IL DRAMMA MOROSINI COLPISCE DA VICINO ANCHE LA SPAL. ARMA E MIGLIORINI, EX COMPAGNI DEL GIOVANE CALCIATORE, IN CORO: MORIRE DI CALCIO NON SI PUO’, SIAMO SCONVOLTI

Andrea una tragedia di proporzioni inenarrabili si è abbattuta come una mannaia, oggi, all'”Adriatico” di Pescara: morire a venticinque anni su di un campo di calcio in questo millennio inseguendo un sogno… si può?
“Non ho parole, non ho ancora ben chiaro cosa sia successo, quelle immagini in tv mentre stavo seguendo la serie B le ho viste e riviste non so quante volte. E poi, come puoi immaginare, il telefono ha cominciato a squillare a più riprese. Tanti compagni, tanti amici. E adesso siamo qui a raccontare di un giocatore che non c’è più. Sono uscito di casa perché non ce la facevo a starmene chiuso da solo tra quattro mura a pensare a queste cose. Non ho nemmeno la voglia di tornarmene a casa dai miei, di guidare o prendere la macchina proprio non se ne parla. Mi ripeto dentro che tutto questo è semplicemente assurdo”.

Ricordiamo che tu e Piermario avete vestito per un anno e mezzo la casacca della Primavera dell’Udinese.

“Sì, anche se io sono arrivato che lui era praticamente già pronto, in procinto di spiccare il grande salto. Era un po’ l’esempio che dovevo seguire, erano in tanti che ci paragonavano per le nostre caratteristiche. Fa effetto se ripenso che ho giocato, parlato, condiviso con lui tanti momenti del mio neanche tanto lontano passato calcistico”.

Vi sentivate ancora?
“Come succede spesso nel nostro mondo, con il tempo prendi strade diverse. Non ci sentivamo più, ma questo non conta. Giorni come questi mi lasciano un grande vuoto dentro. Mi sento spiazzato, meno forte. Più vulnerabile”.

Non è un bel momento per lo sport, diciamo “sfortunato”: da Bovolenta a Muamba passando per Mancini. Che idea ti sei fatto?
“Che la vita è strana, che certe cose sono ancora inspiegabili nonostante tutti i controlli a cui siamo sottoposti. Che non esiste certezza. Che è bene godersi ogni giorno. Perché domani non ci sei più”.

Anche tu, Rachid, conoscevi bene Morosini. E’ facile immaginare che anche per te sia stato un pomeriggio difficile, vissuto davanti alla tv come tanti di noi a vedere e rivedere le immagini strazianti di Morosini che barcollava e, inutilmente, tentava di rialzarsi. Prima di assistere alle inequivocabili scene dei suoi compagni con le mani tra i capelli.
“Stavo seguendo le partite, d’un tratto le immagini si sono fermate sull’”Adriatico” di Pescara. Ho visto i replay, non so quante volte. Stava male, si vedeva, ho capito subito che non poteva essere qualcosa da poco perché Piermario non era mai per terra, era un lottatore, un guerriero nato. Non mollava mai. Quando l’ho visto inerme al suolo, stramazzare così a peso morto, mi è preso un tuffo al cuore.”

Sei mesi a Vicenza insieme la scorsa stagione e subito tra di voi è nato un rapporto di grande amicizia.
“Era un amico, sì. E’ arrivato a gennaio e si è subito inserito nel nostro gruppo. Sembrava fosse con noi da sempre. Umile, grintoso, tutti sapevamo che molto presto era stato costretto dalla vita a crescere in fretta: non aveva la mamma da dieci anni, il papà l’aveva perso otto anni prima ma non l’ho mai visto triste una volta. Non ne parlava. Era riuscito in qualche modo a trovare una sua serenità. In campo era un leone, fuori era speciale. Giocavamo alla playstation, durante i ritiri non so quanti tornei abbiamo fatto insieme. Ho perso un amico e il mondo del calcio un ragazzo troppo giovane che adesso starà a noi fare in modo che non ci si dimentichi di lui”.

Tutti i campionati sono stati rinviati: decisione giusta?
“Inevitabile direi e, per quanto mi riguarda, giustissima. Personalmente non sarei sceso in campo sereno domani, per come sono fatto io questa tragedia mi ha colpito profondamente. Ho pianto e anche adesso non riesco a capacitarmi che Piermario non sia più qui tra noi, che non lo vedrò e non lo sentirò più. Che il suo sogno che inseguiva sin da bambino sia stato anche quello che se l’è portato via in questo giorno di pioggia di metà aprile. Morire di calcio non si può”.

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