A meno di quaranta giorni dall’inizio del campionato la composizione dell’organico di Lega Pro sembra decisamente in alto mare. Lunedì alle 19 si è chiuso il termine per le domande di ripescaggio e pare non sia arrivato un numero sufficiente di domande per arrivare a quota sessanta iscritte. La formula dubitativa è d’obbligo, in assenza di un comunicato ufficiale in merito alla questione. Ci si affida quindi alle indiscrezioni di stampa o alle comunicazioni ufficiali dei club.
Per la verità il numero di squadre necessario a completare l’organico è tutt’altro che chiaro: si va da un minimo di otto a un massimo… indefinito, visto che la posizione della Paganese sarà ancora in bilico fino a venerdì 31 luglio e bisognerà attendere ancora un po’ prima di conoscere le sorti delle squadre coinvolte nelle inchieste giudiziarie “Dirty Soccer” e “Treni del gol”.
Per ora sono sette le società ad aver presentato domanda di ripescaggio: le retrocesse dalla Lega Pro Albinoleffe e Pordenone e alcune rappresentanti della D quali Viterbese, Taranto, Monopoli, Fano e Seregno. A fare la differenza però c’è la presenza dell’ormai famigerato contributo da 500mila euro necessario per essere ammessi. Albinoleffe, Pordenone e Seregno avrebbero accluso l’oneroso assegno, le altre no. Dettaglio non secondario visto il regolamento.
Ma la battaglia non sembra finita, perché tre società – Forlì, Gubbio e Sambenedettese – hanno annunciato con un comunicato congiunto di aver presentato un ricorso presso il Collegio di Garanzia dello Sport proprio allo scopo di far rimuovere la clausola che impone di versare il contributo straordinario. “I motivi del ricorso sono cinque, – si legge nel comunicato – due meritano di essere segnalati. Il primo attiene alla circostanza che la FIGC ha fissato una sorta di tassa per il ripescaggio estremamente onerosa, senza averne il potere. Difatti, nessuna norma, né dello Statuto della FIGC né dello Statuto del CONI, attribuisce alla Federazione Italiana Giuoco Calcio un qualsivoglia potere di imporre il versamento di contributi, al di fuori di quelli ordinari per l’iscrizione ai campionati. D’altra parte, un contributo così oneroso finisce con il porsi in contraddizione con quella esigenza di tutela dell’equilibrio finanziario delle società di calcio, di cui la FIGC afferma di volersi dare carico. In secondo luogo, l’imposizione del contributo sembra fatta apposta per scoraggiare le società a chiedere il ripescaggio e realizzare, al di fuori delle procedure statutariamente previste, quella riduzione delle squadre partecipanti ai campionati di Lega Pro che alcuni componenti del Consiglio federale hanno auspicato. Una riforma dei campionati, dunque, realizzata di fatto, ma illegittima“.