STORIA DI CARLO FONTANESI, FRATELLO DI ALBERTO: DALLA SPAL PROPRIO AL FOLIGNO PER CHIUDERE UNA CARRIERA COMPLICATA DALLA SFORTUNA CHE HA PENALIZZATO IL BOMBER DI TRESIGALLO

Stavolta, più che una gara precisa riferita a un precedente tra Spal e Foligno, abbiamo scelto un grande ex, Carlo Fontanesi, che ha giocato sia a Ferrara sia in Umbria. La sua famiglia, proveniente da Castel d’Ario, operosa cittadella del mantovano, si trasferì a Tresigallo quando Carlo aveva l’età da scuole elementari. Come tutti i ragazzini non impiegò molto a fraternizzare e a integrarsi nella nuova realtà. Tutto il tempo libero veniva passato nella piazza centrale di Tresigallo, all’epoca chiamata della “Rivoluzione”, a correre, per ore, dietro a una palla che, dato i tempi grami, aveva quasi nulla di regolamentare ma ai ragazzi interessava  molto poco. Carlo, in verità, non doveva sforzarsi più di tanto per emulare o ispirarsi a qualcuno, in famiglia aveva Alberto, più grandicello di un paio di anni e già bomber del Tresigallo in Prima Divisione. Dopo la partenza di Alberto alla Spal, toccò a Carlo sostituirlo non solo al centro dell’attacco tresigallese ma, soprattutto, nella classifica marcatori, infatti a fine campionato 1950-51, il Commendator Mazza acquistò il ventenne Carlo Fontanesi, capocannoniere del girone C della Prima Divisione emiliano-romagnola. Nel suo primo anno con la maglia della Spal, oltre al fratello Alberto, c’erano fior di campioni, dal turco Aziz Bulent, al danese Dion Oernvold, da Ottavio Bugatti a Fulvio Nesti. A fine torneo, con la Spal oramai ancorata nelle posizioni medio-alte della classifica, l’allenatore Antonio Janni, per premiare il suo costante impegno negli allenamenti, lo fece esordire in serie A nell’ultima di campionato nella gara di Lucca.
Nella stagione successiva, come se ci fosse una regola fissa, andò in prestito in serie C, a Maglie, squadra dell’estremo meridione. La Terza Serie di quei tempi era un girone unico nazionale e comprendeva squadre di rango come Parma, Livorno, Empoli, Reggiana, Venezia, Alessandria.
Il Maglie era una solida società diretta dall’agiatissima famiglia Tamborrino, aveva come allenatore Carlo Alberto Quario e poteva contare su validi elementi come i modenesi Gianni Seghedoni e Gianfranco Gozzi, Valter Tosetto e Battista Tresoldi. Fontanesi disputò un torneo alla grande e pur non potendo giocare le ultime sei gare, perché chiamato a “servire la Patria”, fu il capocannoniere dei giallorossi salentini con nove reti. Il torneo 1953- 54 fu molto impegnativo per Fontanesi II° (così oramai scrivevano i giornali per non confonderlo con il fratello Alberto), era carrista della Centauro a Verona e gli allenamenti  non erano costanti, i permessi certamente non abbondavano però, malgrado questi inconvenienti, giocò otto partite segnando tre reti. Tutte le sue speranze puntavano al successivo campionato, oramai più maturo tecnicamente e tatticamente e, soprattutto, libero dal servizio militare. Qualcuno, però, aveva deciso diversamente.  Nel gennaio del 1955, nella gara interna con il Milan, l’allenatore spallino Bruno Biagini, per limitare la spinta offensiva dei pericolosi attaccanti milanisti Sorensen, Nordahl, Schiaffino, Frignani, aveva ordinato a Fontanesi di ritornare indietro per dare man forte alla difesa, ogni qualvolta il Milan impostava una trama d’attacco. Tutto stava filando liscio, sia per la Spal sia per Fontanesi quando, verso la fine della gara, in un contrasto con Nordahl, quest’ultimo gli franò sul ginocchio destro e per Fontanesi i sogni di gloria subirono una forte limitazione. Rimase fermo per oltre un campionato e, quando oramai  aveva deciso di chiudere con il calcio, un insieme di fortuite circostanze, gli regalarono la speranza di poter ritornare a giocare. Il conte Nino Vaselli, già presidente della Lazio, assunse la conduzione finanziaria del Foligno, militante in serie D, ma era deciso a portarlo almeno in C. Per essere coerente con il programma e tentare la scalata, chiamò gente esperta e con vari campionati nella Massima Divisione, oltre a Fontanesi, arrivarono Alzani e Furiassi dalla Lazio, Di Maso dal Palermo, Albani e Zecca dalla Roma e, forse, la presenza di questi campioni attutì l’amarezza di Fontanesi a ricominciare dalla serie D. Il ragazzo di Tresigallo disputò un buon torneo, pur non andando in rete, giocò ventritrè gare ma, soprattutto, distribuì invitanti palloni ai vari Mosca, Zecca, Gardelli, Di Maso. A Foligno si fermò anche nell’annata successiva, sempre con la speranza di essere promosso in C, e anche nel secondo torneo, Fontanesi, non lesinò certamente l’impegno e la serietà. Alla fine della seconda esperienza in terra umbra, avendo rinunciato alla speranza di poter ritornare nel cosiddetto calcio importante, Fontanesi decise di tornare a casa e di continuare con il calcio amatoriale e dilettantistico: purtroppo il fato gli era stato avverso.

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