DAL CAOS SPAL A UN KAOS CHE SOGNA IN GRANDE MA ANCORA SENZA UNA CASA. PATRON CALZOLARI: ANDREMO A SAN LAZZARO

A Ferrara, con la Spal in piena crisi societaria e sull’orlo del precipizio per il secondo anno consecutivo, c’è una realtà importante che nell’ombra lavora con giudizio e discernimento da oltre dieci anni e con risultati eccellenti: stiamo parlando della squadra di calcio a 5 del Kaos Futsal di patron Calzolari. A un passo dalla conquista matematica dei playoff nella massima serie nazionale a poche giornate dal termine del campionato, i neri di Scandolara e compagni si ritrovano alle prese però con un problema che ha del clamoroso: a oggi, non hanno una casa dove poter disputare la seconda fase del campionato. Stando alle ultime notizie, infatti, il Comune, rappresentato dall’assessore allo sport della città estense Luciano Masieri, non avrebbe mediato con la Mobyt Pallacanestro Ferrara – che ha in gestione il Palasegest – per concedere l’utilizzo della struttura al Kaos per i playoff.

“Credo che a Ferrara la mia società stia facendo un buon lavoro – attacca Calzolari – siamo in dirittura d’arrivo in quasi tutti i campionati e, con un pizzico di orgoglio, posso senz’altro dire che abbiamo raggiunto risultati importanti in tutte le categorie. Dai ragazzi più giovani passando per la Juniores e l’Under 21 fino ad arrivare alla serie A, la nostra società può contare su un bacino che si avvicina tranquillamente ai trecento atleti. Non voglio fare polemiche, non sono il tipo: mi piacerebbe però ci venisse riconosciuto, almeno per una volta, lo spazio che meritiamo”. Il numero uno dei neri continua raccontando l’antefatto: “Siamo ripartiti da zero, abbiamo fatto investimenti importanti rivoluzionando la squadra perché volevamo provare a toglierci delle soddisfazioni durante questo campionato. In estate, praticamente alla vigilia della prima giornata e leggermente fuori tempo massimo, l’assessore, vista l’indisponibilità del Palaboschetto a causa del terremoto, si era fatto avanti dandoci la disponibilità di una palestra che, tra le altre cose, non è a norma per le partite di campionato. Abbiamo giocato a San Lazzaro al Palacaselle fino a dicembre, poi finalmente siamo tornati a casa con l’agibilità della nostra struttura”. Ma a stretto giro di posta ecco ripresentarsi ancora il problema: “Al Palaboschetto non possiamo giocare i playoff, la Lega chiede una capienza di mille posti, millecinquecento addirittura dalla semifinali in poi. Che fare? Ci siamo rivolti, già da sei mesi a dire il vero, al Comune e all’assessore Masieri per cercare di capire se c’erano le condizioni per giocare al Palasegest. Ci è stato risposto che sarebbero stati necessari dei lavori di adeguamento e le spese, ovviamente, sarebbero state tutte a nostro carico. Ma, da imprenditore, prima di fare un investimento oneroso ci guardo due volte: ho chiesto che il Palasport di Ferrara potesse diventare la nostra casa anche per le stagioni a venire, ma tutto si è arenato. Ho capito che non siamo evidentemente graditi. La soluzione? Abbiamo già contattato San Lazzaro, torneremo al Palacaselle pur con un po’ di rammarico e la sensazione, in cuor mio, che si potesse gestire meglio la situazione. Io sono ferrarese d’adozione, vivo la realtà di Ferrara e giocare davanti ai nostri tifosi per noi è molto importante. Nelle ultime settimane il Palaboschetto era pieno: quattrocento tifosi, tra appassionati e molti curiosi, attirati da una nuova realtà che si sta ritagliando un suo piccolo spazio”.

C’è il tempo di parlare anche di Spal: “Sono chiacchiere quelle che stiamo facendo, ci tengo a metterlo subito in chiaro. In passato c’è stato un interessamento da parte dell’amministrazione comunale, ci è stato chiesto se c’era la nostra disponibilità a entrare nel mondo del calcio quando la Spal di Cesare Butelli sembrava non essere in grado di iscriversi al campionato. Stiamo quindi parlando dell’estate scorsa. Da quel giorno non ci sono stati più margini per approfondire il discorso, né reciproca voglia di farlo. I motivi? Intanto è un mondo che non conosco. Prima di intraprendere un percorso bisogna che un qualsiasi imprenditore abbia la consapevolezza di quello a cui sta andando incontro. Fare calcio è l’equivalente di fare un investimento a fondo perduto, non prendiamoci in giro. Un minimo di ritorno lo si ha in serie A, forse, altrove ci si perde praticamente sempre. Se ci si muove in questa direzione lo si deve fare con intenzioni serie e con la consapevolezza che già avere un bilancio in pareggio, di questi tempi, sarebbe un affare, magari portando avanti un discorso basilare come il settore giovanile, che dovrebbe essere il fulcro di ogni società sportiva. Bisogna poi avere il termometro della situazione, della città intendo, non illudere i tifosi sbandierando promesse ai quattro venti assolutamente impossibili da mantenere. Mi sembra sia stato fatto questo dalla dirigenza attuale. Ci dobbiamo guardare in faccia e dire: a Ferrara, in questo momento storico, che tipo di calcio possiamo fare? Vogliamo fare del bel calcio di C2? Di C1? Dove possiamo arrivare? Ci si può divertire a prescindere dalla categoria secondo me, c’è bisogno di un rilancio, di un ricambio generazionale a trecentosessanta gradi. Meno aspettative nel breve, più voglia di investire a lungo termine per creare qualcosa che resti nel tempo. Ripeto, stiamo facendo delle chiacchiere, non sto assolutamente dicendo che sono interessato a farmi carico, un domani, della Spal. Sono incuriosito, questo sì. Ma da solo non potrei mai farcela, i costi lievitano di anno in anno e non sono quelli del calcio a cinque. Mi piacerebbe che ci fosse qualcuno che si facesse garante di un buon numero di imprenditori seri pronti a mettersi in gioco per far ripartire la Spal. In quel caso, forse, potrei almeno sedermi al tavolo e ascoltare le eventuali proposte. Anche solo per imparare qualcosa di nuovo. Al massimo mi alzo e me ne vado e dico che la cosa non mi interessa. Chiaro che vedere la squadra di una città importante come Ferrara ridotta così fa solo del male: ho ricordi molto belli della Spal di Gibì Fabbri, di quel magnifico centrocampo comandato alla perfezione da Brescia e Zamuner. Erano altri tempi, forse, ma con un po’ di pazienza, senza creare false speranze, potrebbero anche tornare, ma senza fare voli pindarici inutili. Io penso al Kaos comunque, in questo momento è la mia unica e assoluta priorità e attività. Amo il calcio a cinque, mi ci sono affezionato e, bene o male, questa parte di mondo sportiva la conosco. Mi auguro che la Spal torni presto a sorridere, è troppo tempo che la si vede soffrire per colpa di gestioni poco inclini alla coerenza con quanto detto al momento del loro insediamento”.

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