Dura la vita del portiere: la storia di Juninho

Dura la vita del portiere. Per quasi l’intera partita vivi la gare da solo, rinchiuso tra i tuoi pali, non hai la possibilità di scaricare la tensione come i tuoi compagni, e soprattutto sei l’ultima speranza nelle situazioni critiche, l’ultimo che può opporsi e bloccare gli avversari. Una bella responsabilità. Se si parla di calcio a 5, poi, dove le azioni si inseguono velocissime, l’estremo difensore, a cui spetta sempre l’ultima parola decisiva, deve agire d’istinto, non ha tempo da perdere per i ragionamenti. Deve difendere la trincea della propria squadra e spesso lo deve fare da solo, con lucidità e freddezza. Non tutti sarebbero disposti a tante responsabilità. Ma quella dei portieri è una vera e propria vocazione. Ne sa qualcosa Devanir Rissato Junior, conosciuto da tutti con l’“apelido” Juninho. E’ stato uno dei colpacci di mercato del Kaos dell’estate 2012, quando arrivò tra le file di Capurso dal Brasile, precisamente dal Paranà, la culla del calcio a 5 carioca, dove giocava nell’Afsu (Associacao Futsal de Umuarama). Giovanissimo, classe ’93, Juninho è il catenaccio dell’Under 21 del Kaos, ed è il secondo portiere della prima squadra, dopo Laion, anche se spesso viene chiamato a difendere la porta dei “neri” in occasione dei tiri liberi. Questo significa che questo giovane giocatore è una garanzia, una sicurezza per il mister e per i compagni. La fiducia della squadra è fondamentale per un portiere: “E’ importantissimo sentire l’appoggio dei propri compagni sia dentro che fuori dal campo. Mi dà la forza per affrontare ogni sfida al meglio e credere sempre in me stesso e in quello che faccio. Ho un bellissimo rapporto anche con mister Capurso, di cui accetto tutte le critiche e ascolto ogni consiglio. Per tutti noi è il principale punto di riferimento”. L’amore di Juninho per il pallone non è una storia da poco, ma va avanti da anni e anni. Aveva solo tredici anni quando venne aggregato alla prima squadra dell’Umuarama, riuscendo così a esordire giovanissimo nella Liga Futsal, il campionato verdeoro. “Ho iniziato a giocare a futsal a 5 anni e non ho mai pensato di smettere. Inizialmente giocavo sulla fascia, ma il mio allenatore si accorse delle mie innate doti difensive. Così ho iniziato a giocare in porta e ad allenarmi per affinare sempre più queste mie capacità”. Juninho è un instancabile perfezionista, dice di avere ancora molto da imparare ed è disposto a lavorare duramente per ottenere i massimi risultati: “Quest’anno voglio aiutare il Kaos a chiudere la stagione nel migliore dei modi. Sia L’Under 21, sia la prima squadra. Sarebbe bello arrivare con tutte e due alle fasi finali di ogni competizione”. Nella famiglia di patron Calzolari il “portierino” dei neri si trova benissimo e, adesso che indossa per la seconda stagione consecutiva questa maglia, è in grado di fare un bilancio, ed è assolutamente positivo: “Questo è il mio secondo anno in Italia e nel Kaos, sono grato al mister e alla società per questa grande opportunità. L’ambiente è piacevole, siamo una grande famiglia che lotta per un unico obiettivo: vincere. Rispetto alla passata stagione, ora vedo un gruppo molto più unito e consapevole delle proprie potenzialità. Stiamo bene e siamo forti e lo continueremo a dimostrare”. Peccato che nonostante le buone prestazioni non sia ancora arrivata la prima vittoria, quella che darebbe una spintarella in più per proseguire il campionato con la giusta serenità: “Purtroppo non siamo ancora riusciti a vincere una partita. Penso sia solo un momentaccio, prima o poi i risultati arriveranno. Forse ci manca ancora la cattiveria giusta davanti alla porta avversaria. Dobbiamo lavorare tanto in questi giorni per arrivare al top della condizione, ciò ci permetterà di scendere in campo nelle prossime partite con più determinazione e sicurezza”. Adesso è tempo di stringere i denti e mantenere la concentrazione sui propri obiettivi. “Per me è un sogno giocare in un team così prestigioso. Dimostreremo di meritarci la fiducia della società e dei tifosi”. La freddezza e la grinta di Juninho fuori dal campo sfumano un po’ e lasciano spazio alla fragilità di un ragazzino che vive lontano chilometri e chilometri dalla sua terra e dai suoi cari: “Mi sento perso senza la mia famiglia. Nel tempo libero cerco sempre di uccidere come posso la nostalgia, chiamando casa o usando internet per tenermi in contatto con amici e parenti. E’ dura ma se credi in quello che fai, trovi la forza per andare avanti”. E siamo sicuri che quando arriverà la prima vittoria, il giovane portiere del Kaos la dedicherà proprio alla metà del cuore che ha lasciato in Brasile.

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