FUMATA ANCORA NERA. LA TRATTATIVA CON I ROMANI CHE SEMBRAVA SALTATA E’ INVECE APERTA. DOMANI BUTELLI & C. DEVONO DECIDERE. INTANTO TEODORANI VA ALLA CARRARESE E MELONI AL SAVONA

Tra un’indiscrezione e l’altra, una trattativa che sta per chiudersi e poi salta e via di questa incertezza, cercare di informare su quello che sta succedendo attorno e dentro alla Spal è diventato un esercizio di stile. Il silenzio, infatti, regna sovrano ma alcuni elementi ribadiscono le difficoltà e l’emergenza del momento. Le dimissioni del Consigliere Sergio Gessi comunicate oggi fanno un rumore pazzesco e la dicono lunga sul momento. Gessi, in pratica, non sbatte la porta però si dissocia con garbo ma con decisione dalla strada e dalle strategie che gli altri dirigenti hanno scelto di intraprendere e di portare avanti. Già, ma quali strategie? Non è dato sapere ma come abbiamo scritto ieri sera la sensazione era ed è che la proprietà attuale preferisca il gruppo milanese interessato al Club. Gruppo che però non avrebbe ancora formulato un’offerta scritta (perché?) peraltro da tempo annunciata almeno stando a quanto si sa e si dice. Viceversa il gruppo romano un’offerta l’avrebbe formulata tanto che avrebbe dovuto incontrare oggi stesso a Roma il Presidente Butelli. Incontro poi saltato perché, ma anche qui è giusto scriverlo si tratta soltanto di indiscrezioni, lo stesso Butelli non sembrava convinto delle garanzie economiche annunciate in precedenza. Da qui è cominciata la giornata di oggi. Una giornata particolare, l’ennesima, con il Consigliere Gessi che prima di comunicare le dimissioni alla stampa ha voluto incontrare la squadra e lo staff tecnico per spiegare i motivi di questa scelta. Più di mezzora al chiuso dello spogliatoio nella quale Gessi ha in sostanza detto che non si è rotto alcun rapporto all’interno della dirigenza spallina, ma non ha condiviso la decisione di rinunciare alla trattativa con i romani prima di andare a vedere le carte in quanto non esisteva alternativa che potesse salvare la Spal visto che altre offerte, appunto, non ne ce n’erano e pare non ce ne siano ancora. Poi Gessi ha lasciato il Centro e più tardi è arrivato Pozzi per spiegare alla squadra i motivi di questo tentennamento. “Non ci sentiamo ancora garantiti – avrebbe detto il diggì – dalla cordata della Capitale e aspettiamo a breve notizie da Milano”. Notizie che sarebbero imminenti (entro le 14 di domani pare) ma questo è un ritornello non nuovo ed è proprio questa mancanza di tempo che preoccupa e non poco nel giorno in cui fallisce un club come la Triestina. Ecco, ripetiamo, quello che va evitato perché questo prendere tempo, di fatto, rischia di portare proprio lì.
Stasera, proprio mentre scriviamo, i segnali e le indiscrezioni che arrivano fanno pensare a una nuova apertura ai romani che, tra le altre cose, nel pomeriggio dovrebbero aver comunicato al Sindaco Tagliani che loro ci sono e sono ancora disponibili a chiudere il passaggio di consegne nei tempi e con le cifre già concordate a voce con la proprietà attuale. Per questo ci risulta che i libri contabili della Spal domani saranno proprio a Roma. Segnale importante da questo punto di vista. Staremo a vedere anche perché in questo clima ormai irrespirabile e nella preoccupazione diffusa c’è anche un calciomercato ormai chiuso. Un calciomercato che il gruppo capitanato da Santarelli dice di volere a tutti i costi fare tanto da aver detto in anticipo, già una decina di giorni fa, che qualunque operazione sia in entrata sia in uscita, avrebbe dovuto avere l’avallo della possibile dirigenza subentrante. E torniamo al solito discorso: senza garanzie è impensabile che i pezzi pregiati della squadra biancazzurra non chiedano, o pretendano come è nel loro diritto, di essere ceduti. E se ciò avvenisse senza l’arrivo della tanto attesa offerta dei milanesi a quel punto anche i romani potrebbero ritirarsi o cambiare i termini economici dell’affare. Tutte ipotesi, illazioni, chiamatele come volete.
Restando in tema mercato, anche se parliamo di operazioni minori, oggi la Spal ha liberato Teodorani che va alla Carrarese e Meloni che si accasa al Savona. Pozzi ha infatti incontrato uno per uno i giocatori più appetiti per chiedere l’ultimo giorno di pazienza. In lista di partenza dovrebbero esserci anche Taraschi, Paolino Rossi e un paio di giovani fin qui poco utilizzati. La speranza è che il mercato in uscita si fermi qui ma persino questo, oggi, diventa un argomento secondario. Perché qui c’è in ballo molto di più e, insistiamo, tocca fare presto, molto presto, perché i tempi per chiudere con chiunque diventano ormai insufficienti. Persino i giornalisti, noi in testa ovviamente, scrivendo tutti i giorni che “domani è il giorno decisivo” più che fare il nostro dovere di informare facciamo la figura di chi vive in un altro pianeta. Domani è un altro giorno, mettiamola così, ma è l’ultimo. Se l’idea fosse, e purtroppo non abbiamo certezza in tal senso, di aspettare fino a domani i milanesi e poi, in caso di un nuovo rinvio, di andare dai romani aspettiamo ancora ste benedette ormai dodici ore con la speranza che ci sia la consapevolezza di sapere a che cosa si va incontro. Tanto per essere chiari meglio precisare ancora una volta che questo sito internet non tifa per Tizio e nemmeno per Caio. Tifa per la Spal. Spal che può salvarsi soltanto se arrivano soldi, tanti, entro pochissimo tempo.
E visto che, purtroppo, di calcio giocato si parla sempre meno vogliamo spendere altre due parole sulla squadra, sullo staff tecnico, sui dipendenti e su tutti quelli che nonostante tutto – e non è un tutto qualsiasi – continuano a lavorare con grande professionalità in condizioni proibitive, nemmeno più impossibili. In vista di una partita difficile e da affrontare senza mezza squadra con il morale sottozero che c’è, arrivarci così lascia le stesse speranze di successo che ci sono di vedere la Spal in serie A entro il 2015. A mister Vecchi e ai suoi collaboratori, ali quadri e ai tecnici del settore giovanile, agli impiegati e a tutte le altre figure anche oggi al Centro di via Copparo, oltre che ovviamente ai giocatori della prima squadra, tanto di cappello ma davvero. Lavorare così, e ormai il fatto di non essere nemmeno pagati è addirittura finito nel dimenticatoio, è un vero e proprio miracolo. Adesso, però, ne serve un altro. Più importante e imminente ma meno rimandabile. Anzi, per nulla rimandabile.

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