NICOLA GIANNETTINI PATRON DELLA LUCCHESE: CON LA SPAL UN DUELLO DAI SAPORI ANTICHI

Ferrara e Lucca hanno molto in comune. Le imponenti cinte murarie (più lunga quella ferrarese, più integra quella lucchese) fanno da scrigno ai loro splendidi gioielli artistici e, in mancanza degli antichi nemici, ancora oggi le difendono dal logorio dello stress che si respira in altre realtà non certo a misura d’uomo. Come nei tornei cavallereschi medievali, le loro squadre di calcio si sono spesso fieramente affrontate in accesi duelli: memorabili quelli ai tempi della Spal del Sor Caciagli, soprattutto per l’insegna biancazzurra. Più di una volta la recente storia ha visto cadere rovinosamente nella polvere i loro nobili vessilli, ma ne ha anche narrato la faticosa rinascita, grazie all’orgoglio e al ritrovato senso d’appartenenza con la comunità cittadina.
L’attuale società rossonera è nata nel 2011 dal fallimento della Lucchese Libertas, il secondo nella storia ultracentenaria del club, a pochi anni di distanza dal primo. Alla nascita del nuovo sodalizio, dapprima denominato F.C. Lucca 2011 e da quest’anno F.C. Lucchese 1905, il quarantenne Nicola Giannettini è stato scelto dai suoi compagni d’avventura per ricoprire la carica di presidente. Sotto la sua guida, è subito arrivata la promozione in serie D con la vittoria del campionato di Eccellenza. Quest’anno la squadra è partita per bissare il successo e completare in soli due anni la scalata di ritorno al calcio professionistico.


E’ proprio il caso di dire “salutate la capolista”.
“Sì, ma capolista adesso non vuol dire nulla, perché magari ci sono altre squadre che entreranno in forma più avanti. Col Rosignano è stata una vittoria netta, la squadra migliora, con giovani di qualità che per crescere hanno bisogno di essere lasciati tranquilli nel loro lavoro, domenica dopo domenica”.

Comunque, il primo posto a questo punto del campionato è un’indicazione che per la vittoria finale voi ci sarete.
“Chi ben comincia è a metà dell’opera, come si suol dire, ma abbiamo ancora margini di miglioramento importanti sul piano del gioco e della forma, e dobbiamo rimanere coi piedi per terra”.

Di cosa si occupa quando non è impegnato a fare il presidente della Lucchese?
“Sono un imprenditore, le mie aziende operano in vari settori, dalle pulizie alla ristorazione, dal facchinaggio alla logistica, ma la Lucchese non è mia, bensì dei lucchesi. Siamo un gruppo di nove persone, non esiste un socio di maggioranza, e ciascuno ha una quota in società. Siamo amici, si esce e si fa i viaggi insieme”.

Perché hanno scelto Lei per la carica di presidente?
“Bella domanda. Non so rispondere. Prima non ero nemmeno un frequentatore assiduo dello stadio: ero un frequentatore da giornale. Quando è stato il momento di prendere in mano la società, ci siamo trovati, se n’è parlato ed è andata bene così”.

Il marchio storico è stato rilevato da un gruppo di tifosi dopo il secondo recente fallimento: state cercando di riportarlo in società?
“Quella del marchio è una bellissima esperienza. La cooperativa di tifosi storici Lucca United, che ha comprato anche il titolo sportivo, conta circa quattrocento iscritti, e stiamo facendo un ragionamento per capire se e come farli entrare in società. Noi soci stiamo cercando di aggregare la media imprenditoria lucchese, e loro coinvolgono i tifosi. Crediamo che la strada da seguire sia quella di far partecipare quanto più possibile la città, anche se, di contro, c’è una maggiore complessità nelle decisioni. A Lucca non c’è il magnate russo, che poi, tra l’altro, se si stanca si deve ricominciare da zero”.

Anche a Ferrara si sta cercando di ricostruire. Avete qualche consiglio da dare?
“No, stiamo ancora cercando d’imparare un mestiere”.

Dall’anno scorso siete tornati a giocare al Porta Elisa.
“Sì, ma siamo tuttora alle prese col meccanismo di relazione con l’amministrazione pubblica. Pensi che, per avere la concessione degli impianti, abbiamo la sede allo stadio insieme con un’altra società sportiva spesata dalla Lucchese. C’è un problema economico e di convivenza. Si figuri che c’è un unico spogliatoio per noi, il baseball e il rugby. L’amministrazione ha altre priorità, ma ci sono difficoltà enormi, ed è una situazione improponibile in prospettiva. Abbiamo bisogno delle strutture, e paghiamo l’affitto di alcuni campi perché allo stadio non ci stanno tutte le squadre del nostro settore giovanile”.

Ci state rimettendo parecchio?
“Noi non abbiamo secondi fini, ma solo quelli sportivi. Il calcio è una passione dove si cerca di non buttare molti soldi. Ci vuole un pizzico d’incoscienza, ci si rimette, ma si prova a investire per finanziare la partenza, cercando di portare la squadra dove non ci si rimette”.

Quindi per voi è imperativo salire di categoria?
“La strada è lunga e tortuosa, e bisogna cercare di percorrerla il più velocemente possibile. La priorità è vincere, ma in un certo modo. L’anno scorso abbiamo vinto a mani basse il campionato di Eccellenza con ventidue punti sulla seconda, ma non abbiamo valorizzato i giovani, quindi abbiamo fallito. Bisogna lavorare sui giovani, sul mercato in uscita, la gestione delle strutture, l’organizzazione di attività collaterali”.

A riprova di quanto ha appena detto, quest’anno avete puntato su molti under del ’95.
“Tutte le domeniche scendiamo in campo con uno o più ’95, e ne abbiamo tanti in panchina. Magari ci vorrà un po’ di più per farli entrare in forma, ma ci danno un respiro più lungo, anche se in futuro non dovessimo più sottostare all’obbligo di schierare le quote”.

Vengono tutti dal vostro settore giovanile?
“No, il nostro settore giovanile si è disperso ai quattro venti con due fallimenti. Li abbiamo pescati in zona, e non è stato semplice, perché qui attorno ci sono palcoscenici più in vista, come Empoli, Fiorentina, Spezia, Livorno. Abbiamo cercato i migliori dove non c’erano vincoli, per non andare in concorrenza con quelle realtà”.

L’artefice di questa ricerca è il vostro direttore sportivo, Bruno Russo.
“Sì, Russo è una persona che gode della nostra massima fiducia e capisce le potenzialità dei ragazzi. A parte l’inciampo col tecnico che se n’è andato (ndr: Luciano Bruni, a metà agosto), Russo è riuscito a gestire al meglio gli atleti e, prima di tutto, gli uomini, e si è creato un bel clima nello spogliatoio”.

Cos’è successo col precedente allenatore?
“I metodi non coincidevano, il nostro ex allenatore e il nostro direttore sportivo sono due personalità molto forti, così si è deciso di cambiare prima dell’inizio della stagione. L’attuale allenatore (ndr: Duccio Innocenti, già vice del precedente) e gli altri tecnici delle nostre squadre, così come il direttore sportivo, sono tutti ex giocatori della Lucchese, quindi persone che sanno cosa significa “Lucchese”.

Che clima si respira attorno alla squadra?
“C’è una pressione importante. Fino a domenica scorsa eravamo sempre stati a ridosso delle prime, ma non c’era il bel gioco, e le critiche fioccavano. Si respirava sfiducia, ma noi eravamo convinti di far bene, e ora i fatti ci stanno dando ragione”.

Chi vede favorita per la vittoria del campionato?
“Credo se la giocheranno le squadre che adesso sono davanti: Lucchese, Pistoiese, Mezzolara, Spal, anche Formigine e Massese hanno una bella squadra”.

Conosce Butelli?
“So chi è, ma non lo conosco di persona”.

A Lucca si parla di lui e delle sue vicissitudini legate al periodo in cui era presidente della Spal?
“A Lucca non si dice un granché. So che era tra i papabili quando sei anni fa si cercava un compratore per la Lucchese, poi la prese Hadj, che la portò al primo fallimento. Butelli qui è conosciuto come un imprenditore valido, serio, a Lucca con le sue aziende ha sempre fatto bene. Credo che il suo sia l’esempio che fare calcio non è facile. Se dai il miglior ristorante del mondo a chi non sa nulla di ristorazione, non riuscirà mai a farlo funzionare”.

Alla sfida di sabato voi arrivate dopo aver raggiunto la testa della classifica, mentre la Spal è reduce da una prestazione molto deludente.
“Come per tutte le partite, il risultato scontato non esiste. Non credo a una Spal che venga qua con poche motivazioni. E’ una sfida che suscita ricordi ed emozioni nei tifosi, e la Spal l’ha vinta in passato più volte, in momenti decisivi anche per la nostra squadra”.

Che ambiente troverà la Spal al Porta Elisa?
“Abbiamo una media di mille, milleduecento spettatori, come l’anno scorso in Eccellenza, ma i tifosi del gruppo Lucca United sostengono la squadra come se fosse in Champions League”.

L’uomo più pericoloso sarà il vostro attaccante Brega?
“Rientra sabato. Finora ha giocato poco, ma fin qui abbiamo segnato dieci reti subendone due, segno che abbiamo una squadra competitiva anche senza di lui”.

Che partita sarà?
“La Spal troverà un avversario che vorrà fare la sua partita e un pubblico molto caldo. Il campo dirà. Mi auguro che sia una bella partita, una bella pagina della storia che le nostre due squadre stanno cercando di riscrivere”.

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