di Alessandro e Fabio Tripolitano
Allora, “Piero”, 19 luglio 1969: 41 anni e non dimostrarli. Sei ancora sulla cresta dell’onda a quanto pare…?
“Sì, in effetti è vero. Io, anno per anno, d’accordo con la società, in base a come vanno le cose e a come sto fisicamente decido. Guarda, non mi prefiggo nulla di preciso. Dovevo smettere dopo il primo anno di serie B e invece sono ancora qua perché mi diverto un mondo. Finché mi sento così e con birra in corpo, cercherò di dare il mio contributo al meglio. Prima di tutto non bisogna fare il passo più lungo della gamba e poi vediamo come va quest’anno”.
L’anno scorso la società ha provato a valorizzare Simone Villanova (un giovane del 1984) con la tua collaborazione. Questo progetto l’avevi accettato di buon grado e ti eri fatto da parte accomodandoti in panchina. Ma a un certo punto c’è stato bisogno di te…
“Ero d’accordo con la società di fare crescere i giovani. Simone ha fatto 25 partite l’anno scorso, che infondo sono tante. Poi ha avuto un momento di difficoltà veramente importante, dove la squadra in quel momento aveva bisogno un po’ più di esperienza e di sicurezza così il mister mi aveva chiesto se ero disposto a dare una mano. E da quando sono rientrato abbiamo fatto della grandissime cose, anzi siamo arrivati a un passo dalla serie A. E’ stato un gran momento anche per me. Mi dispiace per Simone, lui l’anno scorso aveva fatto bene, ma nel momento più importante della stagione, gli è andata così. Io ho avuto la mia chance e sono riuscito a sfruttarla al massimo. Quest’anno invece le parti si sono invertite. Sono partito io e lui è la dietro che sta lavorando come un matto, con serietà. Il campionato di serie B è talmente lungo che può succedere di tutto”.
Il campionato appena concluso ti ha visto protagonista assieme ad Antonioli del Cesena, in qualità di vecchietti della serie B. Perché i giovani portieri italiani non emergono più come una volta? Anzi, le società stanno ricorrendo sempre di più a portieri stranieri. In serie A e in B ormai ce ne sono molti e anche in Lega Pro.
“Non c’è più stato il cambio generazionale. Una volta l’Italia era famosa per i tanti portieri forti. Una volta c’era tantissima concorrenza e passati quei quindici anni di grande boom che abbiamo avuto, non c’è più stato il cambio. Questo è accaduto anche perché le società non investono più di tanto sui giovani e perché non li aspettano più come una volta. Vogliono subito i risultati e quando i giovani sbagliano tre o quattro partite, si ricorre ancora, diciamo così tra le virgolette, ai vecchi. Io, Antonioli e via dicendo, se siamo ancora in campo, vuol dire che siamo ancora validi. E io sono contento, sia chiaro, perché mi diverto ancora. Ma è la prova che qualcosa con i giovani si è sbagliato”.
Veniamo al tuo passato spallino. Il benservito ricevuto al termine dell’era Pagliuso che ha coinciso con il Lodo Petrucci e la C2 con un’altra dirigenza. Che cosa accadde?
“A Ferrara e alla Spal ho trascorso otto anni veramente fantastici perché io e la mia famiglia ci siamo trovati bene. Mia figlia è venuta a Ferrara che aveva tre mesi e l’ho portata via che andava in seconda elementare. Te lo dico con tutta la mia sincerità: ci sarei rimasto tanti anni ancora se fosse dipeso solo da me. Sarei potuto rimanere fino alla fine della mia carriera, ma ci sono state delle vicissitudini molto particolari. Ho però avuto tantissime soddisfazioni in campo vincendo il primo anno la C2 e poi una Coppa Italia. Abbiamo fatto dei campionati importanti, spesso al vertice. Devo dire che mi sono trovato meno bene con la società, spesso assente, perché non ho avuto i riscontri che umanamente mi aspettavo. Si va avanti e non è giusto guardare indietro. Non nel calcio almeno”.
Guardando a oggi: Arma è stato da voi; perché non è stato confermato?
“Non saprei. Queste sono cose che dovresti chiedere alla società. E’ stato qui un mese, è stato valutato e i tecnici hanno deciso che non rientrava nei piani della società perché probabilmente non era adatto al nostro tipo di gioco. Devo dare atto che qui si è comportato benissimo, con professionalità. Ma non saprei dire altro”.
Cipriani invece è rimasto a Ferrara perché ha ritenuto la Spal più adatta alle sue aspettative: ha preferito una Lega Pro a una serie B. Cosa ne pensi?
“Queste cose le ho lette sui giornali, non so niente di più. Però lasciami dire che sono convinto che se fosse venuto da noi si sarebbe ritagliato uno spazio più che importante. Per quello che lo conosco, ci avrebbe dato veramente una mano importante in serie B. Lui in Lega Pro farà la differenza, stanne certo. Anch’io, quand’ero alla Spal, ho rifiutato alcune offerte per rimanere li e riesco a capire la scelta che ha fatto Cipriani”.
Fofana: un tuo compagno dai tempi della C1 a Cittadella.
“Sì, ha giocato con me in C1. Era giovanissimo e aveva delle potenzialità elevate. Poi quando maturi, ti ci vuole poco per capire quello che hai un po’ perso quand’eri giovane. Metti su famiglia e metti la testa a posto. Ma le potenzialità le ha sempre avute, è un ragazzo serio e, se sta bene fisicamente, lui può fare veramente la differenza in Lega Pro. Complimenti alla Spal che l’ha preso”.
La Spal di oggi: che te ne pare?
“E’ una buonissima squadra. Conosco bene alcuni giocatori che erano con me. La società ha fatto delle scelte mirate sul mercato e può recitare un ruolo veramente importante quest’anno. L’ho vista in tv contro la Cremonese e mi ha impressionato. Mi è tanto piaciuto anche il mio ex compagno Battaglia. Sicuramente andrà lontano”.
Di Ferrara, cosa prendi e cosa lasci?
“Di Ferrara prendo tutto perché è una città vivibilissima, la gente è fantastica veramente. Lascio invece il mio cuore perché dopo tanti anni e tante partite giocate in biancazzurro il mio cuore è rimasto a Ferrara tra voi”.
Sei stato a Ferrara nella Spal dal 1997 al 2005: hai giocato 263 partite su 272. Poco spazio per i tuoi secondi che si sono succeduti…
“Devo dire che mi hanno mandato a quel paese tante volte in otto anni. Ho cercato di fare sempre al meglio il mio lavoro e penso di esserci sempre riuscito e, chi mi stava dietro, mi ha odiato un attimino, anzi: molto! Starmi dietro per tutte quelle partite non è facile. Purtroppo gioca solo un portiere e mi rendo conto che avere pochissimo spazio non è bello”.
Oggi c’è nella tua ex porta un giovane che ha vinto il campionato di Lega Pro con il Cesena, un certo Ravaglia: puoi dirmi qualcosa?
“Ricordo di averlo visto proprio a Ferrara contro la Spal e non mi dispiaceva, anche se era ancora molto giovane e, in quella partita, lo vedevo un po’ inesperto. Però se è arrivato alla Spal e gioca titolare, vuol dire che è diventato un portiere importante. Ma non lo conosco personalmente”.
Ricordi quando ci si incontrava al Centro sportivo di via Copparo e si faceva qualche tiro anche con il giovane Marco Costantino mentre il buon Tonino Ferroni vi torchiava per bene? Lo sai “Costa” dalla Sampdoria è passato alla Juventus e ora fa il terzo dietro a due mostri quali Storari e Manninger, in attesa del rientro tra i ranghi dell’infortunato Buffon?
“Costantino è cresciuto molto. Ma non solo lui, c’era anche Manfredini che poi andò alla Fiorentina e adesso mi pare che sia alla Reggiana. Il vivaio spallino in quegli anni aveva dei grandi portieri. Costantino sta facendo delle grandi cose se è andato prima alla Sampdoria e poi è riuscito a fare il terzo portiere della Juventus. Questo non è facile e vuol dire che ha delle qualità importanti. Gli auguro tanta, tanta fortuna e gli dico di non mollare mai”.
Cosa dici agli spallini che ti leggono?
“Mi ricordo Ferrara e tutti i tifosi con tanta, tanta nostalgia perché non mi è mai capitato di ritornare a giocare come avversario. Mi piacerebbe un giorno ritornare. Magari l’anno prossimo, se avessi ancora la possibilità di giocare ancora, sperando di vedere sia il Cittadella sia la Spal in serie B e per me sarebbe una cosa fantastica venire sotto la curva e festeggiare insieme. Lo ripeto: ho ancora il cuore lì. Avrei tante cose da dire. Sicuramente ricordo tutti quanti con molta stima e molto affetto. Saluto tutta la curva e tutta la gente che mi ha sempre applaudito”.