L’INTERVISTA. I primi giorni in bianconero del portiere nato in biancazzurro. I tifosi, la maglia della vecchia signora, la scelta Juventus, il legame con la Spal, gli ex compagni della Berretti. Costa a ruota libera.
Che Marco Costantino, per tutti semplicemente Costa, potesse essere un predestinato del pallone si era già iniziato a intuire l’anno scorso, quando nel passare dalla Spal alla Sampdoria compì un doppio salto di categoria, dalla Prima Divisione alla Serie A. Un anno dopo lo ritroviamo nientemeno che alla Juventus, ad allenarsi con gente come Manninger e Storari. In attesa di un certo Gigi Buffon. La sua voce al telefono arriva dal ritiro di Pinzolo, dove è impegnato nel preparare la nuova stagione della Vecchia Signora.
Marco, questa è la terza volta che ci sentiamo per Lo Spallino nel giro di due anni: ogni volta un passo avanti. I prossimo… è la Nazionale…
“(Risata spontanea) E’ vero, speriamo porti bene anche stavolta”.
E così sei a Pinzolo con i bianconeri. Che effetto fa?
“Eh… è tutto un altro mondo. Sentiamo dire spesso che la Juve è qualcosa di speciale e posso dire che non è luogo comune. Qui si respira davvero un’atmosfera tutta particolare”.
Allenarsi con migliaia di tifosi al seguito deve fare un certo effetto.
“All’inizio la cosa mi ha lasciato a bocca aperta, poi dopo qualche giorno mi sono abituato. Ovviamente è una cosa che molto piacere”.
Anche entrare in uno spogliatoio con gente del calibro di Del Piero e Trezeguet deve essere una discreta esperienza.
“Eh già, devo dire che sono stato accolto benissimo dal gruppo. Tutte ottime persone che infondono grande tranquillità. Avere a fianco Storari, con cui ho giocato a Genova, mi sta aiutando a inserirmi”.
Non osiamo pensare quante richieste di materiale bianconero ti siano state avanzate da amici e conoscenti …
“(Ride) Tante, tantissime, purtroppo non potrò accontentarli tutti!”.
Riavvolgiamo un po’ il nastro: durante i primi giorni di mercato c’è mai stata la possibilità di poterti rivedere con la maglia biancazzurra? Oppure il bianconero era già nel tuo destino?
“All’inizio c’era stato un mezzo discorso col direttore Pozzi per tornare a Ferrara, ma poi non se ne è fatto nulla. Anche perché una volta subentrata la Juventus non ho dovuto pensare molto per scegliere, si trattava di un’occasione che capita raramente in una carriera”.
I tifosi hanno discusso molto del tuo passaggio a Torino: in tanti speravano di vederti difendere la porta dello stadio Mazza. Se l’interesse iniziale manifestato da Pozzi si fosse concretizzato avresti accettato?
“Eh, probabilmente un pensiero lo avrei fatto. Più per un discorso di cuore che di prospettive, perché, con tutto il rispetto per la Spal, dal punto di vista della carriera sarebbe stato un mezzo passo indietro rispetto al livello raggiunto quest’anno. Però sono discorsi che contano poco, ogni società deve fare le proprie valutazioni tecniche in base a tantissimi aspetti”.