Francesca Canella arriva in palestra per gli allenamenti sempre con largo anticipo. Oggi le abbiamo rubato un po’ di tempo per farci raccontare qualcosa in più della sua esperienza in squadra e del suo rapporto con la pallavolo. Gli occhi determinati che mostra in partita sono presto spiegati, basta conoscerla.
Francesca, sei una delle ragazze confermate dallo scorso anno: sei cresciuta alla PGS?
“No… ho cominciato ad andare in palestra quando avevo dieci anni, sono quasi dodici anni che gioco a pallavolo, ma ho iniziato alla Ferrariola qui a Ferrara, poi sono andata a giocare alla Fruvit ad Occhiobello per due anni. Lì ho giocato un campionato in serie D ed un campionato in serie C, e alla fine sono ripartita dalla serie D qui alla Pgs, e questo è il mio quinto anno con questa squadra”.
Come hai iniziato a giocare a pallavolo?
“Da bambina sono andata con i miei genitori a guardare una partita di A1 maschile, quando ancora giocava la Yahoo Italia Volley qui a Ferrara. Mi sono innamorata subito e ho deciso di cominciare a cercare una squadra: sono finita poco tempo dopo in palestra da Faffo (Massimo Manfredini, storico allenatore ferrarese deceduto il 16 luglio dello scorso anno), e lui mi ha fatto amare la pallavolo. Avevamo un rapporto molto stretto, ed era anche amico di famiglia”.
Parlaci della tua vita fuori dalla palestra: cosa fai quando non ti alleni?
“Lavoro! Ho aperto un ristorante insieme a mia mamma da circa un anno. Lei ha sempre lavorato nel campo della ristorazione ed io sono sempre andata a darle una mano fin dai tempi della scuola. Ora che ho finito di studiare ho deciso di aiutarla a tempo pieno. Mentre lei cucina, io sto in sala, alla cassa, e servo i dolci. Non ho ancora trovato una carriera che per me rappresenti un sogno, e visto che adesso è difficile essere assunte, ho deciso di mettermi in società con mia mamma: abbiamo comprato un locale nuovo e più grande, per inserire anche me. È molto impegnativo, ed è una responsabilità, io faccio quel che posso”.
In un ristorante si lavora soprattutto a cena! Come riesci a conciliare lavoro e allenamenti?
“Lavoro tutti i giorni durante il turno di pranzo, poi lavorando insieme, io e mia mamma ci gestiamo in maniera tale per cui io riesca a venire a tutti gli allenamenti ed a tutte le partite. Del resto, l’avevo avvisata che avremmo trovato un accordo solo se avessi potuto continuare con la pallavolo! Per me la pallavolo viene prima di tutto, è al primo posto tra gli impegni”.
Spiegaci meglio.
“Ho sempre rinunciato a tutto per la pallavolo, ho anche lasciato il mio ex! Non riusciva a seguirmi nella mia grande passione, diceva ‘Ancora con questa storia della pallavolo?’ e allora ho deciso di lasciarlo, amarmi significa amare anche quel che faccio”.
Parliamo della tua esperienza in questo campionato appena iniziato: sapresti farci un bilancio?
“Per me è la prima volta in B2, è una bella esperienza e ci tengo molto. I risultati ottenuti finora non mi rendono per niente contenta. Non stiamo esprimendo il nostro gioco, c’è una netta differenza tra gli allenamenti e la partita, e non capisco cosa non vada. Studiamo gli avversari ogni settimana, coach Benini e i due Giovanni (i viceallenatori) ci aiutano molto preparando le partite. Poi però, quando entriamo in campo, sembra che nelle nostre teste ci sia il vuoto, non ci ricordiamo più niente: sembra che non ci ricordiamo più nemmeno come si gioca a pallavolo”.
Eppure sembri determinata in campo, pur entrando spesso a partita già iniziata.
“Ormai sono abituata, sono partita pochissime volte nel sestetto titolare: ma dato che io riesco a dare il mio contributo anche entrando al terzo set senza aver perso la concentrazione, penso di essere utile tanto quanto le altre ragazze. Magari una ragazza con un altro carattere non riesce ad entrare in partita subito, io mi agito molto ma cerco di non mostrarlo: bisogna essere cattivi in campo”.
Cosa pensi che succederà da qui alla fine del campionato?
“Non vorrei portarci sfortuna facendo questi pronostici! In ogni caso queste sono le prime partite, per me è normale che la squadra subisca un po’, in parte per l’agitazione, in parte per il cambio di categoria. Ma ci possiamo sbloccare benissimo, dobbiamo trovare il nostro equilibrio. Ci possiamo salvare. Quando giochiamo bene, le avversarie stanno sotto e questo mi rode. Finora è stato così contro tutte le squadre che abbiamo incontrato, quando facciamo quel che sappiamo fare il livello è alla pari praticamente, ma ci sono momenti in cui andiamo in black out e smettiamo completamente di giocare”.
Abbiamo notato che hai un tatuaggio sulla caviglia: cosa rappresenta?
“Rappresenta il mio mondo della pallavolo: c’è scritto ‘Umiltà, Costanza, Determinazione’, poi il disegno di un pallone da pallavolo, e l’iniziale di Faffo. L’idea generale ce l’avevo già da un po’, poi quando lui se ne è andato ho scelto definitivamente di chiamare il tatuatore e prenotare. Tutti i tatuaggi che ho fatto hanno un significato, e portarli addosso non sarà mai un problema”.