e/o per circostanze, brucino al rogo: tutti. Sì, è stata la fine di tutti (da Nicolini a Ravani, da Donigaglia a Pagliuso, da Tomasi a Butelli), colpevoli o innocenti o colpevoli con attenuanti, incapaci o mascalzoni, seri o inadeguati, danarosi o squattrinati, intenditori o a digiuno di calcio.
Tanto, c’è sempre la soluzione estrema, quella gradita a (quasi) tutti: il fallimento. Dimenticando una cosa. Che anche in caso di fallimento, indipendentemente da quale categoria si riparta, serve comunque una proprietà che gestisca il club. E qui a Ferrara c’è nessuno disposto a subentrare, nemmeno in caso di fallimento: si può credere ad occhi chiusi a tutti coloro i quali lo assicurano…

 

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