Sulle tribune del “Paolo Mazza”, ad assistere alla semifinale dei Play off di Serie D tra la Virtus Castelfranco e la Virtus Vecomp Verona, oltre ai futuri dirigenti biancazzurri Marco Pontrelli e Giampiero Guarracino e all’attuale patron Roberto Benasciutti, anche l’ormai prossimo allenatore dei biancazzurri Francesco Bellinati. Di origini emiliane (di più, il nonno è originario del ferrarese) sposato e padre di una bambina di tre anni, il giovanissimo mister della Vigor Perconti (compirà trentanove anni il prossimo 11 settembre e vanta al suo attivo già diversi titoli a livello giovanile) si presenta sulle pagine del nostro giornale.
Due sono gli aspetti che colpiscono di lui al termine di questa prima chiacchierata: la serenità che sa trasmettere e la grande umiltà, ingredienti fondamentali e sulle quali la Spal che verrà non potrà prescindere se vuole gettare seriamente le basi per programmare un futuro importante. E possibilmente vincente.
Mister Bellinati è il giorno del suo battesimo al “Mazza”, anche se per le presentazioni ufficiali c’è ancora tempo.
“Sì, in questo momento mi trovo in una situazione un po’ particolare nel senso che fino al 30 giugno sono legato alla Vigor Perconti poi, se come sembra procederà tutto per il verso giusto, Ferrara dal giorno dopo sarà la mia destinazione”.
La cautela è d’obbligo ma la futura società, con Marco Pontrelli e Giampiero Guarracino in prima linea, sono già al lavoro da alcuni giorni per allestire una squadra che non lascia molti dubbi alla voce allenatore: sarà lei.
“Credo che Ferrara si possa considerare un’occasione unica e irripetibile per tante persone la prossima stagione: dirigenti, giocatori giovani ed esperti che sceglieranno di intraprendere insieme a noi questa avventura e naturalmente anche per me. Sono consapevole della voglia che c’è di vedere del bel calcio abbinato alla vittoria in questa piazza. Quando mi è stata prospettata l’ipotesi Spal non ho potuto che accoglierla con grande entusiasmo. Ci sarà tanto da lavorare, lo sappiamo, come è giusto che sia, ma sono convinto che potremo tutti insieme fare molto bene”.
Lei ha sempre allenato e con profitto i ragazzi. Cosa teme, se c’è qualcosa naturalmente, di questa sua prima volta ad allenare una prima squadra in una città assetata di rivincita come Ferrara?
“Ci sono tante componenti emotive che entrano in gioco quando inizia un’avventura, le stesse ad esempio, con le dovute proporzioni, del giorno della nascita di mia figlia: se con lei pensavo e penso ogni giorno che dovrò dimostrarle di essere un padre all’altezza e un esempio per lei di cui possa andare fiero, con la Spal è più o meno la stessa cosa. Non ho timore, il mio piuttosto lo considero un sentimento di profondo rispetto per una tradizione calcistica importante e conosciuta come la vostra. Mi avvicino con grande umiltà e con il passare dei mesi spero che la gente capisca il messaggio che voglio trasmettere attraverso il mio gioco”.
Cosa non perdonerebbe alla sua Spal?
“Di scendere in campo presuntuosa. Questa squadra, al contrario, dovrà essere umile e coraggiosa, senza mai farsi lontanamente sfiorare dal pensiero che il nome che si porta appresso sia garanzia di vittoria a prescindere. Sarebbe un errore madornale”.
In due parole ci racconta chi è Francesco Bellinati?
“Ho trentotto anni, sono sposato e padre di una bambina di tre anni e mezzo. Diplomato Isef, possiedo il patentino Uefa B che mi permette di allenare fino alla D, oltre alle squadre Primavera. Ho giocato nella Primavera della Lodigiani e poi in altre realtà laziali di Eccellenza e Promozione fino a 32 anni, prevalentemente in difesa poi, per motivi di studio e di infortuni più o meno seri, ho deciso di smettere e dedicarmi ad allenare il settore giovanile”.
Addentriamoci di più nell’aspetto tecnico. Come le piace impostare le sue squadre?
“Non ho un modulo che preferisco rispetto ad altri, devo essere sincero. Inoltre mi piacerebbe che la mia squadra fosse duttile al punto da cambiare disposizione anche in corso d’opera, senza inutili vincoli. Mi piace molto la difesa a quattro, questo sì e sono un allenatore a cui non dispiace il ruolo del trequartista: il giocatore dovrà essere abile sia a giostrare dietro due punte di ruolo, sia a supporto, eventualmente, di due esterni. E’ ancora presto però, adesso potrei dire tutto e il contrario di tutto, molto dipenderà dal mercato che faremo anche se per questo c’è il direttore (Pontrelli ndr) e lui sa come muoversi in questo senso”.
Che squadra sarà la sua?
“Quello che mi piacerebbe è avere a disposizione una squadra con il giusto mix di giocatori giovani ed esperti, con un’ossatura portante di livello. Il portiere lo abbiamo già in casa (sarà Canalicchio, ndr), in mezzo al campo sono convinto che potremo fare affidamento su Edoardo Braiati che so qui essere molto apprezzato e con cui ho già parlato avendo da lui la massima disponibilità a rimanere; vediamo quello che si può fare per il difensore e l’attaccante (si parla insistentemente di Piccolo, ndr) e a questi andremo ad aggiungere altri ragazzi di categoria e giovani di prospettiva altrettanto validi”.
Arriveranno calciatori dalla Vigor Perconti?
“Credo che ci siano i margini perché qualcuno mi segua in questa avventura. Ora è presto per fare dei nomi, però ci sono ragazzi che penso potrebbero fare al caso sia della prima squadra, sia della Juniores. Ci ragioneremo in queste settimane”.
Il suo staff?
“D’accordo con il direttore Pontrelli, devo dire che a me piacerebbe avere al mio fianco almeno un paio di persone che a Ferrara lavorano da diverso tempo perché penso sia fondamentale collaborare con persone del luogo (uno di questi potrebbe essere il preparatore dei portieri Tonino Ferroni, ndr); poi credo che potrebbe seguirmi in questa avventura un preparatore atletico che lavora con me alla Vigor”.
I tifosi le chiederanno subito il grande salto: l’anno prossimo vincere la D vorrebbe dire ritrovarsi in Prima divisione.
“Io penso che sarà intanto fondamentale fare il passo secondo la nostra gamba. Si parte sempre per vincere e ottenere il massimo, lavoreremo per questo, ci mancherebbe. La cosa più importante però penso sia quella di programmare un futuro stabile, possibilmente in linea con le aspettative della piazza. Il campo giudicherà se le nostre intuizioni saranno state giuste o sbagliate”.
Ci vediamo il 1 luglio?
“Spero proprio di sì”.