UN RANZANI BATTAGLIERO E FIDUCIOSO GUARDA AL CASTELFRANCO: SONO IN FORMA STREPITOSA. IL MERCATO? QUALCOSA FAREMO

Il solito roccioso e granitico direttore/presidente dei biancazzurri è quello che ci spalanca le porte del Centro in un pomeriggio cupo e tetro che più brutto non si può: nebbia e ghiaccio fanno da cornice al penultimo allenamento settimanale della truppa di David Sassarini. E’ lui a fare gli onori di casa, anzi, a dirla tutta una casa vera e propria non c’è visti i lavori e allora, per la nostra consueta chiacchierata, improvvisiamo due passi lungo il perimetro del quartier generale dei biancazzurri. Ogni tanto si ferma Roberto Ranzani, lo sguardo si fissa per un attimo, concentrato nel vuoto, come se davanti a lui scorressero i titoli di coda di un film dal lieto fine già visto e rivisto e si lascia andare: “Vinco anche quest’anno, lo prometto a te e a tutti i vostri lettori e tifosi della Spal. A maggio festeggiamo tutti insieme”.

Direttore partiamo dallo scivolone di domenica scorsa a Piacenza. Il patatrac, il patapumf, che qualcuno, esagerando, ha anche chiamato disastro tra le altre cose, è ancora davanti agli occhi di tutti noi. Siamo finiti a meno otto: mi passi la facile battuta, ma sembra che per la Spal sia iniziata la fase più rigida dell’inverno, in tutti i sensi.
“Mah, devo essere banale: è stata la classica domenica storta, nata male e finita peggio. Cosa vuoi che ti dica. Ho rivisto la partita, abbiam giocato venti minuti della ripresa bene e da Spal, ma prima e dopo è meglio lasciar stare. Loro non mi hanno impressionato, certo hanno vinto ed è evidente che qualcosa in più, rispetto a noi, hanno. Certamente domenica sono sembrati una formazione più solida e compatta, mentre il nostro reparto sin qui più affidabile, cioè la difesa, si è preso un giorno di vacanza senza motivo. Giustamente domenica scorsa, a Piacenza, qualcuno di voi mi faceva notare che il Piacenza è squadra non meno nuova della nostra, visto che l’undici titolare era composto da ben otto nuovi acquisti. Tutto vero. Ma i vari Matteassi, Cazzamalli, Piccolo, Fulcini, sono un prodotto finito. Sono giocatori esperti. Che hanno quel pizzico di esperienza e malizia in più che i nostri non hanno. Noi non siamo ancora così bravi a leggere le situazioni in partita come loro. Ci arriveremo. Adesso è dura e loro sono primi con merito. Ma non è  impossibile andarli a prendere. Anzi, te lo dico sinceramente: vinco anche quest’anno, lo prometto a te e a tutti i vostri lettori e tifosi della Spal. A maggio festeggiamo tutti insieme”.

Siamo partiti con dieci giorni di ritardo rispetto alle altre, è stata spesso, ma non sempre, colpa degli arbitri, la squadra è nuova di zecca e abbiamo giocato più della metà delle partite del girone d’andata senza attaccanti di ruolo. Qualche attenuante, a onor del vero, c’è.

“Sì, ma noi siamo la Spal e siamo condannati a vincere. Fa rumore quando cadiamo per terra noi, anche se non vogliamo ammetterlo, però è così. Episodi contrari ne abbiamo avuti, cinque o sei punti in meno, forse, li abbiamo, mentre il Piacenza ha quegli otto in più che ha incamerato con giocando contro la Juniores di Riccione e Rosignano e a tavolino contro il Castenaso. Lo sottolineiamo sempre, è vero, ma è un dato inconfutabile. Fino a oggi, la Spal, invece, ha sempre giocato con gli avversari nel loro momento di forma migliore: Bagnolese, Virtus Pavullese, Fortis Juventus, Riccione, Rosignano e Massese ad esempio, senza dimenticare sabato, il Castelfranco del mio amico Chezzi è la peggior avversaria che ci potesse capitare in questo momento così delicato. Sono in forma strepitosa”.

Apriamo il capitolo Castelfranco: cinque vittorie consecutive in campionato, sei contando la gara di Coppa Italia che ha praticamente garantito di diritto ai modenesi, come da regolamento, la partecipazione ai playoff nazionali, per la legge dei grandi numeri prima o poi dovranno pur fermarsi anche loro e rifiatare. Sabato il giorno giusto?
“Il Castelfranco è una buona squadra. Gli mancheranno due giocatori per squalifica, ma loro sono bravi, hanno la panchina lunga e di qualità. Sono partiti male come ogni anno, poi pian piano si riprendono e crescono a vista d’occhio. Puntano ai playoff, credi a me e la loro, in regione, è una realtà che va tenuta in grande considerazione. C’è anche Varallo, lì, che noi in estate abbiamo mandato via e ha già segnato otto gol. Forse poteva farci comodo, forse no, il ragazzo diceva che non riusciva a esprimersi al meglio delle sue possibilità con il modo di giocare di Sassarini. Dovremo stare attenti, a lui e a De Vecchis, poi c’è Sacenti che ha giocato sempre nei professionisti. Avversario terribile, anche se noi dobbiamo fare assolutamente tre punti, finire eventualmente a meno undici, ammesso che il Piacenza vada a vincere a Lucca, complicherebbe ancora di più il percorso”.

A settembre lei diceva: voglio arrivare a Natale con cinque, massimo sei punti di ritardo dalla prima. Sono otto con la gara di sabato ancora da giocare. Contento a metà oppure contento e basta?
“Nonostante le nostre piccole e quotidiane difficoltà non ci abbandonino mai, dobbiamo cercare di vedere il bicchiere mezzo pieno. Lo abbiamo detto anche prima, non è facile vincere e ancor di più non è facile farlo subito. Sarebbe più semplice programmare con calma, pianificare un qualcosa ad ampio spettro su base pluriennale. Da un punto di vista societario lo stiamo facendo, stiamo cercando di trovare la cosiddetta quadratura del cerchio, grazie anche all’entrata in scena del Consorzio. Ma è chiaro che se qui vogliamo fare del professionismo noi abbiamo bisogno di qualcosa di ancora più concreto, di più forte e tangibile, le chiacchiere non aiutano. Abbiamo bisogno. Punto. E la sola medicina che io conosca perché qualcuno, ancora una volta, si interessi di Spal è la vittoria. Dobbiamo vincere per questo, per garantire un futuro stabile alla Spal. Il prossimo sarà il campionato della riforma, chi vince la D si ritroverà in Prima divisione nel 2014, un salto mica da ridere. Se questa squadra prende il filotto, tra tre anni siamo in B. Ma dobbiamo rinforzarci, rinforzarci e rinforzarci”.

Rinforzi che lei prevede, già da quest’anno, anche da un punto di vista tecnico? Negli spogliatoi, dopo la gara persa di Piacenza, Sassarini lamentava assenze per quanto riguarda i ricambi, magari nella zona centrale del campo.

“Domani (oggi per chi legge n.d.r.) tesseriamo Mirzau, il difensore rumeno classe 1994. Non sarà subito disponibile, il suo impiego sarà grossomodo intorno a febbraio. Poi potrebbe arrivare un altro ’94, figlio di uno dei nostri allenatori del settore giovanile (Del Mastio n.d.r.) che Nista è già andato a vedere per conto del mister. Gioca nella Primavera del Modena, è piccolino ma rapido, lo vuole anche il Formigine dove andrebbe a giocare titolare, mentre qui verrebbe a fare il cambio di Massaccesi. Secondo me si fa l’affare, dopodiché il mercato è chiuso”.

E Catalano?
“Ha un problema al ginocchio, bisogna capirne l’entità e i tempi si prospettano decisamente più lunghi di quanto pensavo. Se tra due mesi starà bene lo prendo per il prossimo anno. Per questa stagione, oggi come oggi, mi sento di escludere il suo arrivo alla Spal e la cosa mi rammarica molto, perché è altissimo ma velocissimo e ci avrebbe fatto comodo come numero due e avrebbe regalato qualche opportunità in più all’allenatore. Mirzau è un centrale, lo adatterà terzino, eventualmente”.

Senta ma, sempre in chiave under, uno come Mattia Brondi non avrebbe fatto comodo alla Spal?
“Sarebbe venuto in prestito perché il Pisa Sporting Club lo cedeva solo a cifre spropositate e lui ricopre un ruolo dove è meglio far giocare un calciatore di nostra proprietà come Massaccesi. Ha preferito il Forcoli perché là c’è il fratello. Sicuramente, insieme a Santi dell’Atletico Piacenza, è il miglior under in circolazione che ho visto all’opera, sin qui, in questo campionato”.

Come giudica, sin qui, il lavoro di Sassarini?
“Secondo me, qui, è lui il migliore di tutti. Lavora come un forsennato, ogni giorno, chissà se dorme la notte, delle volte me lo chiedo, perché è sempre di corsa, di fretta, ha una voglia pazzesca di emergere e dimostrare quello che vale. Ha sposato il nostro progetto con grande determinazione: devo dire che, da fuori, magari, vedendo quello che fa, qualcuno può pensare che lui esageri con i suoi metodi così pressanti sui giocatori, invece penso che abbia intrapreso la strada giusta. C’è una tiratina di orecchie anche per lui però, anzi due (ride), cose che gli ho già detto di persona”.

Dica pure.
“Marchini non è un terzino. Né oggi, né domani, né mai. Ne parliamo spesso, sempre. Io vedo Davide in mezzo a impostare il gioco, perché a noi, in quella zona di campo, uno con i piedi educati manca, uno che sappia imporre ritmo e dinamismo alla manovra. Marchini sa farlo. Il mister dice di no. Magari, sull’esterno alto, può essere un buon compromesso ma a quel punto bisogna ridisegnare gli interpreti e sacrificare altri giocatori perché a quel punto con Marchini, Laurenti e due tra Cubillos, Marongiu e Rocchi che giocano per forza, devi trovare un posto per il ’94 come impone il regolamento”.

Per sommi capi lei dice, quindi, che Cintoi e Shqypi sono quelli più a rischio panchina nel girone di ritorno.
“Deciderà il mister, io con lui mi confronto praticamente ogni giorno, abbiamo i nostri pensieri e la nostra idea di calcio. Ma finisce lì, Sassarini è pagato per allenare e scegliere i migliori da mandare in campo alla domenica. Il gruppo è importante, quando l’allenatore dice che per vincere non ci si può basare su un gruppo di soli undici, dodici titolari, ha ragione. Tutti, quando chiamati in causa, devono dare un contributo sostanziale”.

Non le dà fastidio che i tre moschettieri da lei tanto voluti in estate, stiano, pian piando, per motivi differenti, giocando così poco in questo momento? Il nervosismo di Marchini è piuttosto tangibile da qualche settimana a questa parte, Braiati, si sa, è piuttosto scontento e, anche Marongiu, non ha salutato con grandissima gioia l’arrivo di Cubillos, suo alter ego d’eccezione, a quanto pare.
“Sono situazioni diverse: Davide cambia ruolo troppo spesso, lui si arrabbia, è normale. Il mister dovrà trovargli una collocazione in campo, a patto stia fisicamente bene però, perché quel problema che ha alla schiena non è mica tanto facile da risolvere. Davide ha qualità, esperienza, è il cuore di questa Spal; Edo è un ragazzo esemplare, un trascinatore e un esempio per molti e, quando gioca, la sua presenza in campo si vede e si sente, come domenica a Piacenza. Ma vale il discorso fatto per Marchini: lui dà quel qualcosa in più quando è in forma perfetta. Ale, invece, sa che nella vita dovrà sempre confrontarsi con qualcuno per migliorare: ha giocato pochissime partite intere, nonostante tutto ha segnato cinque gol. E’ il capocannoniere della Spal. L’arrivo di “Colombus” va vissuto come uno stimolo a fare ancora meglio, perché è arrivato da poco, è vero, ma intanto conosce Sassarini da più tempo e certi meccanismi li sa a memoria. Domenica, quando è entrato, ha fatto benissimo e anche quella prima. Ma quello che mi preme aggiungere è che chi veste questa maglia sa che deve anteporre il gruppo e la vittoria della Spal alle proprie ambizioni personali: vale per loro tre, come per tutti. Poi, attenzione, non penso siano in tanti a essere contenti quando non giocano la domenica. Se scegli di fare il calciatore nella vita, è perché ti piace giocare a calcio e non guardarlo”.

Ci stavamo dimenticando del secondo rimprovero, per così dire, da fare a Sassarini.
“Sartori bisogna tenerlo di più in considerazione. E’ il nostro Balotelli, per me è fortissimo, è più di un’alternativa in attacco. Ha giocato poco, eppure non possiamo dimenticare l’assist decisivo a Fidenza e il gol a San Lazzaro. Deve crescere tanto, da quando è arrivato ha già fatto molto, da un punto di vista di maturità intendo. Può essere un’arma importante per questa Spal. Magari anche lui deve seguire di più il mister negli allenamenti, fare meglio quello che gli chiede. Su questo ragazzo, io, scommetto a occhi chiusi”.

Ultima domanda sui tifosi: era da un po’ che a Ferrara non si respirava l’aria delle gare di cartello come quella contro Pistoiese e Tuttocuoio. Non teme che, la sconfitta di Piacenza, possa in qualche ledere quel po’ di entusiasmo che si era venuto a creare dopo aver superato l’esame di maturità contro gli arancioni?
“Ferrara è una piazza difficile sotto molti aspetti. C’è tanta diffidenza a prescindere, su tutto e tutti. Spesso ingiustificata. Ti guardano e giudicano, si muovono poco. Economicamente parlando è così, ad esempio. Il tifo è, da sempre, esigente, di palato fine, abituato bene, forse perché l’età media è alta e in tanti si ricordano ancora la Spal in A. Ma quei tempi sono finiti da un pezzo, questo è il momento di ricostruire e creare qualcosa dal niente. Con la Pistoiese e il Tuttocuoio ho visto partecipazione e questo è un segnale importante, la nostra curva ce la invidiano tutti. Nel girone di ritorno, ma già a partire da sabato, non possiamo permetterci di lasciare così tanti punti in casa come fatto fino a ora, alla fine pesano come macigni quelli contro Camaiore, Bagnolese, Fortis Juventus e Tuttocuoio”.

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