Siamo nel 1979. Grazia Campagnoli, una ragazza ferrarese innamorata della montagna e dello sci, decide di stabilirsi a Fiera di Primiero, enclave ferrarese in territorio trentino. Facciamo un salto avanti di quasi dieci anni e atterriamo nel 1988, quando sulla porta di casa della famiglia Cosner, a due passi dal campo sportivo di Mezzano che ha ospitato la Spal in tanti ritiri estivi, viene esposto un fiocco azzurro: è nato Andrea. L’ambiente naturale che lo circonda, il passato da sportivo del padre, ora rappresentante di una nota marca di sci, e un talento innato che non tarda a mostrare, sembrano destinarlo a un futuro ricco di soddisfazioni nello sport alpino per eccellenza.
Torniamo a bordo della nostra personale macchina del tempo e impostiamo la destinazione “inizio del XXI secolo”. Scendiamo dal veicolo spazio-temporale giusto in tempo per assistere al momento in cui le vite di Grazia e Andrea s’incrociano. Lei è diventata una donna, è felicemente sposata con un “indigeno” ed insegna educazione fisica nella scuola media frequentata da Andrea. Ben presto la professoressa Campagnoli si rende conto che quel suo allievo un po’ timido e riservato ha un grande talento per qualsiasi sport pratichi, ma stravede per lui soprattutto perché ha un carattere d’oro, di quelli che sanno farsi voler bene.
Per sapere com’è andata poi fino ai giorni nostri, non c’è niente di meglio che compiere un ultimo viaggio nel tempo e ritrovarsi seduti attorno al tavolo di un noto ristorante ferrarese, in una serata di fine estate, in compagnia di Grazia e Andrea, così ce lo possono raccontare direttamente loro. Cominciamo dalla professoressa.
“Ormai ho passato più di metà della mia vita in Trentino, ma mi sento sempre ferrarese. Anzi, mentre da giovane sognavo di vivere lassù, e mettevo in pratica quel sogno, ora sento sempre più la nostalgia del luogo d’origine. Mio figlio frequenta ingegneria all’università di Ferrara, e io torno spesso durante il weekend per stare con lui e i vecchi amici. Sapevo che Andrea gioca nella Spal, perché è in contatto con mio figlio, ma è stata una grande sorpresa ritrovarmelo di fronte qui a Ferrara”.
Che effetto le ha fatto?
“Sono stata felicissima, perché Andrea per me è sempre stato un ragazzo speciale, di una bontà, una gentilezza e un’umiltà starordinarie. Dal padre, grande sportivo, ha preso la determinazione, e dalla madre la grande dolcezza”.
Ci parli dell’Andrea sportivo, come l’ha conosciuto lei.
“Ha sempre eccelso in tutti gli sport, abbinando resistenza e ottime capacità motorie ad un carattere forte e tenace. E’ stato campione trentino di slalom gigante, ma era bravo anche nel volley, e a basket venivano addirittura a vederlo giocare da fuori. Ti ricordi, Andrea?”
“Sì, ma ero troppo basso per giocare a basket!”, si schermische Andrea, che poi chiede informazioni sugli orari delle partite del Basket Club Ferrara, rimanendo deluso quando si rende conto che difficilmente potrà assistere a una partita al palazzetto dello sport, per via della sovrapposizione con gli impegni della Spal. Andrea rivela di essere un accanito tifoso della Fortitudo, come il portiere spallino Ravaglia e l’ex Bazzani.
Sei un grande appassionato di basket, sei stato campione di sci, perché alla fine hai scelto il calcio?
“Il calcio per me è stato sempre lo sport che mi divertiva di più. Poteva magari capitarmi di non avere voglia di allenarmi a sciare, ma di giocare a calcio mai. Tutti pensavano che avrei continuato con lo sci, ma i miei mi hanno sempre lasciato libero di scegliere. Verso i dieci anni, mio padre mi ha detto che ero grande abbastanza per decidere quello che volevo fare, e io ho scelto il calcio”.