Proprio nella partita contro la Pistoiese i soci fondatori del Consorzio “La Spal nel Cuore” hanno fatto il loro esordio in tribuna, sulle seggiole appositamente contrassegnate da un drappo giallo. Così dopo aver parlato con il commercialista Riccardo Bizzarri (https://archivio.lospallino.com/interviste/item/3486), che ci ha spiegato l’aspetto più tecnico e funzionale del consorzio “La Spal nel cuore”, abbiamo interrogato Matteo Mazzoni e Davide Fiori, rispettivamente presidente e vice presidente del consorzio, per raccontare motivazioni e prospettive di questo progetto in favore della Spal.
Matteo Mazzoni, presidente
Mazzoni, da almeno un anno a questa parte lei è un personaggio noto nel panorama spallino. Vuole comunque presentarsi ai lettori, e raccontare come è entrato nel mondo Spal?
“Sono un imprenditore nel settore dell’investigazione e sicurezza. Sono entrato nel mondo Spal quando avevo sei anni. Era la prima volta che andavo allo stadio e mi sono innamorato subito della maglia. Da allora l’ho avuta nel cuore. Professionalmente ho iniziato a lavorare con la Spal 1907 quando si è sorta l’esigenza degli steward allo stadio: mi sono subito proposto di aiutare a fornire il servizio visto che sostanzialmente lo faccio di lavoro”.
Con la stessa Spal 1907 ha anche avuto problemi però, come molti altri fornitori.
“Sì, con la passata gestione c’è ancora un contenzioso atto. Io sono appunto tra i creditori che ancora devo essere pagati. Comunque sono tranquillo. Tutti noi creditori siamo abbastanza garantiti dagli introiti del fotovoltaico”.
La sua fama nel mondo Spal è dovuta però all’esperienza di Arslab.
“Arslab nasce dal mio spirito spallino. Vedere la Spal rischiare di sparire mi ha spinto a muovermi. Luigi Moretti la pensava esattamente come me, da spallino e da sportivo. Da li è nato il nostro tentativo di salvataggio, che comunque a qualcosa è servito. Abbiamo fatto molto, permettendo alla Spal di terminare il campionato”.
Ovvero?
“Beh, proponendoci come possibile acquirente della Spal con la nostra cordata di imprenditori abbiamo dato la possibilità alla dirigenza di ottenere diversi rinvii dal giudice e così la società è arrivata alla fine del campionato”.
Nel consorzio però non c’è Moretti. Perché non è della partita?
“No, al momento Moretti non fa parte del consorzio, ma sicuramente si unirà in futuro. Per ora sta seguendo altri progetti in ambito sportivo”.
Il consorzio come è nato?
“Beh, in sostanza l’idea è quella di Arslab. Sostenere la Spal e creare un alveo che potesse fungere come fondamenta per il futuro. Coagulare insieme imprenditori che volessero investire nella Spal e nello sport. Per fare business insieme e sostenere con i frutti di questo lavoro la squadra”.
Cosa vi spinge a perseguire questo progetto?
“Forse l’aspetto più importante è il valore sociale dell’iniziativa. Investire nella Spal significa fare qualcosa con e per la città. E molto per nostro lavoro vuole essere indirizzato ai giovani, sostenendo in particolare il settore giovanile, con tutti i risvolti positivi che comporta”.
Cosa intende fare nella pratica il consorzio?
“Il consorzio gestirà quello che è il marketing della Spal, dalla pubblicità al merchandising. Ma questo vorrà dire anche organizzazione di eventi. Abbiamo in testa molte idee a sfondo benefico, e per coinvolgere squadre minori e altri sport. Si tratta di creare attività e interesse intorno alla Spal”.
Le attività del consorzio sono legate al marchio Spal. Un patrimonio sul quale andrete a lavorare, ma che dovrà anche essere tutelato contro potenziali attività non troppo sane che potrebbero macchiarne la reputazione. Come svolgerete questo controllo?
“La attività sono controllate da noi fondatori. Siamo in comunicazione continua con la Spal e con professionisti per avere pareri: ogni attività proposta sarà così controllata proprio per tutelare in marchio stesso”.
Cosa fa più leva sugli imprenditori che incontrate?
“Proprio la possibilità di lavorare nel sociale e nel settore giovanile. Questo interessa molto, moltissimo”.
Come rispondono gli imprenditori?
“Benissimo. Tutti entusiasti. Forse anche perché è una cosa innovativa. Nel calcio non è ancora stata fatta. E poi appunto sono attratti dalla prospettiva di fare business ma con ricadute positive nel sociale”.
Quanti siete?
“Siamo sette soci fondatori più venti imprenditori che entreranno nelle prossime settimane”.
Che prospettive ha il consorzio?
“Vogliamo crescere in maniera verticale e sostenere la Spal nella maniera migliore possibile. La risposta per il momento c’è. Quindi vogliamo continuare così. L’obiettivo, come ho già detto altre volte è portare la Spal in Serie B”.
Come può sostenere una squadra di calcio professionistica questo consorzio?
“Prima di tutto bisogna dire che il budget della Spal di quest’anno non è altissimo. Secondo me il consorzio con le sue attività può sostenerlo. Attualmente abbiamo già raccolto circa centomila euro. E siamo appena partiti. Considerando tutto il tempo che abbiamo davanti, mi sembra che qualche possibilità di portare un contributo significativo ci sia”.
Oltre a sostenere la Spal il consorzio ha l’obiettivo anche di acquisirne quote societarie.
“Ad oggi abbiamo acquistato il 5% delle quote della Real Spal. Ma acquisirne altre non è prioritario per il momento. Adesso noi dobbiamo pensare a fare fatturato per il consorzio. Dare visibilità ai nostri consorziati e recuperare risorse da girare alla Spal. Quando la cosa avrà preso il suo ritmo poi inizieremo a ragionare sull’acquisto di quote”.
Comunque è tra i vostri obiettivi. Quante quote pensate di acquistare in futuro? La Spal potrebbe diventare di proprietà del consorzio come è successo per il Varese Basket?
“Sì, è nello statuto del consorzio la possibilità di acquistare quote. Ma è un’attività che si può programmare tra i consorziati. Sì tratta di decidere come usare i fondi, se continuando a destinarli alla società o procede con l’assunzione si quote. Per quanto riguarda la possibile proprietà, il caso di Varese è diverso dal nostro: il consorzio comprò la squadra sull’orlo del fallimento. Era nato praticamente per quello. La Spal invece oggi gode di ottima salute e quindi non ha la necessità di essere rilevata. Non c’è l’urgenza di discutere questa eventualità con l’attuale proprietà”
Che connessione c’è tra il lavoro del consorzio e l’andamento sportivo della squadra?
“Beh, se la Spal vince a noi fa solo bene. Nel senso che è più facile andare in giro e chiedere alla gente di entrare in questa cosa. Ma è normale. Il risultato sul campo è il prodotto finale dell’azienda sportiva. Se questo è buono ovviamente è tutto più semplice”.
Il consorzio ha voce in capitolo sulla gestione?
“Assolutamente no. Al limite possiamo trasmettere a Benasciutti quali sono gli umori dei consorziati, il loro pensiero. Ma la gestione tecnica non ci compete”.
Che differenza c’è tra il consorzio e Arslab?
“Arslab era una s.r.l che aveva il compito di comprare la Spal da Butelli dopo aver raccolto adesioni finanziarie. La gente comprava quote di Arslab finanziandola e Arslab poi avrebbe dovuto comprare la Spal. Oggi invece non si tratta di rilevare la Spal, ma di mantenerla in salute sostenendola. Alla fine la differenza è negli intenti: Arslab doveva salvare la Spal, il consorzio vuole mantenerla in salute”.
Sì è parlato anche di polisportiva.
“È un vecchio pallino. D’altro canto la “p” nell’acronimo Spal sta per polisportiva, appunto. Sarebbe bello che il consorzio diventasse il contenitore anche per basket e il volley”.
Si vorrebbe creare la Spal Volley e la Spal Basket quindi?
“Sostanzialmente, sì. Certo, non domani. Questo è un progetto a lungo termine. Ma il concetto è quello”.
E l’azionariato popolare?
“Quella è invece una realtà che verrà presentata a brevissimo e in cui crediamo molto. Anche i tifosi possono dare il loro contributo e noi vogliamo fornire lo strumento per farlo”.
Quando partirà?
“Prima partirà un progetto per i professionisti di Ferrara. Una modalità di contributo per avvocati, architetti, eccetera. A loro chiederemo una sponsorizzazione pura di mille euro all’anno. Anche da loro può venire un importante contributo. Quando anche questo sarà avviato allora lanceremo l’azionariato popolare. Noi del consorzio sceglieremo otto tifosi che dovranno costituire una cooperativa. Questi nomineranno un Cda interno. E questa cooperativa promuoverà la raccolta di soldi da parte dei tifosi. Con questi soldi la cooperativa comprerà quote di Real Spal e diventerà essa stessa socio di Benasciutti, rappresentando tutti i suoi iscritti”.
La cooperativa poi sarà completamente gestita dai tifosi?
“Assolutamente sì. Una volta partita sarà autonoma”
Come verranno scelti questi otto tifosi che fonderanno la cooperativa?
“Saranno scelti dal consorzio. Abbiamo già alcuni nomi. Gente che ama la Spal e fa parte del tifo organizzato. Ma dobbiamo ancora incontrare molta altra gente e valutare. Ovviamente deve essere gente su si possa contare. E’ ancora tutto da decidere da questo punto di vista”.
La gente risponderà a questa iniziativa?
“Io credo di sì. Credo ci sia voglia di essere coinvolti nella vita della squadra, a tutti i livelli. Per fare un esempio, l’ultima volta allo stadio sono già stato fermato da alcune persone che mi hanno chiesto come aderire all’azionariato”.
Come si entra nel consorzio?
“Contattando me, Davide Fiori, qualche altro dei soci fondatori, la Spal oppure lo studio del dottor Bizzarri. Occorre essere presentati da almeno due soci fondatori, per avere un minimo di garanzia sulle persone con cui iniziamo a lavorare. Stiamo cercando di mantenere un livello alto per quanto riguarda l’etica finanziaria dei nostri soci, la trasparenza e regolarità delle nostre attività e del flusso di denaro che verrà generato. Fatto questo si compila un modulo, si stacca un assegno e si fa parte del consorzio”.
In che rapporti siete con l’amministrazione comunale?
“Abbiamo ricevuto un grandissimo appoggio. Diversi soggetti si sono spesi molto per questa iniziativa, andando anche oltre quello che dovevano per il loro mandato. Noi possiamo solo ringraziare l’amministrazione per la disponibilità concessa”
Davide Fiori, vicepresidente
Vuole presentarsi ai lettori?
“Anche io come Mazzoni sono ferrarese e spallino. Predestinato quasi, abito a cento metri dallo stadio. Sono un imprenditore. Ho due aziende, una che produce impianti elettrici e un’altra che fa coltivazione in serra. Entrambe consorziate”.
Con che spirito prende parte a questa iniziativa del consorzio?
“Mi sento semplicemente un tifoso che dà una mano. Lo faccio per passione. Il desiderio è quello di costruire qualcosa che rimanga indipendentemente da me e che offra alla Spal un supporto su cui fare affidamento”.
Come vi approcciate agli imprenditori che volete coinvolgere?
“Come diceva Matteo, gli imprenditori sono molto attratti dal lavoro nel sociale. Da questa nuova modalità di business. Questo ci facilita. Poi essendo noi stessi imprenditori ci rapportiamo da pari. Conoscendo già quali possono essere le loro vicissitudini, i loro problemi, ma anche le loro aspettative. Il dialogo è molto agevolato e diretto”.
Il consorzio si prefigge di curare il marketing della Spal: pubblicità, eventi e tutto quanto ne consegue. Una delle attività forse più nuove è il merchandising e sappiamo se ne occuperà lei. Cosa bolle in pentola?
“In sostanza vogliamo creare una linea di oggetti di tutti i tipi che riportino il marchio Spal e vogliamo commercializzarli come fonte di reddito, ovviamente, ma anche come veicolo per diffondere qualcosa. Uno spirito. Mi spiego: stiamo facendo un lavoro di equipe con altri soggetti come Giuseppe Pasini, che collabora con noi a tutto tondo su diverse questioni e Paolo Bonora, che è stato presidente della Massese e dello Spezia, per costruire più che uno Spal Store uno “Spal Style”. Uno stile Spal. La Spal ovviamente non è la Juventus o il Milan, che dalla vendita di gadget possono aspettarsi grandi introiti che contribuiscono significativamente. Noi però vogliamo principalmente lanciare uno stile Spal sull’onda della storia e del grande passato della squadra. Uno stile che vogliamo veicolare attraverso i prodotti marchiati Spal che saranno messi in commercio. Un modo per diffondere il più possibile lo spirito della squadra in città e tra la gente”.
Come procederete in termini pratici?
“Per il momento inizieremo con la vendita online, ma l’obiettivo è aprire un negozio, possibilmente in centro. E c’è già qualche discorso in atto in questo senso”.
E lo Spal Point recentemente aperto allo stadio dal Centro Coordinalmento Spal?
“Lo Spal Point, che è stato aperto con il consenso di Benasciutti in persona, e fuori dal nostro accordo di uso esclusivo del marchio. La loro attività non verrà intaccata”.
Quindi, più che una valenza economica il lavoro di merchandising vuole creare un certo clima. Vuole far entrare la Spal nella vita della gente.
“Sì e per noi vuole essere anche una palestra per poter capire un po’ il pensiero della gente e poter progettare meglio altre attività per il prossimo anno, per poi proporle con successo al pubblico. Specialmente a quello più giovane, che deve assolutamente riportato allo stadio”.
Quello del riportare la gente, sopratutto i giovani, allo stadio è una questione molto importante. Forse lo stadio stesso va un po’ ripensato nella sua modalità di fruizione.
“È certamente una cosa importantissima ed è un’idea che Benasciutti già ha da tempo. La prima cosa che mi ha detto è che vorrebbe rendere lo stadio un luogo più utilizzato, anche al di fuori delle partite. In questo senso lavoreremo molto con gli eventi che vogliamo organizzare. Adesso tutto il nostro impegno è destinato alla stabilizzazione del consorzio stesso. Dobbiamo raggiungere una massa critica di iscritti che ci consenta una certa sicurezza. Poi potremmo metterci a pensare a tempo pieno a questi lavori”.