UN’ALTRA GIORNATA DI PASSIONE IN CASA SPAL: TUTTO A POSTO E’ LA DICHIARAZIONE UNANIME DI FACCIATA. MA RESTANO ANCORA MOLTI DUBBI

Una nuova pagina si è scritta oggi, sul far del sole, del capitolo Spal. Ma partiamo dalla fine. Ieri. Già, ieri. Un giorno dimenticato dal calendario. Non è mai sorto il sole e non è mai tramontato. Non è successo proprio nulla, ieri, 13 febbraio 2013. E’ stato solo uno scherzo di Carnevale in ritardo, questo sì mica gli stipendi che sono in arrivo. Entro il tre. O il cinque, dipende. Di marzo.

Tutto un malinteso a giudicare dalle parole del giorno dopo. Dunque, uno scatto adrenalinico di un gruppo di giocatori che, probabilmente, vede troppa tivù e legge talmente tanto di crisi economica a destra e a manca e di centinaia di persone a casa da lavorare o in cassa integrazione che deve essersi allarmato per nulla e si è lasciato un po’ troppo prendere la mano. Il quadro a tinte fosche dipinto oggi è fatto così. Un gesto simbolico ma esagerato, a posteriori. Uno sciopero del tutto inutile ancor prima di essere incomprensibile perché i soldi ci sono. Così parlò il Vice Presidente Benasciutti alla fine della giornata odierna: “Qual è il problema? E’ tutto a posto, i giocatori hanno ragionato. Ci siamo visti questa mattina. Hanno capito che la nostra situazione è fluida e inattaccabile. Sanno perfettamente che io fino alla fine dell’anno, da solo, non ci arrivo ma, attenzione, non perché non voglio o, come ho letto in giro, non ho soldi, ma perché la Spal è di tutti e tutti devono dare il loro concreto contributo. I calciatori hanno sbagliato, non ci siamo capiti. Forse difettiamo di comunicazione, non dico di no. Ma mi è sembrato tutto troppo ingigantito in un momento per noi decisivo. Qui va tutto bene”.

Mentre il proprietario dei biancazzurri, minimizzando, si fa garante di una tranquilla bufera di metà inverno, torniamo indietro e riavvolgiamo il nastro. Lo strappo, dicevamo, è stato ricucito. La frattura si è risanata: insomma, è di nuovo amore, ironia della sorte, proprio nel giorno dedicato agli Innamorati, tra i giocatori e la società. Neanche ventiquattro ore dopo il “sacrilego” gesto di ieri di disertare la doppia seduta, la squadra si è regolarmente ripresentata agli ordini di un Sassarini mai visto così allegro e sorridente che si è lasciato andare all’unico commento di giornata: “Hanno dato garanzie, tutto bene mi dicono. Io, però, mi occupo di campo e voglio continuare a farlo. Dobbiamo vincere e basta. Di cose societarie vorrei ne parlasse chi queste cose le conosce davvero. I colloqui di stamattina? So solo che si sono visti”. L’allenatore saluta e va a cambiarsi, ma le prime domande già fanno capolino. Si capisce che qualcosa non torna attenendosi ai soli fatti di giornata.



Partiamo da questa mattina. Mentre le campane del Duomo rintoccavano a festa l’ora Media, arrivava notizia che, dalle parti di via Bologna, era un gran via vai di macchine, un brulicare non meglio specificato di musi contriti e facce lunghe, aggregati di calciatori, per chi non l’avesse capito, che imboccavano tutti un’unica porta: gli uffici della Spal presieduti da Roberto Benasciutti. La situazione ha destato un poco di sospetto, surreale a dire il vero, se proprio vogliamo usare un termine ancora più forte, visto che dietro la porta non c’era il Presidente Roberto Ranzani. Un contrattempo? Un impegno improvviso? Una voluta decisione quella di non coinvolgerlo? Palese lo stato di agitazione in cui il presidente versava al momento del suo arrivo al Centro poco dopo le quindici.

Ci sono ancora i giocatori, però. Li abbiamo lasciati in via Bologna. Che stavano per varcare quella porta. Dietro la quale, Ranzani, però, non c’era.

Uno per uno, tutti i calciatori biancazzurri sono stati chiamati a rendere conto della decisione presa ieri di non allenarsi. Parola d’ordine chiarire. E chiarirsi soprattutto. Al tavolo la giuria così composta: Roberto Benasciutti, Matteo Mazzoni, Davide Fiori, Lorenzo Cestari e David Sassarini. Tutti presenti, quindi. O meglio, non proprio tutti – leggi sopra alla voce Ranzani (per la cronaca era ed è il Presidente) e per tutti colloqui, pause caffè a parte, s’intende. Certo, si sa, si è parlato, tanto e a lungo. Ancora di soldi. Di garanzie. Che gli stipendi, quelli di dicembre e magari anche gli altri, saranno pagati. Entro al massimo tre settimane. E poi? E poi si vedrà. Giocatori convinti? Chissà. Ma perché Ranzani non c’è? “Tutto organizzato di fretta, non c’è stato il tempo”, dirà Cestari, professione direttore generale, al Centro interpellato con lo sguardo da Benasciutti al quale era stato posto l’interrogativo. 

Intanto alle quattordici era previsto l’appuntamento tanto atteso al Centro per la ripresa degli allenamenti in vista di domenica. Sì, perché domenica c’è Fortis Juventus-Spal. Così tanto per ricordare che c’è anche un campionato in corso. Presenti tra il parcheggio e il campo uno, calciatori delle giovanili a parte che arrivavano alla spicciolata, un drappello di storici tifosi, i ‘tribunari’, tutti a chiedersi che ne sarà di noi: domande su domande, commenti, insinuazioni più o meno velate, un comune denominatore: no money, no party: “Alla faccia del progetto e della ritrovata credibilità, qui si vive alla giornata. Punto”. Diceva uno dei tifosi presenti. Ma abbiamo sempre i giocatori in ballo. E Ranzani. Che intanto, sapremo poi, si è ritrovato altrove con tutti i calciatori. Chiamato in fretta e furia direttamente dai suoi ragazzi, nel primo pomeriggio, increduli della sua assenza ai colloqui. Ranzani, il Presidente, che nulla sapeva dell’incontro tra la sua società e i suoi giocatori, è rimasto quasi un’ora in loro compagnia. Tutti insieme. Uniti, come sempre è stato da agosto fino a oggi. A parlare, ancora una volta. A raccontare quello che era successo in mattinata. 

Preso atto della situazione, Ranzani è arrivato al Centro poco dopo le quindici (venti minuti prima era toccato all’allenatore) e non ha voluto rilasciare dichiarazioni in merito. Solo tanto nervosismo, parzialmente rientrato, pare, in serata, dopo quasi due ore di colloquio con Benasciutti. Situazione ricomposta? Lo scopriremo presto. E i giocatori?

Sono arrivati tutti alle sedici, incolonnati dietro una lunga carovana di macchine, segnale inequivocabile, anche questo, che, dove si trovava uno, si trovavano anche gli altri ventitré. Bocche cucite giù dalle auto, sorrisi di circostanza, più che altro, poi, via a cambiarsi in fretta e furia. Venti minuti dopo l’uscita sui campi. Altro pit-stop: di Braiati e dell’incontro ufficiale avuto con la stampa abbiamo già scritto, così come dell’incontro voluto e ottenuto per fare chiarezza da alcuni esponenti della Curva con un’ampia delegazione di giocatori, tra cui Cubillos, Marchini e Nodari, la spina dorsale della squadra biancazzurra, pare, messa più di altri sulla graticola nei colloqui ristretti di inizio giornata.

Tutto a posto, insomma. Ma niente in ordine.

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