IL NOSTRO RICORDO DI STEFANO TASSINARI. SCRITTORE, GIORNALISTA, UOMO DI CULTURA E SOPRATTUTTO SPALLINO TRA RICORDI, PENSIERI E NOSTALGIA

E’ morto ieri dopo una lunga malattia, Stefano Tassinari. Scrittore, giornalista, organizzatore di eventi culturali… basta leggere Wikipedia per sapere, per quei pochi che non lo conoscevano, chi era Stefano. In cima alle varie qualifiche e competenze e meriti ce n’è anche un altro. Stefano era, anzi è ancora, un grande tifoso spallino. Abbiamo chiesto a Sergio Gessi, grande amico di Stefano, un ricordo (bello) di questo amico comune. Nostro e della Spal.

di Sergio Gessi

Coerente, rigoroso. Intransigente più con se stesso che con gli altri, con i quali sapeva essere comprensivo e indulgente laddove scorgeva la buona fede dell’interlocutore. E’ stato per me un grande e indimenticabile amico, Stefano Tassinari. Uno di quegli uomini ai quali sento di poter attribuire a giusta ragione l’appellativo di maestro, benché fra noi il divario anagrafico fosse di una generazione appena. La sua, quella che il Sessantotto lo aveva vissuto e lo portava dentro, non come reliquia ma come anelito attuale verso un mondo più giusto e libero. La mia, quella di chi il Sessantotto (e anche il ’77) lo ha conosciuto e masticato attraverso le testimonianze dei compagni di lotta di qualche anno più vecchi, come Stefano, condividendone principi e tensione etica.
Era dotato di un’intelligenza acuta, sostenuta da una solida e non nozionistica cultura, arricchita dalla capacità di guardare il mondo e gli uomini senza pregiudizi, con curiosità intellettuale e grande rispetto. Ma non era spettatore, delle cose era partecipe sempre. Con autentica e profonda passione civile ha vissuto la sua ininterrotta militanza politica, sempre coerentemente a sinistra, ma senza dogmatismi. Quel tratto che lo contraddistingueva è lo stesso che percorre la sua attività culturale e la sua opera, di giornalista prima e di romanziere poi; un’attività che gli è valsa meritati consensi e la stima di alcuni fra i più prestigiosi autori che si possono rubricare alla voce narrativa civile, con tanti dei quali ha saldato solidi vincoli di amicizia.
Negli ultimi tempi le nostre frequentazioni si erano diradate, ma avevo il piacere di averlo vicino di posto allo stadio, la fila sopra la mia, in una piccola enclave di “resistenti come Gpt e Gigi Cattani. Sì, perché fra le sue passioni un posto grande lo aveva la Spal. A fine agosto, da Fermo, dove si stabiliva d’estate per il premio letterario “Paolo Volponi” di cui era ideatore e organizzatore, mi telefonava regolarmente per sapere dei nuovi acquisti e delle aspettative per la stagione futura. E non mancava mai di tornare a Ferrara ogni domenica comandata dal calendario dei biancazzurri. E in quelle due ore avevamo il piacere di condividere il tifo per la nostra amata squadra. Come quella famosa domenica di diciotto anni fa quando, insieme, sugli spalti del Dall’Ara assistemmo all’indimenticabile vittoria spallina nel derby con il Bologna, semifinale dei play off poi persi a Verona, in un pomeriggio condiviso anch’esso, ma con inevitabile mestizia. Ci accarezzava un’aria tiepida, quel giorno, velata da una luce malinconica. La stessa che avverto ora, pensando a Stefano e a quanto mi mancheranno le sue parole.

Tutta la redazione de LoSpallino.com manda, con la consapevolezza e la certezza che arrivi, un grande abbraccio a Stefano. Un abbraccio forte, allegro e resistente. Come la forza che ha avuto lui in questi lunghi anni a combattere con la malattia che, stavolta, non è quella spallina. Personalmente cerco di ricordare Stefano con un sorriso che magari pare stridere ma rende omaggio proprio a quella forza di cui sopra. Avevo riportato pochi giorni fa su facebook la dedica che un altro grande scrittore, Carlo Lucarelli, aveva fatto a Stefano in diretta dal palco del Concerto del primo maggio. Ora, invece, riporto soltanto il mio volutamente breve ricordo perché ci sono casi, in controtendenza con quella famosa canzone, in cui gli amici non se ne vanno. Ecco, io credo che Stefano resti. E non credo invece sia casuale il fatto che apprendo questa orrenda notizia proprio mentre il traghetto mi porta a Ventotene dove, proprio con Stefano, avevamo pensato di andarci insieme. Succedeva qualche anno fa. C’era un freddo cane e un vento terrificante. Eravamo a Monte San Savino. Sansovino-Spal. Una vittoria netta e un pomeriggio bello, oltre al risultato dei biancazzurri, proprio per aver rivisto Stefano dopo anni. Poi ci sono state altre occasioni e tra un libro e l’altro si finiva sempre a parlare di Spal. Te lo scrivo da qui, Stefano, perché so che leggevi e leggerai. Cazzo, ma non potevi resistere un altro pochino per vedere i playout? Vabbé, hai scelto così, e ci sarà un perché. Non volevi più soffrire da tutti i punti di vista, immagino. Comunque, tranquillo. Te li racconteremo questi stramaledetti spareggi e penseremo a te. Intanto ti abbraccio forte forte e ti mando anche un bacio fin lassù a quel piano alto sopra la Ovest sempre più affollato ma che a te riserva un posto privilegiato. Ciao ‘Ste, ti voglio bene e non dimentico. et

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