GIORGIO DINI, PATRON DEL CAMAIORE IN CERCA DI PUNTI SALVEZZA: DILETTANTI SI’ MA NON ALLO SBARAGLIO

La storia di Giorgio Dini con l’Associazione Sportiva Dilettantistica Camaiore dura ormai da una vita e il presidente di lungo corso della società bluamaranto la racconta volentieri, in una pausa del suo lavoro di responsabile commerciale di una locale concessionaria d’auto.

Com’è cominciata l’avventura?
“Tutto è iniziato nel 1970, quando giocavo nelle giovanili, e l’allenatore della prima squadra era Corrado Orrico. Da allora sono sempre rimasto in società con vari incarichi, da responsabile dell’attività giovanile a segretario, fino a quando, sette, otto anni fa, è stato quasi un obbligo assumersi questa responsabilità della presidenza”.

Perché parla di obbligo?
“E’ stato necessario per poter proseguire l’attività, perché non è facile trovare chi si assume una responsabilità del genere, in una società dilettantistica come la nostra”.

Com’è strutturata la società?
“Non c’è un proprietario, o, in altri termini, essendo un’associazione dilettantistica, i proprietari sono tutti i soci, circa una quarantina, di cui io sono il rappresentante legale”. 

Come vi distribuite i compiti?
“Ognuno fa quello che può, ad esempio andando alla ricerca di sponsor, o dando una mano alle manifestazioni che organizziamo per reperire i fondi necessari a far quadrare il bilancio”.

Di che manifestazioni si tratta?
“Per tutto il mese di maggio organizziamo un torneo Allievi a livello regionale, in giugno c’è il torneo dei bar, e a luglio il palio dei rioni. A seguire, c’è la sagra del tortello, e poi si deve ricominciare con la preparazione della squadra”.

Anche perché bisogna smaltire i tortelli…
(ride) “Eh sì, è proprio così”!

Qual è il budget della prima squadra?
“E’ bassino, sono otto, novecento euro al mese”.

Diviso per una ventina di giocatori, significa che la media dei rimborsi è decisamente contenuta.
“Sì, da veri dilettanti quali siamo. Tutti i giocatori hanno un lavoro, almeno i più “anziani”, che sono anche quelli che guadagnano qualcosa in più, mentre i più giovani prendono cento, centocinquanta euro al mese. C’è chi fa l’assicuratore, chi il rappresentante, ma sono lavori che consentono di prendere parte agli allenamenti, tutti i pomeriggi dal martedì al sabato”.

Nelle vostre fila militano i fratelli Tosi, che potrebbero ambire a palcoscenici più prestigiosi. La loro è una scelta di vita?
“Sì, da noi si trovano bene, forse perché è una società a carattere familiare,  per stare qui hanno rinunciato ad altre offerte più sostanziose”.

Si può parlare di loro come del punto di forza della vostra squadra?
“Federico (attaccante classe ’79, attuale capocannoniere del torneo: ndr) è al quarto anno con noi, finora ha segnato ottantanove gol con questa maglia e, se arriva a cento, ci salviamo. Francesco (centrocampista / esterno classe ’80: ndr) ha piedi anche più buoni del fratello. Comunque, preferisco parlare del gruppo come nostro punto di forza”.

E il vostro punto debole?
“La mancanza di concentrazione. A volte commettiamo errori da dilettanti veri e propri. Abbiamo gettato al vento diverse partite per questo difetto, quando magari a qualcuno sembrava troppo facile fare risultato”.

Quanto incide il vostro settore giovanile nella composizione della rosa di prima squadra?
“Tutti gli anni si cerca di inserire dai tre ai quattro ragazzi dalla Juniores: è l’unica maniera per far quadrare il bilancio. Ora abbiamo otto giocatori “vecchi”, si fa per dire, visto che c’è anche chi è nato nel ’91, e tutti gli altri sono dal ’92 al ’95. Il prossimo anno, se perdurerà questo difficile momento economico, dovremo fare altri tagli, i vecchi magari saranno cinque e aumenterà il numero dei ragazzi”.

In questo momento siete al limite della zona playout. Per il valore della squadra, secondo Lei, dovreste stare più in alto?
“Dopo aver visto tutte le avversarie, credo che dovremmo essere in una posizione di medio-alta classifica, anche se non potremmo ambire ai playoff, perché è troppo il divario con gli organici delle prime. Il nostro obiettivo è una salvezza tranquilla. Consideriamo la serie D come la serie A dilettantistica, e noi vogliamo rimanere nella “nostra” serie A. Se poi non ci riusciremo, pazienza”!

Quale squadra Le ha fatto la migliore impressione?
“Per maggiore intensità di gioco e determinazione, il Tuttocuoio. Non mollano mai, spesso finiscono con diversi giocatori coi crampi, il che vuol dire che danno il massimo impegno. Anche altre, però, come Spal, Lucchese, Massese e Pistoiese sono buone squadre”.

Tra le tre toscane, quale Le sembra meglio attrezzata?
“Lucchese e Pistoiese hanno la possibilità di lottare sino in fondo, ma dico la Massese per la qualità dell’organico e l’esperienza dell’allenatore”.

Della Spal cosa pensa?
“Quando l’abbiamo incontrata a Ferrara (1-1 il risultato finale: ndr), si vedeva che aveva un organico importante, anche se diversi giocatori erano arrivati da poco o non avevano potuto allenarsi a dovere”.

E l’Atletico Piacenza?
“Quando abbiamo giocato a casa loro, dopo mezz’ora eravamo in vantaggio 0-2: sembravamo il Barcellona, e potevamo segnare ancora. Poi sono venuti fuori loro, grazie anche a nostri errori, ci hanno creduto e hanno vinto 5-3. Se hanno tanti punti, non è un caso, e la squadra avrà il suo valore”.

Non crede che la sua sia la fuga decisiva?
“No, credo che le altre possano ancora andare a prenderla”.

Alla luce di quanto ha appena detto, la Sua favorita per la promozione è il Tuttocuoio.
“E’ la squadra che ci crede più di tutte. Sta cullando un sogno, e a volte i sogni s’avverano”.

Quali sono, invece, le vostre dirette concorrenti per la salvezza?
“Oltre a quelle che stanno sotto di noi, ci metto la Pavullese, il Castelfranco, il Formigine e il Castenaso”.

Quale sta messa peggio di tutte?
“Come organico direi Rosignano e Forcoli; soprattutto la prima rischia più di tutte, alla luce delle recenti difficoltà societarie, ma ci credono tutte, tant’è vero che noi abbiamo perso con entrambe. Il Riccione, invece, ora ha un discreto organico, e non è più la squadra che aveva iniziato il campionato”.

Però ha già perso qualche pezzo e la situazione societaria è sempre ingarbugliata. Con tutte queste squadre che cambiano radicalmente a campionato in corso a causa di vicissitudini societarie, non crede che sia un torneo falsato?
“Questo è l’handicap di un campionato dilettantistico, ma quasi professionistico, come il nostro. Pensi che un anno fu ammessa nel nostro girone l’Imperia che, dalla seconda giornata in poi, giocò con la squadra Allievi, finendo il campionato con cinque punti: una cosa ridicola. Bisognerebbe che la federazione chiedesse qualche garanzia in più”.

Sul piano economico?
“Intendo garanzie dal punto di vista morale, più che economico, per evitare che le società vengano prese da certi avventurieri, come accade spesso”.

Diventa però piuttosto complicato svolgere certe verifiche di carattere morale: come potrebbero essere fatte?
“E’ vero, non è facile, ma penso ai comitati regionali e provinciali, che sanno bene i movimenti delle associazioni sul posto, e potrebbero dare un supporto diverso. Anche se c’è la fidejussione, a volte le garanzie economiche non bastano”.

Non Le chiedo un pronostico per domenica, ma che partita sarà, secondo Lei?
“Noi dobbiamo sperare di fare risultato con tutti, anche se con la Spal è più difficile che con altre, ma abbiamo il dovere di provarci ogni domenica, ed è ciò che faremo”.

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