Sono passati esattamente ventitré giorni dal momento in cui Vincent Candela si è visto a Ferrara per l’ultima volta: era il 16 maggio, giorno in cui il sindaco Tagliani lo aveva ufficialmente insignito del titolo di presidente della Spal. In quella data un sorridente Roberto Benasciutti aveva gongolato, rimarcando come l’accordo avrebbe permesso di pianificare con tutta la pazienza necessaria la nuova stagione. Il risultato? La terza settimana di giugno è alle porte e ancora il passaggio di proprietà tra l’attuale patron e il francese risulta ancora in alto mare, con Candela a fare la parte di Godot: lo si aspetta, ma non arriva. Nel frattempo i potenziali obiettivi di mercato, disorientati dalla confusione che imperversa su Ferrara, si defilano, allettati da proposte più concrete. Evidentemente quelli che dovevano essere “dettagli minimi” (parole e musica di Lorenzo Cestari) tali non erano. Come al solito le questioni di casa Spal non riescono a seguire un percorso lineare, complice anche un bizzarro gioco delle parti che contribuisce a mantenere lo stallo attorno alla trattativa.
Roberto Benasciutti – Gli mancava solo il contratto preliminare. Firmato, di suo pugno, davanti a integerrimi professionisti. E non in Italia. A cifre fuori mercato, tra l’altro, pare, per una squadra di serie D (la cifra ballerebbe tra i 400 e i 500 mila euro, ndr). Tutto questo non più di un paio di settimane fa. In buona sostanza Roberto Benasciutti, stando alle informazioni in nostro possesso, non potrà vendere le proprie quote ad alcuno all’infuori dei ‘romani’ fino al 30 giugno 2013. Con l’aggravante che, qualora la cordata capeggiata da Pontrelli e Guarracino decidesse di andarsene da Ferrara perché non più convinta della bontà dell’operazione o perché Vincent Candela magari, nel frattempo, non avrà avuto garanzie necessarie e sufficienti in merito, non pagherà un centesimo di penale. E Benasciutti si ritroverebbe con la Spal in mano dal 1 luglio con le tasche praticamente prosciugate. Che fare? Starà aspettando l’ennesimo salvagente dall’assessore Masieri? Si starà guardando intorno in cerca di alternative? Ma se così fosse chi potrebbe eventualmente affiancarsi a un personaggio che, sportivamente parlando, ha esaurito da un pezzo tutta la sua credibilità di fronte al popolo spallino? A maggior ragione con tempi risicatissimi che rischiano di ricordare l’estate 2012? E se non trovasse nessuno disposto a dargli una mano cosa farebbe Roberto Benasciutti? Resterebbe in sella da solo con una squadra di giovanissimi soldati votati al martirio “che vince e corre anche senza prendere lo stipendio” pur di continuare questa sua personale crociata contro chi non ha “capito che lui ha salvato la Spal e ha fatto tutto solo per il bene dei colori biancazzurri” oppure, finalmente, deporrebbe le armi in segno di resa e regalerebbe la Spal, insieme a marchio e trofei (come promesso a suo tempo), al sindaco Tagliani? E poi, decidesse anche di andare avanti da solo: con quale spirito si ripresenterebbe innanzi alla tifoseria biancazzurra dopo la rinuncia ai Colombarini e alla Lega Pro? Una rinuncia fatta solo per il bene delle sue tasche e del suo ego.
Roberto Ranzani – Dopo aver fatto per tanti mesi da parafulmine, il presidente si è defilato subito dopo l’ultima gara di campionato contro la Virtus Castelfranco, dosando (saggiamente) col contagocce le sue dichiarazioni. Roberto Ranzani si è trincerato nel riserbo più totale in attesa di conoscere con precisione l’evolversi della situazione. Se lo si incontra in giro per la città, il suo è un limitarsi a poche e scarne frasi dove è ancora ben viva la ferita che gli ha lasciato in dote la stagione sportiva appena trascorsa. Vediamo in sintesi qual è il ritratto della sua situazione: l’attuale presidente dei biancazzurri, al pari di Matteo Mazzoni, è in possesso del 5% delle quote societarie e, proprio come il numero uno del Consorzio “La Spal nel Cuore” ha il diritto di prelazione sul loro acquisto. Vale a dire che, una volta giunta la notifica tramite raccomandata della trattativa in corso se, ipoteticamente, l’affare dovesse chiudersi a 300mila, Ranzani (così come Mazzoni) potrebbe decidere di rilanciare a 300 più 1, e in quel caso comprarla lui la Spal scavalcando tutti i possibili acquirenti, “romani” compresi. L’interrogativo a questo punto è: Roberto Ranzani da solo, ammesso e non concesso che possa rilanciare su una proposta effettiva di vendita già di per sé particolarmente onerosa, che stagione potrebbe garantire alla Spal? Non si discutono le competenze e la lucidità in fatto di scelte ma, ancora una volta, a fare la parte del leone sulla nascita della nuova Spal, sarebbe inevitabilmente la disponibilità economica. Potrebbe affiancarlo qualcuno Ranzani? Chissà, qualche colloquio al proposito – a puro scopo esplorativo – pare esserci stato con interlocutori già attivi nel mondo del calcio. Per il resto, particolare non secondario, si sa che Marco Pontrelli, diggì in pectore del sodalizio estense, stima e non poco il presidente dei ferraresi, senza contare che non disdegnerebbe neppure avere al proprio fianco un uomo della competenza e della “ferraresità” acquisita di Ranzani. Un primo pour parler c’è stato, anche se sembra piuttosto evidente che una eventuale coesistenza tra Benasciutti e Ranzani, dopo l’ultima sciagurata stagione, appare francamente impensabile anche ai più ottimisti.
Matteo Mazzoni – Anche in zona Consorzio domina la tattica dell’attendismo: da tempo il presidente Matteo Mazzoni si astiene dal rilasciare dichiarazioni ufficiali che possano in qualche modo determinare una posizione univoca del suo sodalizio rispetto alla cordata romana. In altre parole si aspetta di capire cosa ne uscirà da questa trattativa che pareva questione di giorni e invece è diventata un percorso denso di incognite. Tuttavia nel Mazzoni-pensiero, esplicitato tramite commenti lasciati qua e là nel web, si legge un filo di inquietudine se non proprio di rabbia per la piega presa dagli eventi. È lecito credere che la situazione attuale differisca nettamente dalle aspettative del Mazzoni fiducioso di qualche mese fa. Resta da capire quale ruolo potrebbe rivestire il Consorzio in caso di passaggio di consegne tra Benasciutti e Candela.
Vincent Candela – Il francese per circa una settimana è stato candidato – dalla stampa romana e da una parte di quella nazionale – come collaboratore tecnico di Laurent Blanc in caso di approdo all’AS Roma dell’allenatore transalpino. Quanto ci sia di vero in tutto questo è difficile da dire, peraltro nelle ultime ore la pista che porta all’ex centrale di Marsiglia e Inter sembra essere un po’ raffreddata. A prescindere da questo, sembra evidente che le priorità di Candela in questo momento siano di altra natura rispetto alla Spal, altrimenti il tempo per una rapida sortita a Ferrara (o a Ravenna, base di Benasciutti) l’avrebbe trovato. Perché questo prolungato tentennamento? Negli ultimi giorni ci sarebbero stati significativi sviluppi per l’ex campione del mondo, che sarebbe riuscito a farsi concedere un finanziamento attorno al milione di euro per finalizzare l’accordo con Benasciutti. Un interrogativo sorge spontaneo: perché un ex calciatore di tale calibro, capace di ingenti guadagni in carriera, dovrebbe ricorrere a un finanziamento di tale entità per rilevare una società di quinta serie come la Spal, peraltro gravata da debiti?
Marco Pontrelli – Nel giro di un mese Pontrelli è diventato l’elemento centrale della trattativa. Da ormai quaranta giorni il dirigente romano gravita a Ferrara a tempo quasi pieno e preso atto dello status di presidente non operativo di Candela sa di poter contare su ampi poteri di gestione sulla futura Spal, a maggior ragione se Benasciutti dovesse essere effettivamente relegato in minoranza con il 20% delle quote. Pontrelli fin dal suo arrivo a Ferrara ha parlato poco o nulla, preferendo prendere contatti sul piano tecnico ed è sembrato il più teso tra i convitati al tavolo del 16 maggio presieduto dal sindaco Tagliani. L’apertura – seppure non esplicita –a un potenziale reintegro di Roberto Ranzani e del capitano Davide Marchini nei piani tecnici della Spal di certo non aiuta a distendere i rapporti con Benasciutti, che con i due ha trascorsi non esattamente all’insegna dei baci e degli abbracci. La convivenza, se così sarà, non si annuncia affatto semplice.
Tiziano Tagliani – Non più tardi di una settimana fa il sindaco era estremamente arrabbiato con tutti i protagonisti dell’intrigo spallino: le voci di turbolenze in grado di minare l’accordo tra Benasciutti e i romani hanno costretto il primo cittadino a un intervento tanto discreto quanto risoluto, volto a sollecitare una soluzione chiara e soprattutto rapida. Tagliani sa bene di essersi esposto più del dovuto lo scorso 16 maggio, quando ha accolto tutta la truppa in municipio battezzando ufficialmente il nuovo corso, nonostante mancassero i documenti ufficiali. Non a caso il sindaco continua a tenere d’occhio la situazione, nonostante i grattacapi portati in dote dall’improvviso commissariamento di Carife.
Walter Mattioli – Il presidente della Giacomense non è mai entrato direttamente nel gran valzer delle trattative, ma è sempre in prima fila come spettatore interessato. I grigiorossi hanno però deciso di tentare il miracolo (salvezza ed ingresso nella Lega Pro a girone unico) laddove questo miracolo è iniziato cinque anni fa con la promozione in D e in tal senso non ci saranno più ripensamenti. Al più la squadra di Mattioli potrebbe giocare al Mazza le partite casalinghe nella prossima stagione, ma il rapporto Giacomense-Ferrara, per i prossimi dodici mesi almeno, si fermerebbe soltanto a questo. Sarebbero dunque i Colombarini ad avere detto stop una volta per tutte a questo estenuante gioco tra le parti che si disputa sul filo dell’esaurimento nervoso. Non si può nascondere che sia costato tantissimo a Walter Mattioli, in termini di fatica e di energie mentali, riporre nel cassetto sotto una spessa coltre di polverose carte il progetto che insieme alla famiglia Colombarini e a Fabio Bulgarelli era riuscito a mettere in piedi in tempi strettissimi: non solo, come tutti sanno, Ferrara si sarebbe riappropriata della Lega Pro, ma il movimento avrebbe coinvolto tutti gli sport di maggiore richiamo sotto un’unica bandiera, oltre che a un’unica gestione pensante con il calcio fulcro e motore pulsante dell’iniziativa. Nemmeno 320 mila euro hanno smosso le istituzioni al proposito: in cambio di certezze hanno pesato ancora una volta di più le parole al miele spese da Benasciutti per la cordata romana oltre all’effimera comparsa di Vincent Candela in Municipio. Sia chiaro: Masi San Giacomo aveva posto come condicio sine qua non di base il ‘repulisti’ totale in casa biancazzurra: i romani, almeno inizialmente, sembravano invece gradire la presenza di Benasciutti e del suo staff all’interno della nuova società. Tuttavia con il passare dei giorni sembra essere cambiato il vento anche in questo senso: quelloa tra Benasciutti e i romani assomiglia sempre di più a un matrimonio a tempo che s’ha da fare per convenienza (ma di chi?) e non per amor o comunanza di idee, progetti e vedute. Poi, per carità, l’amore non è bello se non è litigarello: ma sembra piuttosto evidente che tra Pontrelli e Benasciutti, alla fine, ne rimarrà solo uno con lo scettro del comando tra le mani. E chi sarà dei due, in caso di cessione, è facile intuirlo già da ora.
Servizio a cura di Alessandro Orlandin e Diego Stocchi Carnevali.