Ad oggi abbiamo i punti che speravo potessimo avere. Perdere con due rigori, un rimpallo o un eurogol cambia la forma ma non la sostanza. Se qualcuno credeva di andare in serie A ad imporre il proprio gioco o vincere ogni contrasto, buongiorno, la realtà è ben altra e bisogna abituarsi. Paghiamo esattamente ciò che fa la differenza, gli episodi. Ci vogliono prestazioni perfette e maglie sudate. Sarò dannatamente ottimista, ma ci vedo del buono. Sarà lunghissima ma lo scoramento è per palati fini che hanno sempre pasteggiato a champagne e caviale. Abbiamo una collezione di Camogli e Petrus che sappiamo digerire questo e quant’altro.
San Siro: un’immensa, interminabile tonnara di steward, cani e bancarelle di roba unta che pare la fiera di Codigoro. Cinque euro una birra analcolica, qualcuno abbocca. Bonucci alza la mano, di nuovo fuorigioco. Di sera veramente notevole, illuminato a giorno, con un cielo arancio a fare da contorno. Facciamo il turnover. Come al solito vedo poco e niente della partita, concentrato sul tifo, distratto da qualsiasi cosa. La curva del Milan canta, la Ovest risponde. Un paio di chanches per gli ospiti, un rigore per i locali. errore nostro, nessuna protesta. Con i calzoncini neri sembriamo l’albiceleste a Mexico 86′ o la Vir(t)us Entella. Non sbandiamo, ottimista senza ragione vedo la mia squadra giocarsela a San Siro per la seconda volta in dieci giorni. Cuore e ragione continuano a bisticciare. Altro rigore, la Ovest continua a cantare. Mi diverto. Forse della partita me ne frega veramente poco. Ci sono gli amici di sempre e le cazzate. Solo un po’ più di luce accecante e un campo che pare quello di un Subbuteo. Non vedo l’ora che fischi la fine per abbracciare la squadra. Per scappare da una metropoli grigia con le sue e le nostre contraddizioni.
“In fondo una macchina stipata è un microcosmo, con tutte le sue realtà e fantasie”. Chi mangia, chi beve, chi mangia e beve, chi dorme, chi russa, un matto che impreca in silenzio. ‘importante è che qualcuno ci riporti a casa, incolonnati alle tre di notte, urtando la sensibilità di chi, debole di cuore, guarda negli occhi i bovini di un carico di bestiame che a passo di lumaca ti accompagna verso Ferrara. Questa notte abbiamo gli stessi occhi. Ma continuiamo a sorridere, a sorriderci. Siamo appartenenza, appartenenza pura ai nostri colori, ai nostri fratelli, ai nostri ideali. Bicchiere sempre mezzo pieno, versane un altro, l’altra metà è per i tecnici da bar, i moviolisti, i disfattisti cronici. La lega calcio uccide solo d’estate. Fiero. Come una belva in gabbia.