VERSO PAVIA-SPAL: DUE SQUADRE A CONFRONTO TRA DESTINI INCROCIATI, NUMERI, CURIOSITA’, TATTICHE E RICORRENZE PARTICOLARI. ASPETTANDO IL VERDETTO DEL CAMPO

Spal attesa a Pavia e, per la prima volta in stagione, le due formazioni si confrontano di domenica pomeriggio: a Ferrara infatti ricordiamo i biancazzurri brillare al “Mazza” nel primo dei due turni infrasettimanali disputati di mercoledì. Il vernissage serale dell’autunno scorso decretò un 4 a 0 ineccepibile con la splendida quaterna firmata da Rachid Arma contro i lombardi guidati dal concittadino e poi esonerato Domenicali.
A febbraio, invece, si giocò di sabato pomeriggio per impegni della Nazionale di categoria e, al “Fortunati”, il Pavia con Roselli in panchina stavolta, sigillò la sfida contro i ferraresi (Marconi fece il suo esordio dal primo minuto in maglia biancazzurra) con il più classico dei risultati. L’Alzaia trionfò grazie al primo gol a un minuto dalla fine della “bestiaccia” nera per eccellenza nostrana, quell’Alessandro Cesca che già a novembre con la maglia del Carpi regalò il primo successo al grande ex Egidio Notaristefano (sulla panchina dei modenesi da appena tre giorni). E il ritorno? Si giocherà ancora di domenica (ma non alle 20.30) anche se il Pavia si era detto disponibile a giocare di sabato pomeriggio se proprio i ferraresi si fossero trovati “impallinati” a causa del Palio: insomma ci hanno provato tutte e due a tentare di rivivere le stesse condizioni (orarie e giornaliere) delle sfide di campionato ma il destino ha detto no.
Scherzi a parte torniamo a Spal-Pavia 4 a 0: gioia, gaudio, tripudio, un trionfo. Per noi. Peccato che dopo quello scossone dato alla classifica (e a molti dei tifosi più scettici) i biancazzurri invertirono il senso di marcia sfiorando il baratro e collezionando un punto nelle successive nove gare (due ne fece il Pavia). Auguri. Ma torniamo a Notaristefano. Lui, milanese e lombardo doc e grande amico di quel Moreno Zocchi che fino alla stagione prima sedeva sulle scrivanie della sede dell’Alzaia in qualità di diesse (prima di firmare per lo Spezia la scorsa estate), non fece distinzioni e battezzò il ventinove gennaio dell’anno in corso anche il neoallenatore del Pavia Roselli cinque giorni ai posteri della sua firma. Fu una vittoria di rigore, in rimonta e beffardo, perché il Pavia, udite un po’, si era persino permesso il lusso di passare in vantaggio (sempre dagli undici metri il gol fu della stellina Falco) e invece venne castigato da quell’Eusepi che appena sei mesi prima con i suoi sette gol in quindici partite trascinò alla salvezza i lombardi. E’ anche per questo motivo che i tifosi pavesi, sotto sotto, sperano che Falco (che ne ha confezionati otto sin qui di “confettini”) vada direttamente in B la prossima stagione: nessuno vuole correre il rischio di ritrovarselo contro proprio come successo con “Re Umberto”.
Mister Roselli, originario tra le altre cose di uno dei borghi più belli d’Italia ovvero Montone in provincia di Perugia, continua a essere imbattuto in casa dove ha raccolto tre vittorie e due pareggi. Insomma, dopo le sfortunate parentesi vissute tra Grosseto, Bassano e Lecco negli ultimi cinque anni, sembra tornato lo stesso che in due stagioni portò la Cremonese dalla C2 alla B tra il 2003 e il 2005. Ma non perdiamoci e torniamo a quel Pavia-Spal di febbraio. Per la Spal quella fu la sesta sconfitta nelle ultime nove partite, per il Pavia (che non vinceva da quattro mesi e mezzo) fu il primo successo diciotto settimane dopo l’ultima e unica vittoria della stagione davanti al pubblico amico e il primo dei nove risultati utili consecutivi nelle ultime dieci gare di campionato che sarebbero seguite (unica caduta a Benevento) a fronte di cinque vittorie. La Spal, che pur cadde come i lombardi laddove Pirro trionfò nella fatal Campania, di vittorie ne conquistò quattro, tre delle quali lontano da casa: un monito all’Alzaia come a dire “attenti, ci siamo specializzati. Soprattutto in trasferta”, dove mai, aggiungiamo noi, la Spal ha fatto così bene sotto l’ala di questa dirigenza.
Il resto sono questioni tattiche: tra Spal e Pavia regna sempre l’incertezza. L’andata vide la Spal in formazione tipo trionfare con il 4231 e il Pavia crollare con il 4312; la gara ritorno si giocò con il 442 classico schierato da Roselli (che utilizzò i nuovi Cinelli, Statella e Cesca) contro l’ermetico 532 di Vecchi in piena emergenza (con Zamboni, Marchini e Pambianchi out e Castiglia e Migliorini al rientro dopo oltre un mese di stop, ecco Bedin fare il centrale di difesa con l’inedita maglia numero cinque sul groppone al fianco di Beduschi e Ghiringhelli). E i playout? Sarà 4141 contro 442 e, novantanove su cento si affronteranno due schieramenti quasi speculari ma per nulla rinunciatari (conoscendo soprattutto i giovani rampanti che vestono l’azzurro pavese). Andiamo avanti. Il calcio d’inizio di Pavia-Spal fu decretato tre giorni dopo la prima istanza di fallimento, il prossimo quattro giorni dopo l’ultima e decisiva istanza di fallimento: se il ventidue febbraio non sapevamo ancora, in soldoni, di che morte morire, il sedici maggio, meno di tre mesi dopo, sappiamo di poterci quasi sentire meno cadaveri e un po’ più fantasmi non solo di passaggio in questa categoria, ma con tutte le intenzioni di lasciare ai posteri un bel ricordo. E, perché no, regalare ai pavesi un incubo sportivo da cui ridestarsi a fatica. Con tutto il rispetto, la stima e il fair play del caso, s’intende, che per centottanta minuti può anche andare a farsi benedire. Per chi non l’avesse capito è un match particolare e legato che dir si voglia a circostanze quantomeno curiose.
Non è mica finita, infatti. Ancora un attimo di pazienza. A ottobre la giacchetta nera designata fu all’ultimo Monaco di Tivoli (che sostituì il torinese Penno e mandò negli spogliatoi dopo pochi secondi dall’inizio della ripresa per i lombardi il mediano Puccio, poi finito al Savona insieme al nostro Meloni nel mercato di riparazione) mentre domenica prossima ecco il concittadino Pasqua, ma stavolta a campi invertiti. L’ultima chicca? Potrebbe riguardare le condizioni meteo: si è giocato sotto la luce artificiale per combattere le ombre inevitabili della sera sette mesi orsono, si giocò in una cornice di primavera anticipata dal tepore inusuale nell’ultimo week-end di febbraio con tanto di giacconi buttati per aria e primo assaggio di mezze maniche fuori stagione: per domenica è prevista pioggia e temperature in picchiata. Ma l’asticella del termometro della sfida è in netto rialzo per entrambe le squadre che, tra le altre cose, si presentano con l’undici tipo (bomber Marchi a parte che, squalificato, si guarderà l’andata dalla tribuna) alle rispettive tifoserie e come le formazioni più in forma del momento: ventiquattro punti il Pavia, ventitré la Spal, una marcia invidiabile meritevole dei playoff, altroché playout, negli ultimi due mesi e mezzo. Domenica, invece, beffa del destino, si giocherà “solo”, si fa per dire, per salvare la categoria. Ma c’è da giurarci che chi porterà a casa la pellaccia da questo doppio confronto, alla fine, festeggerà come se avesse vinto uno scudetto. FORZA SPAL!

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