Che tutto si fosse APPARENTEMENTE sistemato, giovedì, con lo striminzito comunicato di Braiati alla stampa, lo avevamo capito dallo sguardo del Presidente Ranzani e dall’ora e mezza di ritardo con cui era iniziata la consueta seduta pomeridiana.
Che i soldi, poi, non fossero l’unico, ma uno dei tanti problemi di questa società, se ne è avuta conferma definitivamente oggi, nei primi quarantacinque minuti, da quell’uno-due mortifero targato Piacentini-Bandini che hanno regalato contemporaneamente i primi gol in casa dell’anno solare alla truppa di Bonuccelli, sia dalla tribuna in cui è stato relegato, per scelta tecnica, il capocannoniere di questa squadra: Alessandro Marongiu. Alle quindici e diciotto, quando Zingrillo aveva mandato tutti negli spogliatoi a prendere il tè caldo, sul
Sassarini, oggi, ha avuto il solo merito di rischiare il tutto per tutto perché, persa per persa, a un passo dal baratro, lasciare fino alla fine il capitano della sua squadra seduto, con già un ‘nuovo’ caso all’orizzonte da gestire – leggi sopra alla voce Marongiu che è e rimane il calciatore con la media gol fatti/minuti giocati più alta tra i biancazzurri – avrebbe avuto del clamoroso.
Marchini, che in settimana sembrava orientato a dover chiudere anzitempo la sua avventura con la maglia della Spal e non per sua volontà, ha chiamato alla riscossa i suoi con una prestazione farcita di quel talento ancora intonso e di un cuore da capitano vero, alla faccia delle solite chiacchiere fuorvianti, dimostrando, a chi l’ha voluto capire, che non si cela dietro la mancanza di due mensilità o, peggio, di una panchina in più, un malcontento che non è solo suo, ma più in generale di una squadra intera. Giocatori, da questa sera, che con questa prestazione hanno dimostrato di essere inattaccabili sotto tutti i fronti.
Il silenzio dei biancazzurri, tuttavia, a fine partita, non può che essere foriero di enigmi da risolvere a stretto giro di posta, perché stride, in maniera inequivocabile, con questa giornata di festa e non può non passare inosservato. C’entra nulla con le bocche cucite, l’esultanza poco cavalleresca, si dice, di Canalicchio a fine partita, che pare avere innescato l’effetto ‘saloon’ dei film western negli animi dei cinque ultras della Fortis Juventus dopo che lo stesso numero uno estense, pare, abbia offerto in bella mostra le proprie gonadi al pubblico toscano come scalpo ai tre punti, al gol decisivo di Nodari. In Toscana, avvezzi per primi a non prendersi troppo sul serio, questa volta non hanno gradito lo spirito del numero uno astigiano. Tant’è, comunque, ha vinto la Spal, in quel rumoroso silenzio di fine gara di animi composti che trasudavano felicità mentre si dirigevano verso il pullman che li riportava a Ferrara.
E dire che l’inizio di giornata era stato da Longobarda altroché da Spal: sveglia alle sette, partenza alle otto e quindici, arrivo alle dieci e trenta a San Piero in Sieve, davanti al ristorante designato, per la cronaca, ancora chiuso. Un’altra attesa di un’ora, in pullman, tra briscola e trionfi e scoglionamento generale. Ma partire un po’ dopo, no? Ma questo, soprattutto questo, anzi, ne siamo sicuri, è stato l’ingrediente fondamentale e decisivo, per questa straordinaria e rocambolesca vittoria di giornata.
I giocatori, in questa domenica, si sono cuciti addosso una responsabilità importante perché tutto, adesso, dipende esclusivamente da loro: non c’è tattica che tenga, non c’è fine psicologia che possa unirli o disunirli, né colloquio singolo che possa farli desistere dall’essere, prima di tutto, una squadra. Capace di ribaltare un primo tempo da Terza categoria con un secondo d’alta scuola. Regalando ai presenti un messaggio importante. Dai cocci di una settimana rovente è nato un gruppo ancora più forte, dove il collante d’eccezione è e deve continuare a essere rappresentato dal loro unico e tutore d’eccezione, ovvero quello che fino a qualche ora fa era ancora il Presidente dei biancazzurri, Roberto Ranzani.
Voleva andarsene, Ranzani e i suoi ragazzi lo sapevano, oggi, quando sono scesi in campo. E non sapevano ancora, al momento del fischio d’inizio, che strada avesse deciso di intraprendere il loro unico punto di riferimento societario. Non lo sanno ancora. Non lo sa nessuno. Lo sa solo lui. Che ancora pensa e medita. Di lasciare. Per sempre.
Ranzani avrebbe voluto andarsene, sì, è un dato di fatto anche questo. E lo vorrebbe ancora. Sul piatto della bilancia la dignità e l’orgoglio di un uomo offeso e profondamente ferito da una parte, l’affetto incondizionato dei suoi ragazzi dall’altra insieme alla prospettiva di un campionato ancora da vincere. Non una responsabilità da poco, la sua.
Dopo l’essere stato escluso dal colloquio con i suoi ragazzi, giovedì, aveva già preso la decisione di infilare, una volta per sempre, quella porta che lo avrebbe portato via, a malincuore, da quel progetto in cui tanto ha investito, in termini di passione e volontà, di spirito. Dimissioni rientrate o solo rimandate? Si vedrà. Ma i suoi ragazzi lo hanno letteralmente implorato a non andarsene e con questi tre punti gli hanno dimostrato concretamente, ancora una volta, di esserci tutti, di crederci. Solo per lui.
Certo che il destino, a volte, è proprio strano: a chi tocca segnare il gol della vittoria? Ad Alex Nodari, abbracciato proprio ieri, al centro del campo dopo l’allenamento, dallo stesso Ranzani con parole intrise di un affetto vero, che non lasciavano spazio ad altre interpretazioni: “Non ci lasciare, anche tu non puoi farlo”. Il centrale trentunenne, tra i migliori del campionato, un altro ‘scioperante’, uno di quei ribelli finito anzitempo sulla lista degli epurati a cui, sempre in settimana, era stata fatta vedere la porta da cui uscire; un uomo a cui la vita ha più dato che tolto dolori neppure lontanamente paragonabili a una risoluzione anticipata di un contratto, ha risposto usando la testa, in tutti i sensi è il caso di dire, regalando una vittoria insperata ma, a questo punto, decisiva per la riapertura dei giochi.
E cosa dire di Cubillos, l’ultimo dei ‘cattivi’ individuati? Il gol, prima di tutti, tra l’altro, l’aveva fatto anche lui. Peccato per quel fallo in attacco fischiato a Rocchi, apparso ai più sospetto. Ma anche ‘Cubo’, quel toscanaccio dalle chiare tinte colombiane, c’è e respira il biancazzurro come gli altri suoi compagni. E che dire dello stesso Rocchi? A un passo dal tornare a casa come l’ultimo dei falliti, con l’etichetta di bomber dalle polveri bagnate che segna meno di un difensore e non la mette manco ‘co le mani’, eccolo, nel giorno più difficile, tornare a quel maledetto gol, dopo una settimana nervosa, insonne, schizofrenica.
Da oggi, però, sia chiaro: nulla sarà più come prima. Nel bene, come tutti ci auguriamo, o – sono leciti tutti gli scongiuri del caso ovviamente – nel male. Come andrà a finire lo sapremo presto anche se molto, per non dire tutto, dipenderà da cosa deciderà di fare Roberto Ranzani nelle prossime ore.
Martedì, intanto,
Forse.