Di certo non si può dire che Massimo Pedriali non sia di parola: aveva iniziato, nel mese di novembre e quasi per gioco, a delegare le interviste della vigilia, adducendo motivi di scaramanzia. Era il periodo nero delle sconfitte in serie. “Sono stanco di dire sempre le stesse cose – disse – intervista Damiano, così poi se porta bene continua lui”. Alla faccia del portar bene: il Damiano in questione di cognome fa Duina ed è il preparatore della Berretti, di fatto il braccio destro di mister Pedriali. Per nove partite consecutive la squadra non ha conosciuto stop, facendo così del giovane preparatore bresciano un vero e proprio talismano. Fino a sabato scorso quando i Campioni d’Italia della Virtus Entella hanno imposto il fattore campo a Chiavari, seppure di misura. Così nei giorni dell’inedito silenzio stampa societario è proprio Pedriali a uscire dal suo personalissimo embargo alle dichiarazioni prettamente sportive. Lo fa con ironia. Appena vede il taccuino in sala stampa pronto per lui si apre in un sorriso: “Ho perso e mi tocca tornare a farmi intervistare”. Per sicurezza porta con sé al fianco il fido Duina, perché in fondo la scaramanzia un valore ce l’ha.
Mister, cosa si prova a uscire sconfitti dopo una serie positiva che durava da quasi quattro mesi?
“Mah, niente di particolare a dire il vero, se non il rammarico per il risultato. La prestazione è comunque stata positiva: se bisogna perdere è meglio farlo come sabato scorso, lottando e rimanendo in partita fino all’ultimo minuto. È un aspetto importante quello di averci creduto fino in fondo. A livello tecnico direi che abbiamo pagato un po’ le due settimane di sosta, partendo piano nei primi venti minuti e commettendo troppi errori. Eravamo lenti nelle ripartenze. Dopo il gol però abbiamo ripreso a macinare gioco e siamo stati nella loro metà campo con una certa continuità, purtroppo non è bastato”.
I ragazzi hanno mostrato di subire il colpo a livello psicologico? Perdere dopo una rincorsa simile potrebbe avere ripercussioni a livello di convinzione?
“No, non credo. Anche questa settimana ho visto un buon livello di preparazione, anche se lunedì li ho visti un po’… (ci pensa un attimo) meno entusiasti del solito. Ma ci può stare, mercoledì abbiamo di nuovo affrontato l’argomento e ho verificato come ci sia la massima serenità all’interno dello spogliatoio. D’altronde anche nel periodo meno felice ho sempre visto una squadra in grado di rimanere in partita con tutti, è una delle sue caratteristiche principali”.
Sabato riceverete il Borgo a Buggiano che sulla carta dovrebbe essere avversario abbordabile. Ma la carta non è il campo, tanto che già all’andata arrivò una sconfitta del tutto inaspettata.
“Esatto e bisogna aggiungere che il Borgo in questi mesi è cambiato molto: ci sono un nuovo allenatore, un nuovo staff e alcuni nuovi giocatori. Peraltro è una squadra che attraversa un buon momento di forma, hanno battuto Entella e Giacomense, quindi significa che sono pericolosi. Però stiamo bene anche noi e se giocheremo come sabato scorso faremo senz’altro risultato”.
Al di là del passo falso di Chiavari la classifica rimane incoraggiante, la Berretti è in corsa per il piazzamento alle finali nazionali che poi è l’obiettivo fissato dalla società.
“Quello senz’altro, ma dobbiamo tenere a mente che l’obiettivo generale è quello di far migliorare i giocatori. Ovvio che nel momento in cui riescono a crescere tutti assieme è anche la prestazione sportiva globale a beneficiarne. E da questo punto di vista posso dire che, a prescindere dai punti, il gruppo è cresciuto costantemente nel corso dei mesi. Le qualità ci sono e lavoriamo per affinarle ulteriormente. E puntiamo anche a inserire già alcuni 1995 in chiave futura: quelli che già lavorano con noi stanno facendo bene e di questo va dato merito anche a Fabio Arbusti che li allena negli Allievi Nazionali”.
Un dato statistico (inutile): giovedì i ragazzi hanno colto il primo pareggio nella storia delle partitelle in famiglia con la prima squadra. Un risultato che probabilmente non vuol dire nulla, ma che nasconde sicuramente qualche indicazione positiva.
“Sì, ma è così anche quando si perde: gli impegni contro la prima squadra fanno migliorare in generale. I ragazzi si confrontano con ritmi e impatti fisici molto diversi e imparano a gestire situazioni tattiche molto più complesse rispetto a quelle dei loro pari età”.
Proprio questa settimana la società ha reso noto che sei giocatori del vivaio, tra cui tre della Berretti, saranno sottoposti a dei provini con club di serie A. Una bella soddisfazione, no?
“Senz’altro, ma è quel genere di risultato che dipende solamente da loro. Noi possiamo solamente guidarli e far sì che siano meno scostanti possibile. Ma se riusciranno ad arrivare a certi livelli sarà solo perché si sono applicati con serietà. Giocare con gente più forte di loro può solo farli migliorare. In fondo è questo il nostro compito: crescere giocatori in grado di potersi misurare col professionismo e far sì che una volta usciti da qui risultino pronti agli occhi degli allenatori che li avranno a disposizione”.