IL FOLLE GRANDE AMORE PER LA MAGLIA E LA DEDIZIONE DI UNA CURVA CHE DA TEMPO HA PRESO POSIZIONE

I tifosi, quelli veri, non li puoi prendere in giro. Nemmeno se prometti che pagherai gli stipendi arretrati, che il bandierone l’hai tagliato perché non sapevi, che sei tu, in fondo, la vittima di questo disastro chiamato Real Spal. I tifosi, quelli veri, sono gente concreta, che ne ha viste di tutti i colori, che sa distinguere tra un parolaio e una persona seria. E non pensare che il loro amore infinito per la maglia biancazzurra e per la sua storia gloriosa li renda facilmente manipolabili e adorabili creduloni. Fin dall’inizio, fin dalla prima giornata, quando ancora larga parte dell’ambiente sosteneva la gestione Benasciutti, dalla Curva Ovest partivano i cori contro il neo patron, la cui storia parlava alle loro orecchie già abbastanza chiaro (dal sodalizio con i Pagliuso all’acquisto e alla gestione del marchio) e le cui garanzie economiche parevano da subito non adatte, in un mare di balbettanti rassicurazioni e di imbarazzanti dilettantismi (le maglie della stagione 2004/2005, tanto per dirne una), sopportate solo perché la squadra miracolosamente allestita da Ranzani – un uomo d’altri tempi, uno che alla Spal ci tiene e che, soprattutto, sa di calcio – stava mettendoci tutto l’impegno che poteva, anche se la condizione fisica era inesistente, anche se i soldi non arrivavano, anche se le trasferte erano un calvario.

Contro l’Atletico Bp Pro Piacenza si è avuta l’ennesima dimostrazione che la Curva sa vedere là dove anche molti addetti ai lavori sono, forse volontariamente, miopi e di fronte a una partita, l’ultima in casa, che non ha nulla da dire, la Ovest continua a sostenere la squadra, applaudendola a lungo a fine gara, e si prende gioco del patron e dei suoi sfuggenti soci, quelli del Consorzio. Si parte con un riferimento alla “Partita del Cuore” andata in scena nella giornata di sabato al “Mazza”, con i suoi, si dice, “sessanta paganti!”. Qualcuno domanda a Mazzoni, l’organizzatore, come sia andato l’ “evento” che vedeva tra i convocati “la quarta controfigura di Centovetrine”, altri lo pregano di organizzare anche la propria festa di compleanno: “Le trovi venti persone?”. Dopo poco compare l’incontenibile responsabile sanitario spallino Vitali, i pantaloni arancioni e la giacca della tuta con la scritta “Medico”: “I m’a cazà fora, a son gnu in Curva”. Lo si accoglie ben volentieri e parte il coro: “Riccardo Vitali, eeeeh ooooh”. La partita prosegue senza emozioni, prendiamo pure gol su rigore. Dalla Curva qualche altro canto anti-Benasciutti e soltanto incitamento per quei ragazzi che in campo hanno dato tutto e che da tempo non si allenano più, che si sono comprati (e fatti comprare) le maglie, che si offrono ospitalità tra loro perché alcuni non possono pagare gli affitti, e che sono ora costretti a tornare a casa, a fare altri lavori, per poi andare in campo alla domenica, a fare in meglio possibile. Ma è nel secondo tempo, dopo il gol, applaudito dalla Ovest, dell’ex Cazzamalli (che a Ferrara, dice, “ci tornerebbe anche a piedi”) che la Curva si scatena. Si prendono di mira Benasciutti, il direttore generale Lorenzo Cestari, e si recuperano i classici: “In questa strana società / manca solo Oronzo Canà”. Le nubi, intanto, hanno avvolto il “Mazza” e c’è chi, visionario, ipotizza che un raggio di sole squarci il cielo illuminando il patron, con il faccione divino del giacomense Colombarini che lo invita a vendergli il marchio. Partono anche i cori per la Spal che fu e che si rivorrebbe, per Gibì Fabbri, prima, per Paolo Mazza, poi. C’è solo un presidente, urla la Ovest, mettetevelo in testa. Chiunque si avvicini alla Spal deve sapere misurarsi con questo passato, più o meno remoto, e esserne all’altezza, se non come risultati, almeno come serietà. Inizia a piovere forte, ci si ripara e si riprende a cantare. La curva sa da dove viene quell’improvviso nubifragio: “Ques chi l’è Mazza cal ziga”, sono le lacrime del presidentissimo.

In curva ci si diverte, sempre, perché, liberi dalle miserie di chi crede di poter lucrare con la Spal, si è capaci di ridere anche sulle disgrazie della propria squadra, consapevoli che la Spal la si tiferà anche in terza categoria e che nessuno te la potrà mai rubare, nessun fallimento la potrà veramente far sparire. I giocatori vanno e vengono, i vari Benasciutti la assedieranno ancora, ma la Spal è e sarà sempre della sua gente, dei suoi tifosi. E forse sarebbe ora di ascoltarli, questi tifosi, una buona volta, e di scegliere la soluzione più semplice: farsi da parte e permettere alla famiglia Colombarini di iscrivere la Spal alla Lega Pro, cedendo il marchio senza chiedere una follia. Solo così Benasciutti potrà riscattarsi, dimostrando di avere capito che la Spal è soltanto di chi la ama.

servizio a cura di Michele Ronchi Stefanati

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