Nel 1991 inizia la tua esperienza spallina…
“Un mio caro amico, Giovanni Botteghi, allora Direttore Sportivo del Viareggio, mi aveva parlato della possibilità di andare a giocare a Ferrara, un’occasione unica visto l’importanza e il blasone della squadra. Ci ho messo dieci secondi a decidere e ad accettare l’offerta. Ti dico solo che ho firmato il preliminare a marzo…”.
Tre stagioni incredibili…
“Sì, assolutamente… Sono stati anni di gioie e dolori, emozioni fortissime alternate a episodi meno felici. L’anno della promozione è stato incredibile, un traguardo importante e una grossa soddisfazione per tutti. Il periodo della serie B invece è stato più tormentato per la continua alternanza di giocatori e allenatori che andavano e venivano. Sarebbe bastata un po’ di tranquillità per gestire la situazione…”.
Se ripensi a quegli anni la tua mente va…
“Alla serata organizzata per la promozione al Duchessa Isabella: noi alle finestre, i tifosi sotto l’hotel che inneggiavano cori. C’era anche il tuo direttore, era venuto apposta da Roma e non sai in che stato… L’abbiamo tirato su per la finestra e mi baciò… il naso, che schifo! Quando siamo scesi in strada eravamo tutti un po’ ubriachi, ci siamo uniti ai tifosi formando un lungo biscione che si muoveva per le strade. D’allora niente è stato più come prima, si è creato un legame unico e molto forte tra la squadra e l’intera città. Mi ricordo che le signore ci invitavano a pranzo a casa loro e in giro c’era sempre qualcuno che si fermava a parlare con noi di calcio ma anche di vita comune. Per vincere un campionato non bisogna essere solo bravi in campo ma è fondamentale riuscire a creare un rapporto complice e di grande stima con la propria città”.
Davvero un bel ricordo. Chi ti è rimasto nel cuore?
“Diciamo che per motivi di vita sono molto amico di Messersì. Ci troviamo spesso, le nostre famiglie si conoscono e i nostri figli hanno la stessa età. Però credo di essere rimasto in ottimi rapporti con tutti, quando ci incontriamo è come se ci fossimo visti il giorno prima, è un po’ come il primo giorno di scuola…hai presente?”.
Sono a conoscenza di vacanze spassosissime in compagnia dei tuoi amici Messersì, Zamuner, Labardi in cui tu eri un po’ il Ragionier Filini della situazione, organizzato e preciso. Confermi?
“(grandissima risata) Confermo, confemo… Mi sono sempre piaciuti i villaggi turistici. Hai ragione, eravamo proprio un bel gruppetto, chi ci finiva dentro non ne usciva vivo. Mi è sempre piaciuto partecipare a tornei, ai giochi organizzati dagli animatori e quindi mi ritrovavo sempre nella parte del promotore. Che bei tempi…”.
Prima giocatore, poi Direttore Sportivo della Spal: cosa cambia in un percorso del genere?
“Cambia tutto: cambia la visione della domenica, delle giornate, cambiano i tempi e le responsabilità. Un dirigente deve rendere conto al Presidente, organizzare le giornate degli altri, confrontarsi di continuo. Quando sei giocatore le tensioni le sfoghi in campo, quando sei dirigente no, se le cose vanno bene allora è tutto a posto, in caso contrario devi imparare a gestire i tuoi umori. Sono convinto che non tutti riescano a fare un percorso de genere”.
Parliamo del Presidente Tomasi: aveva la brutta abitudine di commentare un po’ troppo le tue scelte. Ti sei mai sentito scavalcato?
“Se devo essere sincero non ho mai fatto caso a questo suo atteggiamento. Premesso che con Tomasi ho tuttora un buon rapporto, sono sempre stato dell’idea che quando lui faceva o diceva qualcosa non era mai a caso, aveva delle idee, delle motivazioni vere. Strano o sbagliato ho sempre compreso questo suo modo di fare e non mi ha mai creato problemi di ruoli. Ci sono Presidenti che parlano solo bene di tutti ma alla minima difficoltà ti fanno fuori. Tomasi non è così, dice quello che pensa nel bene e nel male”.
Nel 2008 la Spal è stata coinvolta in un vortice di polemiche, un vero e proprio carosello che ha visto il Presidente Tomasi uscire di scena e tu inevitabilmente finire sul banco degli imputati…
“Ti dico solo una cosa: guarda cosa succede ora a Ferrara! Non voglio dare delle motivazioni, non l’ho fatto al tempo e non lo voglio fare ora. Quelli che anni fa hanno alzato il polverone adesso possono tirare le loro somme. Il tempo, prima o poi, mette sempre in chiaro le cose…”.
Alcuni giocatori che hai scelto durante il tuo periodo spallino sono ancora in forza nella Spal. Ma i migliori sono già andati via?
“Per la Spal sarebbe stato meglio che rimanessero ma al tempo c’era troppa voglia di rinnovamento. Per me è un vanto che dei ragazzi sui quali ho puntano e creduto abbiano raggiunto dei bei risultati: Schiavon, Franchini, Rossi… Avrei preferito che Ghetti fosse rimasto alla Spal, era un’ottima bandiera per la squadra e una bella persona”.
Cosa ne pensi della situazione societaria attuale della Spal?
“Non voglio parlare di presidenze o di nuovi acquirenti ma solo di Spal. Come ti ho già detto prima chi ha delle colpe pagherà prima o poi. A me piange solo il cuore nel vedere la Spal in una situazione simile, non immagini quanto…”.
Parliamo di presente: cosa fai adesso?
“Attualmente sono Direttore Sportivo dell’Arezzo, la società due anni fa era fallita ma poi è risorta dalle ceneri. Essendo un ex bandiera della squadra ho un immenso piacere a collaborare con il club toscano”.
Non hai mai pensato di fare l’allenatore?
“Il patentino per allenare ce l’ho, quindi mai dire mai. Non ci ho mai pensato seriamente perché quando ho smesso di giocare è stato quasi naturale passare dietro la scrivania e fare il dirigente anche se è una professione che diventa ogni giorno più complicata. Ci sono troppi procuratori che si intromettono nel nostro lavoro e tanti presidenti che gli ascoltano”.
Intervista finita: ci farebbe molto piacere che tu lasciassi un messaggio, un saluto ai lettori de LoSpallino.com e a tutti i ferraresi…
“Io vorrei tanto lasciare un messaggio a tutti, non solo ai lettori, ma proprio a tutti. La Spal è un bene troppo importante per il calcio e per la città di Ferrara. Chi ha orecchie per intendere… intenda…”.