E’ proprio il caso di dire: anno nuovo e vita nuova. Che sensazioni hai nel vederti circondato da così tanti ragazzi molti dei quali al loro primo anno tra i professionisti?
“E’ sicuramente molto stimolante lavorare con i giovani, un po’ perché sei in parte responsabile della loro crescita e un po’ perché portano sempre molto entusiasmo e simpatia nel gruppo. Quest’anno la squadra ne ha veramente tanti, non ricordo di aver mai visto una cosa del genere in carriera e questo rende la stagione una sfida molto interessante, specialmente per me che sono il più vecchio. Siamo noi, esperti del gruppo, che dovremmo essere bravi a gestire bene questa situazione, perché diventi un’occasione di crescita per tutti e possa portare più frutti possibili anche alla squadra.
”Tante le critiche che vi sono piovute addosso dal pubblico negli ultimi mesi. Quest’anno avrete tutti gli occhi puntati addosso e la sensazione è che vi verrà perdonato nulla.
“Gli occhi sono sempre puntati addosso e questo è il primo elemento a cui i giovani dovranno abituarsi e in fretta. Succede nel bene, ma soprattutto quando le cose non vanno nel verso giusto. Lì è il carattere che fa la differenza. Loro dovranno stare attenti a quella che a me piace definire la “regola del calciatore”, ossia sentirsi sempre un po’ spiati e giudicati anche nella propria vita privata. A Ferrara c’è un po’ la tendenza a perdonare molto, forse troppo, quando le cose vanno bene e invece a vederci sempre per locali quando vanno male… Se iniziamo a vincere va bene tutto, se iniziamo a perdere ci vedono dappertutto, nei posti più incredibili e agli orari più insoliti. Non solo a Ferrara, succede ovunque. In ogni caso la tifoseria ha ragione a essere esigente, il calciatore deve mantenere sempre un comportamento adeguato a quella che è la sua professione. Noi siamo sportivi e usiamo il nostro corpo per lavorare e dare il meglio, quindi tenere una condotta che va a compromettere la nostra prestanza fisica è sicuramente poco professionale e ingiusto poi nei confronti dei tifosi che da noi si aspettano il risultato, o quantomeno il massimo dell’impegno. Quindi il mio secondo consiglio ai giovani è quello di comportarsi nella maniera più responsabile possibile. Ma credo che lo sappiano già visto che prima di tutto sono dei bravi ragazzi, e poi vengono dai settori giovanili di squadre importanti, quindi avranno già avuto un piccolo assaggio di professionismo”.
Quest’anno la dirigenza mantiene un profilo basso relativamente agli obbiettivi della stagione, si punta ad una salvezza tranquilla. Cosa ne pensi?
“Io non metterei limiti alla provvidenza. Comunque, a parte gli scherzi, è giusto così. Quest’anno ci sono molti giovani e ci sarà molto lavoro da fare. Ma più che di salvezza o di vincere il campionato credo che l’obbiettivo più importante sia quello di divertirci e soprattutto di divertire, per tornare a fare buon calcio e portare entusiasmo per chi ci segue. Il traguardo più bello che possiamo raggiungere adesso è appassionare di nuovo la tifoseria a questa squadra e riportare la gente allo stadio”.
Il sentimento che si può riscontrare di più adesso è proprio il disamore. Cosa vuoi dire alla tifoseria?
“La Spal è un’icona importantissima per la città di Ferrara, un qualcosa di estremamente radicato e sentito, lo capisco un sentimento di delusione davanti a risultati negativi. La tifoseria deve dare tempo alla squadra, soprattutto adesso che è cambiata molto. La Spal non è fatta dai giocatori che cambiano ogni anno, ma è una società che sta cercando di trovare faticosamente i suoi equilibri per gettare le basi per un futuro importante. Ora inizia un nuovo corso, con qualche conferma ma soprattutto tante giovani incognite, che hanno bisogno di essere accolte e incoraggiate. Quindi ai tifosi direi di credere al progetto che il Presidente ha messo in cantiere e di adottare una visione in prospettiva per i prossimi anni. Mi rendo conto che questo richiede molta pazienza, ma credo anche che possa portare a grandi soddisfazioni”.